I limiti della percezione affettiva ed emozionale

A., commentando il post L’uomo di oggi, ieri è stato animale, vegetale, minerale, dice:
“Chiaro, ma le evoluzioni continue a tutti I livelli dove arriveranno? Qual è lo scopo ultimo e si arriverà mai ad un traguardo? Come N. anche io faccio difficoltà con questi concetti.”
Passando i commenti per la mia moderazione, ho deciso di non pubblicarlo ma di discuterlo qui: il tema è proprio uno di quelli basici e A. dovrebbe conoscerlo; considerando che è arrivata da poco, può darsi che abbia perso alcuni passaggi fondamentali, che non abbia letto e meditato alcuni post che di questo parlavano, miei o del CI.

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Il cammino dalla protesta e dalla ribellione, alla compassione

Una sorella nel cammino scrive: E poi ti sale una rabbia spaventosa, inutile, nociva, gli altri da noi non vogliono rabbia, vogliono sorrisi e assertività.
E sale il mostro, un mostro rosso che rivendica diritti, peraltro tutti giusti.
Ma perché non taci? Fai buon viso a cattivo gioco. Ti conviene. E invece no, lui esce come una vampata di un drago, un lanciafiamme. Rivendica giustizia, denuncia, dice.
Perché non taci? Guarda, osserva la miseria dell’uomo e non ti curare.

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L’ecologia della mente e la compassione per sé

Prendo lo spunto da questo tweet di Enzo BianchiAmico, vigila sui tuoi pensieri perché i pensieri diventano parole, vigila sulle tue parole perché le parole diventano azioni, vigila sulle tue azioni perché le tue azioni diventano il tuo comportamento il tuo stile, la tua persona.
Ho diverse cose da aggiungere, innanzitutto: le tue intenzioni divengono la tua persona.
È dalle tue intenzioni che sorge il tuo pensiero e la tua azione, e le intenzioni sono figlie del compreso e del non compreso.
Siccome il compito di una vita non è quello di mostrare il compreso, ma quello di lavorare il non compreso, ecco allora che le nostre intenzioni saranno sempre spurie, condizionate da un limite di comprensione.

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Senza identificazione, agire e fare nella presenza

Dice Roberta G. commentando il post La vita e la via della conoscenza oltre l’interesse e il non-interesse: “La scorsa estate ho vissuto un periodo di accettazione serena di ciò che c’era: nella fiducia, le mie ansie/insoddisfazioni erano assenti. Adesso mi sento poco incline ad osservare/tacere/risiedere in me stessa e l’ansia di vivere “di più” è tornata. Ho deciso di assecondarla per un po’ e vedere dove mi porta: devo ammettere che ne sento già la stanchezza, vorrei vivere con maggiore pace, ma cercherò di andare avanti nel mio progetto.

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Ascoltare con l’insieme unitario dell’essere

Generalmente non ascoltiamo; quando lo facciamo, il nostro è, molto spesso, un ascolto cognitivo.
Esiste un altro modo, molto diverso, di ascoltare: con l’apparato sensoriale, con quello emozionale, con la disposizione affettiva, con il pensiero, con il sentire.
È cioè possibile ascoltare con l’insieme dell’essere, sintonizzandolo come fosse un ricevitore radio, cogliendo l’intera banda delle frequenze che giungono e lasciandole risuonare in sé.

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L’indagine che conduce alla radice del reale e la gratuità

Quando, nel 1993, mi sono ritirato dal lavoro e ho iniziato questa esperienza nell’Eremo dal silenzio, provenivo da una solida formazione zen e quella mi sarebbe potuta bastare. Ma non è nella mia natura smettere di indagare la radice delle cose.
Avvertivo, allora, la necessità di comprendere come pregassero i cristiani, come vivessero la loro vita interiore: per me che venivo dal profondo silenzio dello zazen, il fiume di parole e di canti dei cristiani mi frastornava e mi interpellava.

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Consapevolezza di sé, ascolto profondo, uso della volontà di cambiamento

Per cambiare bisogna sempre tendere al gradino superiore del proprio sentire, e per raggiungere questo gradino occorrono piccole violenze al proprio sentire.
Riporto questa frase del Cerchio Ifior perché ben risponde all’argomento sostenuto da molti che affermano di non poter cambiare perché quello è il loro sentire.
Persone che hanno comportamenti e intenzioni ritenute da altri discutibili, che in sé soffrono un disagio esistenziale della cui natura non sanno chiaramente capacitarsi, che si vedono e avvertono anche che potrebbero cambiare sebbene senza sapere chiara la direzione, e che infine si siedono sull’affermazione che quello permette loro il sentire che hanno conseguito, e dunque lì stanno.

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Lo sguardo egocentrico e il processo per superarlo

Egocentrismo In psicanalisi, atteggiamento di chi tende a porre sé stesso al centro di ogni evento, per cui la propria percezione delle cose e i propri giudizi assumono un valore pressoché assoluto, rendendo difficile l’accettazione del punto di vista degli altri e quindi la comunicazione sociale. Fonte: Enciclopedia Treccani on line

Lo sguardo egocentrico ammorba anche le persone delle via interiore che, spesso, nel loro procedere in una certa solitudine ed introversione, coltivano anche quella disposizione non certo facilitante il cammino.

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