Lo sguardo che contempla l’Uno: la ricerca e la fine del cercare

Commenta Alessandro al post del CI, L’illuminazione:
Ho passato tanti anni a scalpitare scavando senza fine nel terreno per fare un pozzo che arrivasse alla vena d’acqua, ma nessuno di questi era sufficientemente profondo.
Ora ho lasciato perdere tutto e bevo l’acqua delle pozzanghere.
È una agonia questa sensazione che nulla in fondo vale la pena, e nello stesso tempo non avere questa fusione di cui parlano le guide.
Non potendo uscire da questo limbo, né potendo tornare indietro, mi sento un somaro che non ha più la sua carota davanti e si carica da solo sulla groppa il suo carico sapendo che quello gli tocca.

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Il latte per i bambini, il pane per gli adulti

Oggi i cristiani fanno memoria del Cristo risorto, di Colui che riconoscono come Figlio di Dio anche, e soprattutto, in virtù di questo evento.
Non sanno, i cristiani – avendo fatto macerie di tutta la conoscenza antica che non fosse la loro – che non c’è umano che non risorga in un’altra dimensione di coscienza una volta che il suo veicolo fisico muore.
Essi, per credere in Dio, nell’unità indissolubile del cosmo, nella vita che sopravvive alla morte hanno bisogno di un segno eclatante, segno che a suo tempo, evidentemente, gli è stato dato a misura della miseria della loro fede, affinché aprissero gli occhi su quell’Uomo che era venuto da loro e sull’insegnamento che gli aveva consegnato.

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Il Dio senza volto e senza nome incontrato nel sentire

Quando l’umano è nel bisogno forte ed urgente, si rivolge ad un Dio che diviene per lui un interlocutore definito, un Tu che prende forma nell’urgenza esistenziale del momento.
Quando quell’urgenza non c’è e l’interiore è disteso, la persona che non ha ricevuto una educazione religiosa tradizionale, sfuma quel Tu e i suoi contorni si perdono.

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Agire nel mondo mossi dalla compassione, non dalla protesta

Scrive Melania: La lotta alle ingiustizie, quando fermarsi, quando riconoscere che è l’identità che sbraita invece di convincersi di esser mossi dal giusto sentire? […]
Cioè, tutto ci interpella, ma se incontri una vecchina caduta in terra la aiuti a rialzarsi? Ovvio! Se sparano a un nero per il colore della sua pelle manifesti l’assurdità di questo gesto, se convocano in tribunale un minore straniero non accompagnato senza motivo ne chiedi le ragioni, se accusano una freelance per un falso ma il suo capo era connivente, pretendi che lei non sia la sola a pagare: ma quanto ci riguarda davvero tutto questo e in che termini? […]

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L’amore non è un sentimento e non ci si educa ad esso

Dal Post del Cerchio Ifior Avete mai amato davvero?: Com’è possibile pensare, figli cari, che non riuscirete a trovare prima o poi il vero amore? Che senso avrebbe tutto ciò che state soffrendo o godendo?
Certo, non avverrà domani, certo neppure in questa vita, ma lentamente supererete voi stessi e abbraccerete l’universo. Non è un augurio il nostro, né tanto meno, una speranza: è una certezza.
Ciò che più conta è che non abbiate fretta, che compiate i vostri passi con cautela, con naturalezza, che non pretendiate da voi molto di più di ciò che potete

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Meditazione e contemplazione nell’ordinario quotidiano

Con il termine meditazione definiamo quella disposizione interiore alla consapevolezza, alla presenza, alla disconnessione ripetuta di ogni identificazione.
La pratica meditativa non è dunque, dal nostro punto di vista, un’esperienza più o meno lunga da coltivare in un tempo dato, ma una disposizione che si innerva nell’ordinario della vita e che illumina ogni fatto di consapevolezza e presenza e, affinché questo possa accadere, disconnette ogni contenuto mentale ed emozionale non necessario.

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Tra divenire ed essere: oltre la nozione di limite

La realtà si può osservare, interpretare e vivere dal punto di vista del divenire, o da quello dell’Essere.
Ciò che nel divenire è un’evidenza, nell’Essere può non avere senso alcuno.
Dal punto di vista del divenire, tutto diviene: l’umano diviene da ego ad amore, la coscienza amplia il proprio sentire, il tempo scorre insieme alle esperienze e la visione di sé e del mondo muta con esse. Tutto diviene ed è logico affermare che il seme diverrà pianta e che tutti gli esseri giungeranno ad essere Uno.

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