La conoscenza di sé, la contemplazione, la fiducia

Il nostro cammino appoggia sulla conoscenza di sé, ma non si esaurisce in essa.
Non basta leggere la propria vita in un’ottica esistenziale.
Non basta nemmeno cambiare lo sguardo sulla realtà e l’interpretazione di essa: tutto questo è propedeutico e prepara la disposizione contemplativa che può sorgere nella persona, insediarsi nel suo intimo e plasmarne le profondità dischiudendogli la comprensione di una vita radicalmente altra.
Se la conoscenza di sé non genera l’esperienza contemplativa, allora non parliamo di questo cammino, ma di altro.

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Il ritmo di una giornata in un monastero trappista

Suona la sveglia: siamo nel cuor della notte, le 2.40; ci si veste in fretta e percorrendo il chiostro semibuio ci si avvia subito alla chiesa. Dalle vetrate si scorge, sul giardino del chiostro, lo stellato chiaro, o il lume della luna che inargenta il tronco della betulla e fa scintillare il vialetto di pietra. Ma la vista più bella è data dai pleniluni sul mare, che si possono scorgere dalle finestre subito dopo il dormitorio: una luna enorme sul mare a specchio, che va dall’argento all’oro, sino ad assumere una sfumatura quasi rosa quando c’è una leggera foschia. Non c’è tempo di fermarsi, ma è come una boccata di bellezza che riempie i polmoni dello spirito, prima di immergersi nella preghiera.

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“Benedetti coloro che hanno conosciuto la propria irrilevanza”

Beati gli umili: di essi è il regno dei cieli. Matteo 5,3. Traduzione Giuseppe Barbaglio. I vangeli, Cittadella Editrice.
Beati i poveri davanti a Dio, perché di essi è il regno dei cieli. Matteo 5,3. Traduzione di Secondo Migliasso. I vangeli, Oscar Mondadori.
Felici i poveri secondo lo spirito perché di loro è il regno dei cieli. Matteo 5,3. Traduzione letterale di Armando Vianello. Azzurra 7 Editrice.
Felici i poveri perché vostro è il regno di Dio. Luca 6,20. Traduzione letterale di Armando Vianello.

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Tutto perde importanza

Da dove deriva l’importanza che diamo ai fatti, agli stati, ai processi?
Da due fattori almeno:
– dalla spinta della coscienza ad imparare;
– dall’identità che ne trae sostanza d’esistere.
Viene una stagione in cui entrambe queste spinte si attenuano fino a scomparire.
Nella persona si afferma uno stato fondato sul non agire, sullo stare: uno stato contemplativo.

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Atteggiamento meditativo, disposizione contemplativa, azione

– Atteggiamento meditativo: la disconnessione da ogni identificazione attraverso il ritorno a zero attuato con un impulso volitivo.
– Disposizione contemplativa: la risultante di una vasto complesso di comprensioni unite al frutto della disconnessione e del superamento organico dell’identificazione; non comporta impegno volitivo. La disposizione contemplativa attraversa l’essere vuoto di soggetto.
– Azione: l’attitudine al fare, all’operare, al controllare e al modificare la realtà.

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Contemplazione e noia

Conosce la noia il contemplativo? Non Credo.
L’esperienza della noia viene generata dall’identità e siccome l’identità non è un corpo ma una interpretazione di sé, se quell’interpretazione è stata vista e sviscerata, conosciuta e disidentificata, i suoi frutti non crescono più, o crescono marginalmente, sull’albero delle esperienze.
La persona della via spirituale conosce il racconto su di sé e sulla vita che narra la sua identità; l’esperienza che gli deriva dalla lunga frequentazione l’ha portata a non credere, a non aderire a quel racconto: se la persona non ha più come campo base il narrato identitario, dove mette i picchetti della sua tenda?
Nel sentire di coscienza e da quella postazione osserva l’ampio panorama sottostante.

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L’operaio della via interiore conosce il lavoro quotidiano

Quando l’operaio della via si alza il mattino, non ha bisogno che qualcuno gli ricordi l’opera che l’attende: sa che le ore che ha davanti gli presenteranno ciò di cui abbisogna per conoscere, divenire consapevole, comprendere.
E sa che tutto il necessario a lui verrà portato dalla presenza dell’altro: la persona con cui vive, i figli, i colleghi di lavoro, i genitori, gli amici.
L’operaio della via, quando si alza, non pensa già alla sera, quando il suo turno sarà finito e potrà riposarsi; non pensa a domani, non vede domani nel suo orizzonte perché sa, ha compreso, che tutta la realtà è rappresentazione e le basi della rappresentazione di domani si gettano nella presenza di oggi.

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L’ecologia della mente nella via spirituale

Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Genesi 3, 9-10
Il “dove sei” non è certo rivolto alla collocazione fisica, la domanda investiga dove l’uomo ha appoggiato la propria attenzione, la consapevolezza e la relazione che intrattiene con sé e il proprio interiore.
“Ho paura e sono nudo”: nudo davanti ai miei limiti, bisogni, desideri, giudizi, aspettative; pieno di paura perché privo di strumenti per governarli e temo di esserne travolto.

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I passi dell’unificazione

La funzione di un cammino come il Sentiero è quella di accompagnare incontro a sé: dal processo di conoscenza-consapevolezza-comprensione scaturisce poi l’esperienza dell’unificazione.
Ogni persona incontra il cammino, la via adatta a sé: la coscienza la conduce là dove è bene per essa.
Nel Sentiero non ci occupiamo dei primi passi, normalmente giungono persone che hanno già nel sentire i codici di base della via interiore.
Se una persona non ha le basi della via, se le procura là dove le è possibile e necessario. Per parte nostra offriamo un percorso introduttivo Le basi della conoscenza e della consapevolezza.

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