Se mi fermo a osservare e ad ascoltare, vedo il fiume ininterrotto di pensieri, di emozioni e sensazioni. Se li lascio scorrere senza trattenerli, affiora la percezione di uno strato più profondo, silenzioso e vasto.
In evidenza
La sfida del Ciò-che-È e i cinque strumenti
Che la mente/identità generi una realtà illusoria è dato acquisito.
Che il sentire operi allo steso modo, è oggetto di discussione.
La visione esterna, la percezione interna del Reale, il vivere pienamente
Il Reale è un grado d’esperienza e di consapevolezza; il reale è un grado diverso.
Il primo è sperimentabile prevalentemente attraverso i sensi del sentire, il secondo attraverso la prevalenza dei sensi dei corpi transitori.
L’adulto della Via, il monaco
Adulto della/nella Via è, a mio parere, colui/colei che realizza la sua esperienza incarnativa saldamente ancorato alla ricchezza formativa dell’esperire nel divenire, e altrettanto radicalmente è aderente alla consapevolezza e alla comprensione d’Essere uno e indivisibile dal Principio-che-tutto-è.
Zazen è divenire consapevole dell’identificazione, conoscerla, superarla
Cos’è l’identificazione? L’adesione statica e durevole a ciò che si pensa, si prova, si agisce.
L’immobilità, l’osservazione, la neutralità che presuppone e illumina lo zazen, ci permettono di vedere questa adesione, di conoscerla e di decidere di non coltivarla, non in zazen, almeno.
Il superamento della via spirituale ed esistenziale
Muovo queste considerazioni a partire da un post in “Si fa sera” di Roberto DE.
Roberto DE parlava di Berrino, della salute, dell’alimentazione, della cura di sé.
Qui voglio parlare dell’approccio dei mille Berrino e di quello mio personale alla vita.
La Trasfigurazione del monaco: dall’imprinting all’ordinario dei giorni
Marco 9, 2-13
2 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo, Giovanni e li condusse soli, in disparte, sopra un alto monte. E fu trasfigurato in loro presenza; 3 le sue vesti divennero sfolgoranti, candidissime, di un tal candore che nessun lavandaio sulla terra può dare.
Tutto è Ciò-che-È, ma è anche imparare e trasformarsi
Stralci di una discussione interna fondamentale.
Non è questione nuova per noi, è il nostro paradigma.
Affinché ci sia l’esperienza del Ciò-che-È, non deve esserci centralità soggettiva.
Ma può contenere un pericolo: il Ciò-che-È può divenire lo strumento della rimozione.
Esistono situazioni in cui la centralità soggettiva è necessaria e indispensabile. Rob
Imparare a vivere il Ciò-che-È
Dedicheremo la seconda parte di quest’anno alla pratica del Ciò-che-È.
È accessibile a noi questa esperienza? Quali sono gli ostacoli e da cosa sono determinati, nel quotidiano?
Il ritmo delle giornate del monaco
Il ritmo di una giornata è come la colonna vertebrale di una persona: rende possibile il compiersi della vita. Per dei monaci che vivono nel mondo, come molti di noi, e non hanno il sostegno dello scorrere ritmato della vita entro le mura di un monastero, può risultare complesso l’essere sostenuti e condotti dal ripetersi sempre uguale degli appuntamenti nelle ore del giorno e della notte.