Natale 1993-2013: vent’anni di esperienze e lo scomparire nel silenzio

Ho smesso di lavorare pochi giorni prima del natale 1993 e da allora vivo qui, nell’Eremo dal silenzio, con Catia e Letizia.
Sono accadute tante cose e tante trasformazioni in venti anni; in questo sito trovate scritti, libri, testimonianze e tracce di un cammino: non è necessario aggiungere altro.
Qui voglio brevemente parlare dell’esperienza del silenzio che è maturata in questi anni e che oggi, ogni giorno, mi stupisce nel profondo perché senza sosta narra dello scomparire del protagonista per lasciare sul palcoscenico solo sequenze di fatti, accadere senza passato, senza futuro, senza soggetto.
Silenzio significa assenza di un artefice, di qualcuno che si attribuisce un accadere, un pensiero, un’emozione.
Una benedizione la libertà da se stessi.

Senza forma

Tutto ha una forma, può un cammino interiore sfuggire a questa regola?
Non credo, una qualche forma la si ha sempre; nel nostro caso la perdita della forma è stata una costante della nostra ricerca.
In che cosa si traduce? In una disarticolazione nella percezione di sé e in una profonda relativizzazione del proprio cammino.
La conseguenza è che l’immagine che si propone all’altro non è catalogabile, non è collocabile negli archivi del conosciuto.
La persona del Sentiero, colui/ei che nel proprio intimo ha lasciato affiorare l’archetipo del monaco, è un senza casa;
nessuna appartenenza può scaldargli il cuore, la disponibilità a vivere in sé l’uno-in-tutto lo apre all’incontro con la realtà dove non porta un immagine ma solo la radicale evidenza del “ciò che è”.
Il Sentiero è un’evidenza per chi lo percorre ma è invisibile a chi non ne conosce i passi.

Il nostro cammino laico

E’ possibile procedere lontano da tradizioni, religioni, mode, influenze che giungono da ogni direzione?
E’ questo il nostro tentativo ed è reso e rimane possibile solo se mai distogliamo lo sguardo dal nostro quotidiano, da ciò che attimo dopo attimo la vita ci presenta.
In quei fatti minuti possiamo trovare la direzione, l’ispirazione, il necessario che ci illumina il cammino.
Ogni fatto ci svela e parla di noi, delle resistenze, del non compreso; ogni fatto relativizza le nostre credenze, le nostre adesioni, le nostre fughe.
L’aderenza al presente quotidiano e feriale ci rende profondamente laici, non legati ad alcuna filosofia, ad alcun paradigma, sufficientemente disincantati, radicalmente neutrali rispetto a ciò che la mente afferma.
E’ un lavoro lungo e paziente che richiede discernimento, consapevolezza, grande fiducia in ciò che accade e che mai è contro di noi.

La foto è tratta da www.ilpost.it

Raccogliere l’erba sul viale.

stamattina ho radunato in mucchi l’erba tagliata del viale per portarla via col trattore.
mi succede con i lavori ripetitivi, dove non c’è la necessità di stare concentrati sul pezzo o di stare attenti a non farsi male

continua..

L’avanzare delle dimensione contemplativa del vivere

Il post di Alessandro di ieri parla di questo. Più si comprende il vivere, il suo senso profondo, più si entra nella dimensione del quotidiano, del feriale, del piccolo fatto che invece di perdersi tra mille altri piccoli fatti insignificanti e anonimi, assume rilevanza e centralità.

continua..