Sul linguaggio come limite all’espressione del sentire

Da Matteo: “Mi chiedevo se fosse utile e possibile creare in un certo senso un nuovo linguaggio (o forse una nuova metafisica, addirittura, con un “linguaggio-un-poco-oltre-il-linguaggio”) che, raccogliendo i residui dell’urto della parola coi suoi limiti, potesse mostrare un quadro un po’ più completo della realtà. O, invece, se fosse preferibile rimanere in silenzio riguardo a ciò ed impiegare la parola, il linguaggio ordinario coi suoi limiti, come nella maggior parte dei casi abbiamo sempre fatto.”
Credo che il principio da cui partire, sempre, sia la semplicità, l’essenzialità. Esistono già innumerevoli “gerghi”, mi sembra anzi che ogni via abbia il suo.

continua..

Nel divenire, vivere l’essere

Tendiamo a interpretare e a vivere il divenire e l’essere come antitetici.
Il divenire è l’essere, non altro. Cosa significa? In sé il divenire è costituito di fotogrammi, di istantanee: il collegare un fotogramma ad un altro genera il divenire e questa giunzione la operano sia la mente che alcuni aspetti della coscienza.

continua..

L’esperienza della meraviglia e l’aggettivo meraviglioso

Prendiamo spunto dal commento di Cristina sulla nostra bacheca fb, riferito al nostro post del 13.1:  “Io vorrei scrivere: siamo un meraviglioso soffio di vento”.
Che cos’è l’esperienza della meraviglia? Sorge di fronte all’eclatante, al manifestamente bello, significante?
Può darsi. Nella visione comune immaginiamo sia così. Nella nostra esperienza non possiamo parlare di questo, ma di qualcosa d’altro.

continua..

Essere e divenire: siamo un soffio di vento

“Anche l’inscrizione nella coscienza è un’altra illusione”.
La puntualizzazione di Eddy al post dell’11.1 mi stimola delle riflessioni. La nostra formazione è avvenuta in vie non duali: lo zen e la Via della conoscenza. La logica e l’esperienza dell’approccio non duale è fondata sull’essere e poco si interessa del divenire, della trasformazione, del cambiamento.

continua..