Piove da giorni,
la terra è satura d’acqua.
A stare qui hai imparato
a curare i fossi, a liberare i ponti;
è diverso questo dal lavoro
che fai con le persone?
Ora c’è la stufa da caricare,
ora una persona,
ora un fosso da aprire.
Qualcuno di questi gesti,
di questi incontri,
è più importante di un altro?
Sono aspetti della vita
e non credo che la vita faccia graduatorie.
Ogni cosa nasce e muore,
mentre quella cosa accade
la fai al meglio delle tue possibilità.
Può essere scavare un fosso con una pala,
o esporre una questione filosofica.
Quando quel gesto è compiuto, finisce,
non esiste più.
Non hai memoria.
Le parole, i gesti passano
e non lasciano traccia.
Quel gesto, quella parola, fotogrammi.
Non rimane niente.
Non esiste alcuna vita.
Coscienza unitaria
L’esperienza della coscienza unitaria dell’essere e dell’esistere.
La consapevolezza dell’Uno
L’esperienza dell’unita’
prende corpo non nella consapevolezza di sé,
ma dell’altro da sé.
Quando l’attenzione si posa sull’altro
senza condizionamento,
ciò che sorge da quella osservazione
è il canto dell’Uno.
L’apparire molteplice,
il miracolo del differenziato,
esprime in sé il mistero dell’Uno.
L’Uno è un’esperienza
non esite concetto che possa descriverlo.
La vita dell’Uno è muta, è immobile,
si mostra come parola
e come creazione
che lo esprimono
ma non lo contengono.
L’Uno contiene ogni cosa,
lo stare che contiene tutto il movimento,
il silenzio che contiene tutta la parola.
Ti è possibile cogliere quell’essere che,
per un gioco percettivo,
appare come divenire:
se posi lo sguardo oltre
la percezione di movimento
provocata dallo scorrere della consapevolezza
davanti ai fotogrammi,
se guardi nella profondità del fotogramma,
quel mistero ti si dischiude.
Di chi è quella consapevolezza che scorre?
Forse puoi osare dire
che l’Uno osserva l’Uno,
è il suo gesto di consapevolezza.
Un’unica mano
Vedo l’infinita
molteplicità delle vite
che si misurano
con l’esistenza.
Incontro persone,
la mia vita si impasta con esse.
Il loro essere è mistero,
un gioco che mi suscita stupore.
Se io fossi io,
loro sarebbero altro da me,
ma non è così.
Né io né loro,
solo questo accadere di fotogrammi
pieni di meraviglia,
gesti di un’unica mano.
“Adesso” non è illusione
Dobbiamo vivere adesso.
Lasciandoci modellare dagli eventi.
Non c’è comprensione
senza partecipazione alla vita.
Bisogna osare.
Nella totale illusorietà niente è illusorio.
Ogni scena del film,
pura apparenza,
pura finzione,
nel momento in cui accade,
su qualunque piano noi si stia vivendo
e si sia focalizzati,
in quell’adesso che accade
E’ la natura dell’Assoluto in atto,
E’ la Realtà dell’Assoluto,
l’unica cosa reale.
L’adesso non è finzione, è la Realta’
e, come la Realtà, è immobile ed eterno.
Se sposti l’attenzione diviene, inizia il film.
E’ così
Osservo la vita accadere
e non ho nulla da aggiungere.
Vuoto
Vuoto.
Suona male
alle orecchie dell’uomo.
Solo uno spazio vuoto
può essere attraversato.
Solo uno spazio vuoto
può essere colmato.
Osservi.
Non ha importanza
né il vuoto, né il colmo.
Osservi il processo
con occhi attenti.
Oltre
Oltre ogni apparire,
ogni frammentazione,
ogni io/tu;
oltre la danza,
c’è quella comunione,
quell’altro non altro,
quell’essere unico corpo
che pulsa di un’unica vita.
Un insieme
Nei piccoli insignificanti gesti
di ogni attimo,
la consapevolezza
di una irrilevanza,
di un essere veramente piccoli.
Aspetto di un insieme,
dove il centro è l’insieme.
Tutto ti colpisce
E’ come se non potessi più legarti al particolare:
lo osservi, lo comprendi
e poi lo sguardo si sposta altrove.
Tutto ti colpisce
ma tu non trattieni niente,
ogni immagine scorre,
ogni vita.
Fotogrammi di un film,
scorrono senza lasciare traccia.
Non c’è indifferenza,
ogni incontro è avvolto
di tenerezza.