Mettiamo a disposizione di chi ci segue questa raccolta di materiale frutto di alcune discussioni in una chat interna del Sentiero. Il Pdf per la stampa.
La realtà non è una che Diviene, ma una che È. L’essere umano consapevole e risvegliato comprende la simultaneità di Essere e Divenire e ne vive il paradosso. In ‘superficie’ vediamo il Divenire, in ‘profondità’ sentiamo l’Essere.
In evidenza
Assecondare la vita, ogni momento
Se dovessi elencare il campo in cui le persone, a tutte le età, dovrebbero essere primariamente formate, indicherei quello delle arti: dalla danza al canto, dalle arti marziali alla scrittura. Perché?
Perché solo le arti permettono la liberazione e l’espressione di livelli complessi e articolati di sé, molti dei quali subconsci e inconsci.
Essere la Via e la Vita (in merito a Tenzo Kyokun 12.3)
Il tenzo dice: “Chi apprende i caratteri (le parole e le scritture) deve sapere la ragion d’essere dei caratteri, per chi s’impegna nella pratica della via il punto centrale è consentire con la ragione (comprendere la natura, ndr) della pratica della via.
Il tenzo disse: “La persona che studia i caratteri deve conoscere l’iter attraverso cui si sono formati; la persona che si applica alla pratica della via deve essere la carne e le ossa dell’iter della via.”
Il ‘riconoscimento’ nel rapporto discepolo/maestro
Le identità, per loro natura, vogliono essere riconosciute nella loro alterità: a una identità non interessa sentirsi fusa a un’altra, se non per l’esperienza in sé, per la novità e per quello che può provare. La fusione la minaccia e la annulla, di conseguenza non la brama, ma, alla lunga, la teme.
In zazen si sperimenta la realtà come ‘fatto’ liberato dal divenire
Lo zazen è l’esperienza della vita affrontata senza uno scopo.
La vita nel divenire è tale perché ogni fatto ha e deve avere un scopo: l’essere protesi ‘verso’, consapevole o inconsapevole che sia, crea la successione dei fatti e la loro finalizzazione.
Non avere scopo e fine distrugge il processo del divenire perché ne mina le basi.
Vuoi vivere senza di me, bastardo!
Siamo nel cuore del Ciò-che-È con il post Gratuità: totale indifferenziazione di tutto ciò che è vita [39G]; siamo anche nel cuore della Via della Conoscenza e del Sentiero.
Perché vivere e agire se “niente di quel che si fa può apportare mutamento: nessuno muta alcunché, poiché niente si distacca da tutto è, che è predeterminato”.
In merito al ‘dovere’ di un monaco
Il commento di Elena a Tenzo Kyokun: il discernimento continuo [10]
“La comunità è un organismo unico che deve funzionare insieme”.
“Dobbiamo riversare tutte le nostre facoltà intellettuali e fisiche in ciò che facciamo.”
Mi domando la funzione e il valore del verbo “dovere”. Perché il verbo dovere?
Aldilà di quello che ‘ci appare d’essere’
Vivere si sostanzia:
– nel divenire, come atto d’obbedienza senza fine a ciò che sorge nel sentire;
– nell’Essere, come consapevolezza di ogni stato dei vari corpi e piani che semplicemente È nella sua essenza originaria;
– nel superare la tensione tra divenire ed Essere, come vita priva di ricerca e di finalità, di scopo: semplice accadere.
Il Sentiero contemplativo: origine ed evoluzione
Bozza solo approssimativamente revisionata.
Mariela mi chiede la storia del Sentiero: la sua domanda mi commuove e mi imbarazza, credo sia la prima a dimostrare esplicitamente questo interesse; di per sé, questo dice molto su alcune anomalie e fatiche affrontate nel Sentiero da chi l’ha fondato e condotto in trenta anni di evoluzioni.
Realizzare la vita vera a ogni respiro [preparazione Forum 3]
Vi chiederete perché iniziare un percorso preparatorio proprio i primi giorni di agosto, quando alcuni di voi sono già in vacanza e altri la stanno aspettando, magari stremati.