Leggere i suoi haiku è un ritornare incessante ad un adesso fatto di semplicità ed essenzialità. I suoi libri.
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dove la mente vede il deserto, l'esperienza contemplativa svela il seme della vita
La nostra esperienza della vita, di noi, dell’altro. Sguardi senza osservatore.
Leggere i suoi haiku è un ritornare incessante ad un adesso fatto di semplicità ed essenzialità. I suoi libri.
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La notte s’apre pian piano al giorno,
nella legnaia appena si intravede la ramaglia
per accendere la stufa.
Il giorno sorprende questi due piccoli esseri
che silenziosi e lenti brigano
attorno alle loro occupazioni, senza affanno.
Vedo la vita che compone e scompone e ricompone la realtà in ogni suo aspetto.
Come le cellule per riprodursi si dividono, così mi sembra che la vita faccia con gli uomini: nelle famiglie, nel lavoro, nelle amicizie, nelle comunità, nelle società: produce l’incontro, la relazione e poi la separazione e quindi l’aggregazione con altri protagonisti e su basi differenti.
Ti alzi che il mondo dorme. Nel buio la realtà è immobile: ogni gesto, ogni passo risuona. Seduto sulla seggiola la consapevolezza di essere ti conduce non a separarti, ma a perdere il confine: tra te e l’ambiente c’è una continuità, è improprio parlare di te e ciò che ti circonda, c’è un essere diffuso che non marca limite.
Nella mente non c’è contenuto: vuota risuona nel silenzio dell’alba che ancora non viene. Cos’è l’umano senza mente? Uno strumento musicale.
L’esperienza di quello spazio sempre prepara il tuo avvento.
Sei uno stato dell’essere: prima ti mostri come spazio e silenzio, poi come pienezza e commozione.
Poi ancora silenzio. Un ritmo senza fine.
Oltre tutto ciò che sembra l’esistente, l’essere della realtà che non ha bisogno di parole, canta se stesso.
La pioggia che cade sul vetro dell’abbaino lo trasforma in strumento musicale: nel vuoto della mente le gocce risuonano come risa nella notte.