La disciplina è la capacità di tornare all’essenziale del proprio processo esistenziale: se in me scatta il meccanismo dell’abbandonato, bisogna che lo veda mentre accade e che sappia interpretarlo per quel che è.
In evidenza
Smascherare la mente attraverso la mente [sentiero24]
Cosa fa sì che si amplifichino in un individuo le condizioni per il Vuoto, per l’Accogliere, per l’Indiviso?
L’affievolirsi dell’identità? La sua marginalizzazione? Lo scomparire?
Quando diventa chiaro, compreso, sentito, vissuto, che vivere è sperimentare l’Assoluto, l’interpretazione mentale dov’è?
Vivere è comprendere l’Assoluto [sentiero23]
Non c’è possibilità di superamento del limite consapevolmente se non c’è chiarezza sulla sua origine. D’altra parte, la vita non è altro che superamento del limite; di conseguenza, che noi si sia consapevoli o inconsapevoli, comunque oltre il limite andremo.
Perché i limiti sono diversi da persona a persona? [sentiero22]
I limiti ci sono per tutti, chiaro, i veicoli sono contemporaneamente possibilità di manifestazione della coscienza e limite, ma in ognuno in grado diverso? Come si spiega o è fortuna? Si può fare qualcosa per l’altro da sé?
L’edificazione dell’immagine di sé [sentiero21]
Il bisogno di essere riconosciuti, confermati, come sorge? Direi che il bisogno di essere riconosciuti si manifesta appena alla consapevolezza sorge un’immagine di sé: ho un corpo che percepisco come altro da quello di mia madre; ho delle sensazioni e delle emozioni che ugualmente percepisco come altre.
I limiti posti dall’identità [sentiero19]
Se la nostra visione della realtà fosse meno romantica potremmo dire che tutto ciò che ci sembra di essere non è altro che una combinazione molto vasta di stringhe di dati. Allo stesso modo possiamo dire che la mente non è altro che un meccanismo e come tale è progettato, costruito, eseguito.
Coscienza e identità hanno fini diversi [sentiero16]
Ma che cosa significa imparare? Significa conoscere se stessi e vivere la trasformazione conseguente. Anche questo è semplice: imparo ciò che non so attraverso il processo del conoscermi.
Per chi lo fai? Per te, per l’altro?
Ogni sapientone, me per primo, ha usato questa interrogazione nel tentativo di comprendere la radice del proprio/altrui egoismo e centralità. Ma se la domanda fosse sbagliata?
La consapevolezza unitaria, il limite del concetto di identità
Chi è consapevole di cosa? L’identità è consapevole di sé? Ma se non esiste l’identità come corpo, quel livello di consapevolezza non può che essere una risultante. La risultante di cosa, di quale processo?
La vita ci mette il necessario sotto gli occhi [sentiero15]
Imparare per me ha corrisposto a uno stemperarsi delle emozioni che, spesso, nella fase di definizione dell’identità, sono state sovrastanti. E il processo è stato ripetere e ripetere, sperimentare e sperimentare, osservare e osservare, sentire e sentire. Però il momento in cui si impara sembra quasi invisibile.