Tutto ha una forma, può un cammino interiore sfuggire a questa regola?
Non credo, una qualche forma la si ha sempre; nel nostro caso la perdita della forma è stata una costante della nostra ricerca.
In che cosa si traduce? In una disarticolazione nella percezione di sé e in una profonda relativizzazione del proprio cammino.
La conseguenza è che l’immagine che si propone all’altro non è catalogabile, non è collocabile negli archivi del conosciuto.
La persona del Sentiero, colui/ei che nel proprio intimo ha lasciato affiorare l’archetipo del monaco, è un senza casa;
nessuna appartenenza può scaldargli il cuore, la disponibilità a vivere in sé l’uno-in-tutto lo apre all’incontro con la realtà dove non porta un immagine ma solo la radicale evidenza del “ciò che è”.
Il Sentiero è un’evidenza per chi lo percorre ma è invisibile a chi non ne conosce i passi.
Essenziale
Il nostro cammino laico
E’ possibile procedere lontano da tradizioni, religioni, mode, influenze che giungono da ogni direzione?
E’ questo il nostro tentativo ed è reso e rimane possibile solo se mai distogliamo lo sguardo dal nostro quotidiano, da ciò che attimo dopo attimo la vita ci presenta.
In quei fatti minuti possiamo trovare la direzione, l’ispirazione, il necessario che ci illumina il cammino.
Ogni fatto ci svela e parla di noi, delle resistenze, del non compreso; ogni fatto relativizza le nostre credenze, le nostre adesioni, le nostre fughe.
L’aderenza al presente quotidiano e feriale ci rende profondamente laici, non legati ad alcuna filosofia, ad alcun paradigma, sufficientemente disincantati, radicalmente neutrali rispetto a ciò che la mente afferma.
E’ un lavoro lungo e paziente che richiede discernimento, consapevolezza, grande fiducia in ciò che accade e che mai è contro di noi.
La foto è tratta da www.ilpost.it
Intensivo di meditazione e contemplazione 3-9 agosto 2013, monastero di Fonte Avellana
La vita consapevole, quieta, centrata sull’interiore.
La conoscenza di sé, il vivere osando, lo scomparire tacendo.
Sei giorni di vita nell’essere.
Determinismo e libero arbitrio
Brani dal libro L’essenziale (4) pag. 23
A noi come identità sembra di avere una presa sulla nostra vita e anche una possibilità di scelta: certo possiamo scegliere come attuare una certa intenzione, ma non se attuarla.
Dove andiamo noi non c’è niente e il cammino è solo perdere
L’orizzonte è vuoto.
Dovunque lo sguardo indaghi niente che possa essere ricondotto a sé.
L’orizzonte è vuoto di sé.
Raccogliere l’erba sul viale.
stamattina ho radunato in mucchi l’erba tagliata del viale per portarla via col trattore.
mi succede con i lavori ripetitivi, dove non c’è la necessità di stare concentrati sul pezzo o di stare attenti a non farsi male
La realtà che viviamo è funzionale ai processi della coscienza
Brani dal libro L’essenziale (3) pag. 19
Il dato centrale del vivere non è tanto il cosa pensiamo, il cosa proviamo, il come agiamo: al centro c’è l’intenzione che ci muove, l’impulso che viene dalla coscienza, quello con cui essa si sta misurando
L’avanzare delle dimensione contemplativa del vivere
Il post di Alessandro di ieri parla di questo. Più si comprende il vivere, il suo senso profondo, più si entra nella dimensione del quotidiano, del feriale, del piccolo fatto che invece di perdersi tra mille altri piccoli fatti insignificanti e anonimi, assume rilevanza e centralità.
La coscienza crea la realtà sulla spinta di ciò che non ha compreso
Brani dal libro L’essenziale (2)
Quando parliamo di coscienza parliamo del corpo akasico, di un corpo intermedio tra i corpi transitori (mente, emozione, corpo fisico) e i corpi spirituali. Parliamo di un corpo, di una dimensione composita
La natura dello zero
Tutto ciò che a noi appare così consistente e reale, si svela alla consapevolezza profonda non solo come effimero e illusorio, ma è compreso come non-reale e inesistente.
Non l’io, non il noi, non il tutto esiste.