Meditazione e contemplazione nell’ordinario quotidiano

Con il termine meditazione definiamo quella disposizione interiore alla consapevolezza, alla presenza, alla disconnessione ripetuta di ogni identificazione.
La pratica meditativa non è dunque, dal nostro punto di vista, un’esperienza più o meno lunga da coltivare in un tempo dato, ma una disposizione che si innerva nell’ordinario della vita e che illumina ogni fatto di consapevolezza e presenza e, affinché questo possa accadere, disconnette ogni contenuto mentale ed emozionale non necessario.

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Arrendersi senza fine ad ogni fatto del presente

Scrive un fratello nel cammino: “Soprattutto la mattina, quando inizia una nuova giornata e una nuova settimana, questa costrizione ad indossare panni che vorrei dismettere, è più forte..”
Certo, la mattina, quando la coscienza riprende pieno possesso dei suoi veicoli e reinizia il percorso delle possibilità e delle sfide, nell’identità si leva la protesta: “Ancora!”
Ancora qui a brigare, a faticare, a soffrire, ad occuparmi delle incombenze! Io che vorrei vivere di spirito, d’amore, di fratellanza universale!

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Morire giovani, la lezione dell’impermanenza

A colei che, nell’impermanenza, ha visto la vita con gli occhi di M. e che contempla il disegno dell’Architetto
Forse avrete notato che nella home di questo sito è rappresentata l’immagine di un papavero, tra tutti i fiori – assieme al soffione – uno di quelli che non fa mistero della sua inconsistenza, del suo essere effimero, transitorio, impermanente.
Mai l’umano si rappresenterebbe come un papavero, niente più dell’impermanenza lo mette in scacco.

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Ascoltare con l’insieme unitario dell’essere

Generalmente non ascoltiamo; quando lo facciamo, il nostro è, molto spesso, un ascolto cognitivo.
Esiste un altro modo, molto diverso, di ascoltare: con l’apparato sensoriale, con quello emozionale, con la disposizione affettiva, con il pensiero, con il sentire.
È cioè possibile ascoltare con l’insieme dell’essere, sintonizzandolo come fosse un ricevitore radio, cogliendo l’intera banda delle frequenze che giungono e lasciandole risuonare in sé.

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L’indagine che conduce alla radice del reale e la gratuità

Quando, nel 1993, mi sono ritirato dal lavoro e ho iniziato questa esperienza nell’Eremo dal silenzio, provenivo da una solida formazione zen e quella mi sarebbe potuta bastare. Ma non è nella mia natura smettere di indagare la radice delle cose.
Avvertivo, allora, la necessità di comprendere come pregassero i cristiani, come vivessero la loro vita interiore: per me che venivo dal profondo silenzio dello zazen, il fiume di parole e di canti dei cristiani mi frastornava e mi interpellava.

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Consapevolezza di sé, ascolto profondo, uso della volontà di cambiamento

Per cambiare bisogna sempre tendere al gradino superiore del proprio sentire, e per raggiungere questo gradino occorrono piccole violenze al proprio sentire.
Riporto questa frase del Cerchio Ifior perché ben risponde all’argomento sostenuto da molti che affermano di non poter cambiare perché quello è il loro sentire.
Persone che hanno comportamenti e intenzioni ritenute da altri discutibili, che in sé soffrono un disagio esistenziale della cui natura non sanno chiaramente capacitarsi, che si vedono e avvertono anche che potrebbero cambiare sebbene senza sapere chiara la direzione, e che infine si siedono sull’affermazione che quello permette loro il sentire che hanno conseguito, e dunque lì stanno.

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La pratica meditativa, l’ascolto e il silenzio di sé, la comprensione

Ci sono passaggi complessi nella vita, come ci sono stagioni in cui si può stare a mani basse.
Ci sono fatti semplici e fatti complessi, esperienze facilmente accessibili e altre che richiedono un bagaglio di conoscenze e comprensioni più vasto per poter essere afferrate.
Come dicevo nel post Accompagnarvi nel quotidiano, nei due siti che seguiamo, questo e Cerchio Ifior, sviluppiamo accenti differenti di tematiche simili: la funzione di Cerchio Ifior è di fornire le basi della conoscenza e della consapevolezza; quella di questo sito è di entrare nel ventre dell’esperienza meditativa, contemplativa ed unitaria.

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I giorni del dolore, del simbolo che porta, della possibilità che apre

Scrivo ad un fratello nel cammino e alla sua famiglia, nel mentre attraversano una seria difficoltà; forse queste parole avranno senso anche per altri a cui la vita riserva la sfida del dolore.
La vita, fino ad oggi, mi ha risparmiato quello che state attraversando: quando un figlio è minacciato nella sua possibilità, nel suo diritto ad un futuro così come ci sembrava gli spettasse, un genitore si sente perduto, scaraventato nell’assurdo del non senso e dell’ingiusto.
Il dolore è difficile da reggere, la mente è in preda all’angoscia e disegna scenari di cui nulla può sapere, ma che appoggiano su ciò che la scienza dice, su ciò che in passato è accaduto ad altri.

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