La vita monastica nel medioevo16: la malattia

Un monaco non ha eccessiva cura di sé, né si lamenta mai: «i tuoi mali restino tra Dio e te». Se un fratello voleva prendere una medicina in assenza del padre abate, «medico delle anime» (c. 27,4 e 20,8-18), egli doveva ottenere previamente il permesso (venia) del capitolo e chiedere di pregare per lui.

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La vita monastica nel medioevo15: le ‘liturgie’ della tavola

L’uomo del Medioevo ignora l’intimità. Egli non ha alcuna possibilità d’isolarsi. Tutti entrano nell’intimità dell’altro. In principio i monaci non dovevano soffrire di questo stato di cose. Ma, bisogna ricordarlo, essi vivono costantemente in una comunità piccola e stabile e sono in permanenza sottomessi ai duri doveri dell’osservanza e della disciplina claustrale.

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La vita monastica nel medioevo 14: le bevande

II vino è necessario alla celebrazione della messa: i monaci piantarono dunque le viti dovunque poterono sperare che i grappoli d’uva sarebbero maturati. Io ho già raccontato nella Vie quotidienne des religieux du Xe au XVe siecle (Hachette, 1978) di quanti meravigliosi vigneti noi siamo loro debitori.

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La vita monastica nel medioevo13: il pasto

II monaco è un uomo che ama la vita. La nevrosi e le disperazioni romantiche non hanno posto nelle abbazie. Similmente egli ama la buona tavola altrimenti non si spiegano le minacciose proibizioni dei consuetudinari (e le infrazioni).

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