Non sai

Quale ritmo
modula
il tuo respiro?
Non sai
del respiro
che viene.

Da soli

Un tempo dedicavo
ogni momento libero alla lettura.
Adesso guardo i libri
coperti di polvere
e solo raramente compio
il gesto di aprirne uno.
Non cerco più contenuti,
né stimoli, né conferme.
Mi sembra di comprendere che,
ad un certo punto, si va
completamente da soli,
senza appigli.

Giorni su giorni

Prima di dormire
osservo i libri
appoggiati sul pavimento
muti da tempo.

Meditazione, contemplazione e vita

Meditazione, contemplazione e vita
hanno prodotto un deserto.
Ogni aspetto che ti collegava alla vita
è scomparso: non è venuta meno la vita
ma quel senso di te, di esserci,
di avere un significato,
ed è rimasta solo la vita
come accadere privo di connotazione.
Se non c’è più il viandante
non dovrebbe più nemmeno esserci la via,
ma hai dei dubbi su questo.
Che cos’è la via?
Quell’essere trasformati nel sentire di coscienza.
Non sei mai appartenuto a niente:
per te la via non è mai stata sequela,
condivisione od altro; è sempre stata
quel movimento interiore e niente altro.
Oggi che puoi parlare di te solo usando
le immagini del deserto, stai lì, seduto
sulla sabbia, non hai niente da dire
ma avverti ancora quel movimento
estremamente sottile in te,
quei passaggi infinitesimali
nel corpo del tuo sentire.
Se osservi il laghetto sotto casa
con le canne, le gallinelle con i piccoli,
le libellule, le rane e il loro canto serale,
hai l’immagine di un organismo
che va componendosi in un equilibrio
ed in un’armonia autentici.
E’ metafora di te, ma cos’è quell’armonia?
Essere, semplicemente essere.
Esistere senza connotazione
nella lucida consapevolezza
che l’esistere è sempre nuovo,
mai uguale a se stesso,
ogni giorno più vasto.

Meditazione sull’attenderti

Ti aspettavo.
Ero un bambino schivo
e fuggivo nei campi quando
veniva qualcuno in casa.
Lunghe giornate nella solitudine,
nell’ombra, pronto a nascondermi.
Ti aspettavo e non lo sapevo.
Sono venuti poi gli anni
dell’allenamento più intenso;
oggi mi fa tenerezza guardare
a quel ragazzo e a quella lotta
così dura con la mente.
Ti aspettavo
e cominciavo a vedere che cosa
mi separava da te.
Ricordo un campo di raccolta stracci
e la mente che cominciava ad ordinarsi.
Ti aspettavo
e la vita bussava.
Anni e anni con lo sguardo,
rivolto verso il fuori
a discutere di una possibilità nuova.
Ti aspettavo
ma non sapevo da dove saresti venuta.
Poi lo sguardo ha cominciato
a farsi interiore,
a tentoni ti ho cercato.
Ti aspettavo,
non eri lontana.
Ho incontrato lo zen
e mia figlia quasi insieme,
ho riconosciuto il tuo bussare,
ero a casa mia.
Da allora lo sguardo si è fatto
ogni giorno più chiaro
e, da allora, ho iniziato a perdere,
consapevolmente, pezzi di me.
Ho perso, forse sono un po’ distratto,
tutto quello che avevo incontrato,
ma non ho più tolto lo sguardo da te.
Man mano che le esperienze passavano,
non ti aspettavo più, eri li,
potevo cominciare a detendermi.
Avevo vissuto in una tensione continua
verso un qualcosa, un senso,
ed ora quel senso cominciava a prendere forma.
Ti ho incontrata in tutti i miei giorni,
in tutte le mie notti,
in tutti coloro che sono arrivati qui
con una domanda.
Ti incontro ad ogni respiro,
ad ogni movimento dell’aria,
in ogni ombra,
in ogni fruscio tra l’erba.
Non ho più quell’ansia
che mi rodeva,
non ho bagaglio,
non ho direzione,
sono qui e tu sei qui
e io non so proprio chi sono,
ma so abbastanza bene
chi sei tu.

Dedicato a tutti coloro che ti aspettano
perché possano perseverare.

Puoi?

Nelle tue mani
puoi raccogliere
questa inconsistenza?

Sfumature di sentire

Un continuo essere braccati.
Non appena qualcosa è consolidato
ti viene sottratto:
qualcosa prende forma,
diventa chiaro,
viene assorbito e strutturato
e poi scompare dalla scena.
La nuova scena contiene in sé,
manifesta, tutta la comprensione
raggiunta ma, quando si presenta,
è come se tu dovessi ricominciare
e il consolidato, il compreso, non bastano;
altro ancora ti viene chiesto,
più sottile, più impalpabile,
sfumature impercettibili.
Che cosa chiede la vita ora?
Non lo sai, ma quello che sei stato
non conta più, adesso c’è una nuova sfumatura,
un nuovo particolare,
ancora altro da perdere,
ancora altro che viene sottratto.
Non conosci la direzione ma sai
che toglierà ancora, incurante.