La Realtà che accade in questo istante, non diviene, È.
Se unisco le Realtà dei vari istanti creo il divenire, la sua interpretazione, il suo limite: ma se non le unisco?
Se un istante è solo un istante, un fatto solo un fatto?
Come può un fatto essere solo un fatto?
Non etichettandolo, non parametrandolo: non aggiungendovi mente, ovvero quella prevalenza che rende quel fatto un certo fatto.
Contemplazione
La nostra esperienza della vita, di noi, dell’altro. Sguardi senza osservatore.
Tu, che mi hai condotto a Lui che mi chiama da sempre
Ero un ragazzo coperto dal dolore e il pensiero di Te, l’esempio Tuo, il richiamo inconfondibile e incontenibile della Tua dimensione di sentire mi hanno guidato e conferito fiducia.
Ti ho cercato lungo le strade di una vita intera cercando di liberarmi dei rovi che i tuoi discepoli hanno messo attorno a Te e lungo il cammino che conduce a te.
Non ho mai guardato a loro che pure si riempiono la bocca di Te: il loro invocarti e nominarti mi è sembrato troppe volte blasfemo, anche se non sempre.
Ho visto vite di tuoi discepoli di fronte alle quali mi inchino fino a terra.
La reale natura contemplativa degli intensivi che forse vi sfugge
Le persone che frequentano gli intensivi, soprattutto se non sono assidue, corrono il rischio di non comprendere e non assaporare la reale natura contemplativa di essi.
Queste persone, ma non solo esse, incorrono in un errore di fondo: considerare il momento delle sessioni come il centro di ogni giornata.
È un errore grave: le sessioni sono un momento tra i tanti, sicuramente tra tutti, secondo il mio personale punto di vista, quello meno contemplativo.
D’altra parte, non è quella la loro funzione: una sessione, dopo i canti iniziali dei quali parlerò in seguito, è essenzialmente un momento formativo, il tempo in cui la persona lavora degli aspetti di sé per conoscerli, trasformarli e infine abbandonarli.
Il Maestro, la sua relazione con l’Assoluto, la compassione
Con il termine Maestro mi riferisco a quella figura storica, Gesù di Nazareth, attraverso la quale ha preso forma un insegnamento e una prassi di vita originati dall’ampiezza del sentire conseguito dalla coscienza che l’ha generato.
Con il termine Assoluto mi riferisco a quel Padre con cui Gesù si sentiva unito.
La compassione di cui parlo, è la pratica d’amore che da quella unione con l’Assoluto deriva.
L’assenza di frattura interiore e l’esperienza unitaria
C’è una condizione interiore, prima che prenda forma l’esperienza dell’unità, in cui si configura chiaramente la consapevolezza che non c’è frattura: l’essere tuo non è diviso, non conosce la separazione e la frantumazione che si produce tra l’intenzione e il manifestato.
Questo è possibile perché non c’è desiderio, né bisogno, né ricerca di appagamento.
Da questo silenzio di sé germoglia l’esperienza unitaria.
Dunque non c’è frattura perché non c’è definizione di sé: come questa s’affaccia, ogni unità scompare.
Contemplare l’accadere come Ciò-che-è (La disposizione interiore unitaria 7)
7- Salire sul monte, contemplare l’accadere come Ciò-che-è
Il gesto del salire sul monte corrisponde ad un tirarsi fuori da un groviglio, dal rumore di sé, dall’eccesso di sé che, forse, oramai possono essere lasciati alle spalle: salendo il sentiero del sentire, lo sguardo della comprensione si amplia, il respiro del vivere è più pieno. Ciò che affollava la mente e lo sguardo, ora, passo dopo passo si allontana e possiamo risiedere in uno stato a noi più naturale.
L’illusione, la centralità e la dimenticanza di sé
Un’amica mi ha chiesto qualche settimana fa di parlare dell’illusione: ho appuntato allora delle idee e poi ho aspettato per trattare il tema, volevo che parlasse anche ad altre persone allora disorientate da alcuni eventi, oggi forse più orientate.
L’illusione nasce nell’eccesso di centralità di sé
La centralità di sé è centralità del proprio punto di vista, della propria interpretazione, del proprio bisogno.