Ciò che ci rende uguali

Vorrei approfondire la riflessione sulla normalità avviata dalla domanda di Elena a commento del post su Krishnamurti.
La nostra cultura, la mente, vedono la persona e il modello, l’archetipo esteriore, di appartenenza: così appare, così alla mente sembra che sia.

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Lo sguardo equanime

Nei giorni scorsi mi sono trovata nell’orbita di una persona impietosamente ingabbiata nell’individualismo.
Impigliata in una descrizione identitaria prepotente, schiacciante, aggrappata alle cose, arida, sfiduciata, fragilissima, ciecamente opportunista.

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Dimenticarsi di sé

Quando esci dalla stazione di Cadorna, salendo le scale sulla sinistra c’è una rientranza dalla quale viene un intenso odore di orina.
Quel’odore è la chiave: parla di vita, di attese, di giocattoli in vendita, di precarietà.

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Il gesto, l’altro

E’ ancora notte quando l’operaio entra nella sua officina e si mette al suo banco.
Ha una morsa, una lima e un pezzo di ferro su cui lavora da sempre.
Il suo lavoro non consiste nel dare una forma al ferro, ma nel compiere il gesto del limare in modo che lui, la lima, la morsa e il ferro vibrino assieme di un’unica nota. 

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Specchiarsi in un gesto

Una donna ha fatto un gesto.
Non importa quale.
In quello che ho visto, nella scena per me,
c’era un gesto che corrispondeva alla priorità di affermare sé.

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Liberi di rifiutare

La mia unica attività professionale è lo Yoga, però l’altro giorno è avvenuta un’eccezione.
Mi è stata chiesta una traduzione: ambiente universitario, amici di amici che non sentivo da anni, massima urgenza.

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Uscire

Carcere di Bollate, un venerdì qualunque.
In attesa della lezione entro nella cella-biblioteca del primo reparto.
Mi siedo a terra e mi appoggio al muro. Ho l’influenza.

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Fermati

Attraverso un parco milanese per raggiungere la casa di un’amica.
Un’ora di strada.
Ho deciso di andare a piedi perché dopo il temporale ritrovo l’odore della terra bagnata e delle foglie.

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