Divenire ed essere, imparare e contemplare

Sono compatibili il divenire e l’essere, l’imparare e il contemplare?
Si può oscillare senza fine tra il divenire/imparare e l’essere/contemplare?
Chi oscilla? La consapevolezza, che si sposta ora sul processo di quello che viene e ci trasforma, ora sulla profondità di quello che viene e non è letto come processo ma come fatto disgiunto da altri fatti.
In sé, quello che viene non è superficiale, né profondo, è sempre quel che è e basta: cambia la lettura che noi ne diamo.
La lettura di superficie lega ogni fotogramma, coglie il processo con sé al centro e, nel compiersi dell’esperienza, ne trae insegnamento e comprensione.

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La vita senza il “dover essere”

Se tolgo all’umano lo sforzo e la tensione creata dal dover essere qualcosa, qualcuno, cosa gli rimane?
Se non siamo più quella corda tesa pronta a scoccare una freccia, a raggiungere un obbiettivo, ad avere uno scopo, a realizzarsi, di cosa si sostanziano il nostro presente e il nostro domani?
Siamo dunque i nostri obbiettivi, i nostri giudizi, le nostre aspettative? Direi di si, siamo quello e, senza quello, ci sembra di non essere.
Eppure c’è un mondo molto vasto che si apre quando usciamo dalla morsa del dover essere, del dover costruire, del dover ricercare senso ed è costituito, intessuto, dall’accadere dei semplici fatti.

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Dall’amore, per amore, senza uno scopo personale

Non so quale sia la capacità di amare che si esprime attraverso questo essere che porta il mio nome, e credo anche di non essere granché interessato a scoprirlo.
Non appartenendoci l’amore, non possiamo nemmeno attribuircelo e chi mai, domani, ci dirà “Bravo!” per qualcosa che non ci riguarda e che non è merito nostro?
L’amore, come la vita e come l’acqua, scorre, attraversa e trasmuta ogni realtà e ciò che prima era, dopo può scoprirsi come inesistente.
E’ bastato quell’attraversamento, quell’impatto con il totalmente altro che chiamiamo amore, per vedere molte cose mai viste prima e per rendere nuove quelle già conosciute.

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Sperimentare il non compreso alla luce del compreso

Chi ci guida, chi è il nostro riferimento quando ci inoltriamo nel vasto mare del non compreso?
Il compreso che è in noi, ovvero il sentire di coscienza acquisito attraverso l’esperienza di innumerevoli esistenze, e l’azione dei corpi superiori e della vibrazione prima che orientano la coscienza là dove essa non ha dati e navigherebbe altrimenti al buio.
Il compreso di chi ci sta a fianco, ci accompagna; di chi ci incontra e dice quella parola, offre quella testimonianza che avvertiamo come un segno per noi.

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