Rientrare in sé

L’estate porta con sé una certa dispersione: secondo la sapienza antica l’autunno con le sue forze centripete entra il 20 agosto e, se osservate attentamente il vostro interiore, noterete come in questo periodo si stia già strutturando una certa disposizione all’introversione, un certo riallinearsi, un divenire più attenti alla propria intimità.

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Una vita normale

Accade nelle nostre vite quello che accade in ogni vita: piccoli eventi che si susseguono e  compongono un puzzle ordinario e feriale, niente di speciale, niente di straordinario, tutto veramente ordinario.
Perché non moriamo di noia e di frustrazione?
Perché non cerchiamo più il senso di ciò che accade e ci attraversa, ci impatta, ci abbandona.

Il nutrimento della mente

La mente, com’è naturale, si nutre di concetti, di emozioni, di sensazioni.
Siamo sempre dietro a nutrirla, in vari modi personali.
C’è un altro modo?
Smettere di nutrirla, smettere di concepirsi come coloro che debbono esserci e le cui vite debbono avere un senso.
Emergerà allora semplicemente la realtà, incomparabilmente più vasta e più significante di ogni ricerca.

Questo slanciarsi

Questo slanciarsi sempre verso qualcosa, questa tensione sottile che induce a cercare, a protendersi.
E questo stare qui, senza orizzonte, senza tempo, senza interesse.
Dentro l’apparente annichilimento, tutta la vita.

Osservandoci

E’ possibile osservare le peggiori cose che l’umano compie rimanendo neutrali?
(intendendo per neutralità non la passività ma il non giudizio)
Credo che l’allenamento all’osservazione di sé aiuti..
Alla radice della neutralità stanno due fattori: la comprensione e la compassione.

Non per me

Un certo sentire si è consolidato nel tempo: quando pian piano compariva mi sembrava che tutta la realtà si trasformasse; oggi, dopo un lungo periodo di assestamento, mi sembra che si sia stabilizzato e tutto il circo delle novità è scomparso.
Oggi c’è la realtà senza aggiunte e senza condizionamento rilevante; semplicemente accade la vita e a me non interessa quello che provo, né quello che mi attraversa, né quello che mi accade: non ho interesse particolare per me.
Osservo che lo scopo più evidente di questa esistenza che sto vivendo – non l’unico, immagino – è di mettere a disposizione ciò che si esprime attraverso il mio limite, senza pretesa che sia importante.
Osservo che il rilevante non è il provare, l’esperire, il vivere una libertà: il rilevante mi sembra che sia il gesto del metterlo a disposizione, gesto che non compio io ma, direi, compie la vita.