C’è una gioia unica nello scomparire,
nel divenire irrilevanti.
Contemplazione
La nostra esperienza della vita, di noi, dell’altro. Sguardi senza osservatore.
La mistica del silenzio
Non c’è cammino spirituale che non si misuri con una certa mistica del silenzio.
Abbandonare ogni avversione
Sorgono naturali nella mente e nell’emozione moti di adesione e di avversione: come sorgono li lasciamo andare.
Più in profondità dell’emozione e del pensiero
Se mi fermo a osservare e ad ascoltare, vedo il fiume ininterrotto di pensieri, di emozioni e sensazioni. Se li lascio scorrere senza trattenerli, affiora la percezione di uno strato più profondo, silenzioso e vasto.
La sfida del Ciò-che-È e i cinque strumenti
Che la mente/identità generi una realtà illusoria è dato acquisito.
Che il sentire operi allo steso modo, è oggetto di discussione.
Un grande spazio vuoto
Da molto tempo la mente è vuota, non tanto di pensiero, quanto di adesione al suo contenuto.
C’è questo grande equivoco che vorrebbe la mente vuota tout court, quasi un azzerare le funzioni del corpo mentale.
Imparare a vivere il Ciò-che-È
Dedicheremo la seconda parte di quest’anno alla pratica del Ciò-che-È.
È accessibile a noi questa esperienza? Quali sono gli ostacoli e da cosa sono determinati, nel quotidiano?
Riflessioni sulla vita contemplativa [3]
Questo spazio viene aggiornato in continuazione con materiali inediti e d’archivio.
Nel mese di agosto, in questi posti, la popolazione aumenta. La settimana di Ferragosto in particolare, c’è un gran movimento di macchine, di persone, assembramenti al fiume, assembramenti nei supermercati. Il fermento dell’estate che volge al termine.
Mi dico: è quel che è.
Tuttavia, abituata alla solitudine di questi luoghi, tale brusio mi stanca e comincio ad anelare alla fine di questo delirio.
Eppure so che non c’è alcun delirio. E anche questo è un fatto: il modo in cui percepisco le cose. Quello che accade è un fatto, e il modo in cui percepisco ciò che accade un altro fatto.
Non è più possibile aderire al proprio modo di percepire le cose.
Questo un po’ mi lascia disorientata, come se mi mancasse la terra sotto i piedi.
Forse si tratta solo di abituarsi a vivere, librandosi sulle cose, sospesi nella propria solitudine.
Roberta I., 14.8.20
La pioggia ha un profumo?
E questo profumo, se c’è,
è desiderato, immaginato, o sentito?
Sentire che ogni Essere ha la propria nota, un’essenza.
Autentica.
E vivere in questa semplicità.
Ogni gesto un cesello quotidiano, minuzioso,
oltre il semplice e il complicato.
Il tempo dilatato e più lento dell’estate,
è per me un dono per affinare il gesto che sorge dal sentire.
Elena, 10.8.20