La porta dell’unificazione consapevole

Mi scrive un amico in merito al senso di lacerazione che a volte lo assale. Qualunque ne sia la causa, che può essere interna alla sfera identitaria, o può generarsi dal conflitto tra identità e coscienza o, verosimilmente, può essere relativa ad entrambe le sfere, la via per superare quella lacerazione è una:
– comprendere le non comprensioni che la generano, e queste sono sempre relative alla sfera del sentire di coscienza e riverberano nei comportamenti e negli atteggiamenti interiori che l’identità sviluppa;
– essere pienamente consapevoli che la riunificazione avviene nel lasciarsi attraversare dal fatto presente.

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Il vivere conduce all’unità

Dice Leonardo nel suo commento al Lunedì nel Sentiero: Non l’annullamento dell’io, la sua cancellazione: il suo venire meno significherebbe il venire meno del limite, ciò con cui continuamente siamo chiamati a conciliarci, in quanto porta dell’Assoluto. Piuttosto comprendere la vera natura e funzione del soggetto (del Divenire) nella sua danza con l’Essere.
Nel Sentiero non c’è la lotta, comune a tanti cammini spirituali, all’ego, all’io, all’identità: anzi, noi diciamo che una sana visione, interpretazione, manifestazione di sé è una condizione dalla quale non si può prescindere.

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“Guidati dallo Spirito”

Prendo lo spunto da questo articolo di Eugenio Scalfari apparso oggi su La Repubblica. Scalfari fa riferimento alle parole di Papa Francesco: “Lo Spirito Santo è quello che muove la Chiesa, è quello che lavora nella Chiesa, nei nostri cuori; è quello che fa di ogni cristiano una persona diversa dall’altra ma da tutti insieme fa l’unità. Dunque lo Spirito Santo è quello che porta avanti, spalanca le porte e ti invia a dare testimonianza di Gesù”.
Nella mia ignoranza, non so se i cristiani ritengano che anche noi non cristiani beneficiamo della guida dello Spirito Santo, o se è una loro prerogativa.
Provo ad immaginare che essi possano affermare che lo Spirito opera in tutti coloro che alla sua influenza si aprono.

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La casa vuota

Siamo così abituati a pensare che l’incontro con una persona sia l’incontro con qualcuno che, credo, ci sia solo parzialmente accessibile la nozione di “casa vuota”.
Cosa intendo con questa espressione? L’assenza di quel qualcuno. Come è possibile che ci sia un corpo, una relazione sostenuta da parole, pensieri, emozioni e, simultaneamente, non ci sia qualcuno dietro questo?
Quando c’è qualcuno? Quando il soggetto si ritiene tale. Quando qualcuno non c’è? Quando il soggetto tale non si ritiene.
Dunque è solo una questione relativa alla interpretazione e alla percezione di sé.

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Speranza e fede

Chiede Paolo nella sezione Domande e risposte: Nel paradigma del Sentiero, c’è differenza fra speranza e fede?
Si può rispondere a questa domanda in veramente molti modi, ma lo farò nell’unico modo per me vero adesso: qual è la mia esperienza della speranza e della fede?
Se esiste un soggetto questo può sperare qualcosa nella vita, o per l’oltrevita.
Se esiste un soggetto, può avere fede in un Dio, può confidare, può coltivare la ricerca, l’approccio, la connessione.
Ma se non esiste soggetto? Siamo così abituati a ragionare postulando che un soggetto esista sempre ma, come spesso ci accade, teniamo conto solo di una quantità irrilevante di fattori nell’analisi di realtà complesse.

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Gratuità e responsabilità

Mi appresto a scrivere questo post stimolato da una discussione nella comunità: il tema che affronto è scontato per tanti versi, ancora da indagare per altri ed è con l’intenzione di indagare che scrivo.
Quando parliamo di gratuità intendiamo l’operare mosso da una intenzione libera da ogni tornaconto personale e da ogni connotazione egoica: chi opera nella gratuità è libero da se stesso ma, il suo operare, non necessariamente è uno spargere semi al vento, quasi sempre è inserito all’interno di una progettualità e quindi ha una direzione realizzativa.

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Declinazioni dell’Assoluto

Ho pubblicato in Novità dal Sentiero una breve presentazione dell’ispirazione quacchera, tra le articolazioni del mondo cristiano certamente una delle più vicine al nostro cammino.
La “luce interiore” dei quaccheri è certamente assimilabile al “processo intuitivo” del quale parliamo nel Sentiero.
Il processo intuitivo non è solo l’espressione del compreso contenuto nella coscienza, è ben altro e vorrei tornare a rifletterci brevemente.
Ogni essere che assume una forma e un’espressione nel tempo e nello spazio (*/**) di cosa è espressione?
Potremmo rispondere dell’Assoluto, ma è una affermazione piuttosto generica. Diremo invece che è espressione di uno degli innumerevoli gradi del sentire dell’Assoluto:

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Proteggere le proprie possibilità

Cos’è una possibilità? Ciò che si presenta nel quotidiano, nella ferialità dei giorni, ed anche, ovviamente, nell’eventuale straordinario.
Ciò che viene, che accade, offre una possibilità di esperienza, di consapevolezza, di comprensione, di contemplazione.
Ciò che viene è portato da coloro che abbiamo attorno: il partner, i figli, gli animali di casa, i compagni di viaggio, gli amici, i colleghi di lavoro.

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Essere Uno e non saperlo

Dice Samuele nel commento al post I fatti, l’oggettività, il dubbio: Ma che ne è poi di tutta la comprensione se siamo chiamati a fonderci ed a riunirci con l’Assoluto? Che ne sarà di noi? Rimarrà qualcosa, o siamo dei semplici contenitori funzionali a questi corpi spirituali che pure saranno chiamati a fondersi ed a sparire?
Che cosa ne è dei tanti Samuele che negli anni si sono succeduti? Non sono forse stati integrati nel Samuele attuale? Non è quello attuale, la risultante di tanti sentire che nel tempo si sono integrati ed ampliati?

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Divenire, essere, senso e scopo

Parto da questa espressione cui fa riferimento Samuele nel suo commento al post Illuminazione e coscienza: Le vite, il vivere dunque è un processo con uno scopo: generare comprensione, ampliamento del sentire, strutturazione del corpo della coscienza.
E’ in chiara contraddizione con quanto affermato nel post La realtà senza senso. Come mai?
Due sono i punti di vista da cui si può osservare e comprendere la realtà: il punto di vista del divenire e quello dell’essere.

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