D- La disconnessione è un modo per conoscere la relazione coscienza/identità
Ho già accennato al senso di colpa ma vorrei tornarci: lo definirei l’indicatore del flusso di dati, bidirezionale, tra coscienza e identità.
dove la mente vede il deserto, l'esperienza contemplativa svela il seme della vita
Ho già accennato al senso di colpa ma vorrei tornarci: lo definirei l’indicatore del flusso di dati, bidirezionale, tra coscienza e identità.
Non si può lottare contro il proprio essere e smettiamo di lottare quando abbiamo i rudimenti della conoscenza di noi: allora può iniziare il viaggio della disconnessione perché allora le questioni di base, le domande su alcuni nostri avviluppi, fantasmi, paure, reticenze, inadeguatezze, hanno trovato risposta almeno parziale, non importa che sia definitiva.
La realtà è divenire ed essere e niente di tutto questo. C’è la rappresentazione che avviene nel tempo e nello spazio; c’è l’essere che è eterno presente, stare, risiedere. E c’è altro: prima del film, prima dei fotogrammi dell’essere, prima del sentire.
Ne abbiamo già parlato in relazione all’alleggerire ma è necessario che noi si vada, per un attimo, ancora più a fondo.
Cosa significa giocare?
Partecipare, buttarsi, rendersi accessibili, essere disponibili a mostrarsi per quel che si è, stare in quel che avviene, trovarsi fuori dal giudizio, ridere di sé, essere sfacciatamente dentro l’accadere anziché al margine a commentare come una voce fuori campo.
La stessa funzione del senso di colpa come va interpretata? C’è un senso di colpa che si sviluppa nell’identità perché ciò che è stato operato, o pensato, o provato, non è conforme al modello di sé interiorizzato.
La responsabilità intesa in senso karmico: vorrei che scendessimo nel ventre di questo aspetto della vita dell’umano e inizierei provocandoti: l’assassino è responsabile del suo gesto?
Ho accennato poco fa alla possibilità di usare ed essere usati: queste espressioni suonano male alle orecchie della vittima. “Sono già vittima innumerevoli volte, innanzitutto della vita carogna, pensa te se mi metto a usare qualcuno o lo incoraggio a usarmi!”
Dicevo prima che l’osare porta con sé anche un certo tasso di follia; qual è questa follia?
L’andare oltre il conosciuto rassicurante perché si sente una spinta a farlo e si comprende che solo sperimentando si va oltre di sé: attraverso sé, oltre sé.