Nel ventre del tempo interiore

Il periodo a cavallo del solstizio d’inverno è il ventre del tempo interiore, dello stare, del risiedere, del contemplare i processi, del divenirne consapevoli e scoprire come il respiro del cosmo sia il nostro respiro.

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Sentire, non-azione, silenzio

La prevalenza consapevole del sentire genera non solo la condizione di non-azione, ma anche un sostanziale ammutolire.
All’ampliarsi del sentire corrisponde ineluttabilmente un affievolirsi dell’esercizio della volontà, un venire condotti nell’azione e  nella presenza e un altrettanto ineluttabile affermarsi del senso della propria marginalità nel mondo, che induce alla discrezione, al fare un passo indietro, al tacere tutte le volte che la vita non ci indica diversamente, e anche quando sembra non ci sia alternativa al dover dire, la nostra parola si fa prudente e discreta. 

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Essere quel che si è? E cosa si è?

Ho notato che queste parole di Vittorio Sgarbi hanno trovato numerosi consensi anche tra persone che stimo: questo mi sorprende e provo ad avviare una riflessione.
Nella sostanza Sgarbi dice: “Siamo fino in fondo noi stessi! Tu hai la tua religione e la tua cultura, io la mia: viviamole entrambi fino in fondo senza timore e senza reticenze. Piuttosto che rinunciare a parti di noi, come impone l’integrazione, coltiviamo la disintegrazione..”.
Non voglio discutere degli aspetti sociologici della questione, ma di quelli esistenziali.

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La solitudine nel processo di unificazione

Il processo di maturazione della consapevolezza unitaria avviene nell’esperienza della solitudine interiore.
Le scene dell’esistenza sono popolate da attori ma la loro funzione si limita alla “collaborazione efficace”, all’essere strumenti dei processi di comprensione in atto.
Più la comprensione si amplia e la dimensione del sentire diviene evidente, più risulta chiaro un duplice aspetto:
– il film del vivere è personale, soggettivo: l’ampliamento del sentire avviene attraverso la coscienza che utilizza gli attori secondo le sue necessità di apprendimento;
– nessuna coscienza è sola, ciascuna condivide il sentire con quelle che hanno prossimità di sentire.

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La parusia: un Signore ci salverà da noi stessi?

Non credo. E ci dovrebbe salvare da cosa? Dal nostro egoismo? Ma non è forse la vita la grande officina per apprendere l’arte d’amare?
Dunque la salvezza è già intrinseca al creato, è la vita stessa che salva.
Ho preso lo spunto da questo commento di Enzo Bianchi al vangelo della prima domenica di avvento, Lc 21,25-28.34-36: la parusia, il ritorno del Cristo, la fine del tempo, la trasformazione definitiva e l’affermazione del Regno di Dio.

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L’odio e l’amore che si specchiano

Al Bataclan vediamo lo specchiarsi di odio ed amore, l’alfa e l’omega accadere simultanei.
Pur essendo presente nelle scene tutto lo spettro del divenire umano, le nostre menti limitate sottolineano inevitabilmente i kalashnikov puntati sulle vittime, i colpi, le vite spezzate.
Non vediamo, o non riusciamo a portare in primo piano, le vite donate, quelle offerte per salvare, per proteggere, quelle che dicono: “Prendi me, non lui, non lei!” (Qui le storie di coloro che si sono offerti)

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La consapevolezza delle sensazioni è la base

J.Krishnamurti: “La sensazione senza il pensiero crea un intervallo – nella routine – che è meditazione. «Ora, la questione è se possa esserci un intervallo, uno spazio; avere cioè soltanto la sensazione senza lasciare che il pensiero intervenga a controllarla. Questo è il problema. Perché il pensiero crea l’immagine e si aggrappa a quella sensazione? E’ possibile guardare una camicia, toccarla, averne la sensazione e finirla lì, senza che il pensiero intervenga? Avete mai provato a farlo?” […] Fonte
La sensazione come il campo base a cui l’esploratore sempre e senza sosta ritorna. Se la consapevolezza è permeata di sensazione e se l’osservatore ha coltivato ripetutamente quella disposizione, alla fine rimane solo la sensazione e il pensiero è assente, o irrilevante.

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odio-amore

La radice dell’odio

E’ nell’ingiustizia, nella sopraffazione, nelle condizioni culturali e sociali l’origine dell’odio che sparge il sangue di molti su tutto il pianeta?
Non credo, questi sono fattori che possono generare frustrazione interiore e necessità di ribellione, di giustizia, di cambiamenti anche caotici e violenti, ma l’odio è un’altra cosa, un’altra esperienza.

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identità coscienza

Identità e coscienza sono indivisibili

Essendo l’intera vita dell’umano condizionata dalla logica duale, è facile cadere nella trappola della mente che tutto divide.
Questo vale anche in ambito spirituale e si specchia nel dualismo coscienza/identità, dove la prima è considerata la realtà vera e la seconda quella ingannevole, effimera, irreale.

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