La vita unitaria in atto

Allora c’è la consapevolezza
della vita che vive,
non di un sé che vive.
Attraverso quel corpo,
quella parola,
quell’emozione,
accade la vita
che non è mia,
è semplice vita,
una e indivisibile.

Un sol tutto inscindibile

Tu consideri la realtà in continuo divenire perchè la frazioni, perchè nel tuo concetto essa è limitata nel tempo e nello spazio.
E’ quella che riesci a percepire; quindi la limiti in senso spaziale.
E’ quella che è ora, nel momento attuale; quindi la limiti nel senso temporale.
Ma il tempo e lo spazio sono illusioni che scaturiscono dal considerare la realtà in modo frazionato e non, invece, quale essa è:
Un-Sol-Tutto-Inscindibile

Dal sito del Cerchio Firenze 77

Quello che è

Il testo che segue è complesso; lo pubblichiamo ugualmente perchè rappresenta una pietra miliare del nostro processo interiore.
Consigliamo al lettore di leggerlo con lo stesso animo con cui leggerebbe uno spartito musicale.

Se ogni scena è simultanea ad un’altra,
se ogni fotogramma semplicemente sta
e il tempo e il divenire
non sono altro che il prodotto della coscienza
che in successione percepisce i fotogrammi,
che cos’è la coscienza se non
la consapevolezza dell’Uno?
E se l’Uno è assoluto
deve racchiudere in sé
tutti i gradi di consapevolezza,
tutti i sentire di coscienza.
Il divenire che l’uomo sperimenta
è la proiezione in una illusoria sucessione
di tutti gli stati di coscienza
e consapevolezza propri dell’Assoluto.
Mai l’uomo è, è stato, sara’
coscienza che diviene ma,
contenendo l’Uno tutti i gradi di sentire,
contiene anche tutte le interpretazioni
relative ai vari gradi di sentire.
Il divenire esiste finchè esiste interpretazione.
Nell’Assoluto esistono tutte le interpretazioni,
ma quando l’uomo non interpreta più
nulla più diviene e non esiste
più alcun uomo.
Il fenomeno della interpretazione
è proprio della natura dell’Assoluto
che nel suo stato di “essere” contiene tutto il “divenire”.
L’eterno presente è solo un aspetto della natura dell’Assoluto.
Alla luce di questa esperienza
che cosa diventa allora la vita?
Quello che è.

Quotidiano

Piove da giorni,
la terra è satura d’acqua.
A stare qui hai imparato
a curare i fossi, a liberare i ponti;
è diverso questo dal lavoro
che fai con le persone?
Ora c’è la stufa da caricare,
ora una persona,
ora un fosso da aprire.
Qualcuno di questi gesti,
di questi incontri,
è più importante di un altro?
Sono aspetti della vita
e non credo che la vita faccia graduatorie.
Ogni cosa nasce e muore,
mentre quella cosa accade
la fai al meglio delle tue possibilità.
Può essere scavare un fosso con una pala,
o esporre una questione filosofica.
Quando quel gesto è compiuto, finisce,
non esiste più.
Non hai memoria.
Le parole, i gesti passano
e non lasciano traccia.
Quel gesto, quella parola, fotogrammi.
Non rimane niente.
Non esiste alcuna vita.

La consapevolezza dell’Uno

L’esperienza dell’unita’
prende corpo non nella consapevolezza di sé,
ma dell’altro da sé.
Quando l’attenzione si posa sull’altro
senza condizionamento,
ciò che sorge da quella osservazione
è il canto dell’Uno.
L’apparire molteplice,
il miracolo del differenziato,
esprime in sé il mistero dell’Uno.
L’Uno è un’esperienza
non esite concetto che possa descriverlo.
La vita dell’Uno è muta, è immobile,
si mostra come parola
e come creazione
che lo esprimono
ma non lo contengono.
L’Uno contiene ogni cosa,
lo stare che contiene tutto il movimento,
il silenzio che contiene tutta la parola.
Ti è possibile cogliere quell’essere che,
per un gioco percettivo,
appare come divenire:
se posi lo sguardo oltre
la percezione di movimento
provocata dallo scorrere della consapevolezza
davanti ai fotogrammi,
se guardi nella profondità del fotogramma,
quel mistero ti si dischiude.
Di chi è quella consapevolezza che scorre?
Forse puoi osare dire
che l’Uno osserva l’Uno,
è il suo gesto di consapevolezza.