Possiamo recare danno ai nostri figli?

Commenta Maria al post Amare non è dire si, non è soccorrere, non necessariamenteMi Chiedo quali siano i risvolti di tutto ciò in ambito educativo: come posso non influenzare con il mio comportamento un piccolo? È rassicurante pensare che comunque tutto serve alla sua evoluzione, ma ciò non deve frenare la spinta a migliorare dei comportamenti che avvertiamo inadeguati.
Due livelli di interpretazione sono possibili:
– un figlio è sempre nella famiglia che gli è necessaria e nella relazione che gli è funzionale;

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Amare non è dire si, non è soccorrere, non necessariamente

Ciò che cerchiamo di dare, o di non dare, all’altro comunque parla sempre di noi.
Osservo con molta attenzione l’impulso a dare, come la paura di farlo: qui voglio parlare dell’attitudine interiore che porta alcuni a dare ripetutamente e con apparente naturalità.
Comunemente affermiamo che il dare, il prendersi cura, il sostenere siano espressioni dell’amore che ci muove e attraverso quelle disposizioni e quei gesti prende forma: può darsi che sia così, ma non sempre e non comunque.

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Del karma delle genti e del non grattare la pancia all’orso

A te che fuggi da condizioni di vita miserabili abbandonando la tua terra natale e, spesso, anche i tuoi cari, venendo meno alle esperienze, obiettivamente dure da affrontare, che la vita ti ha proposto, non credere, così, di poter sfuggire alle tue necessità evolutive, e cerca di renderti conto che non è mai veramente possibile discostarsi da esse…(Dall’ultimo messaggio del Cerchio Ifior)

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L’amore non conosciuto e non compreso che diviene violenza

Chiede Mariella commentando il post Il tempo necessario per contemplare il reale: “Questo vuol dire che anche dietro la violenza, lo sfruttamento, la tortura, ogni efferatezza c’è un impulso d’amore che ti spinge ad agire? Il deficit di comprensione produce un cambiamento di segno?”
Prendiamo il caso di un uomo che usa violenza alla propria compagna: se ascoltiamo ciò che afferma, vedremo che è convinto di agire per amore e, dal suo punto di vista, è certamente così non avendo tutti dell’amore la stessa comprensione.
Dal nostro punto di vista la sua modalità è aberrante ma, d’altra parte, una moltitudine di noi si gira dall’altra parte di fronte al dramma delle guerre, delle carestie, delle migrazioni: siamo più evoluti dell’uomo dell’esempio, ma siamo dei bruti in merito a tante altre questioni.

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Il ciclo del vivente che da amore torna ad amore

“Tu creatura, chi sei?
Tu sei ciò che dai agli altri
Tu sei la compassione che sai donare a chi sta soffrendo.
Tu sei la dolcezza che trasmetti a chi è amareggiato
Tu sei il sorriso che porgi a chi è infelice
Tu sei tutto quello che di te agli altri arriva
Tu sei
Tu, da solo, non sei nulla, creatura
Tu sei

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Una responsabilità prioritaria: non alimentare l’inimicizia

Questo tempo è attraversato da correnti di inimicizia molto forti, molto pervasive e che intessono gli animi e le relazioni.
Non descriverò qui i mille volti di questa inimicizia, sono più che evidenti anche agli occhi dei meno accorti.
Voglio invece parlare della responsabilità di chi ha compreso l’importanza e la delicatezza di questo tempo di transizione per le coscienze.
Mi risulta incomprensibile e non accettabile l’atteggiamento di quanti si voltano schifati di fronte all’essere attuale del mondo: non comprendo la presunzione che sostiene quella avversione, non condivido il tirarsene fuori, la critica di chi non si misura con i processi.

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Il vero dare e il bisogno esistenziale dell’altro

Il piacere di ricevere un grazie, una gratificazione è un sentimento umano e normale. Tuttavia è importante riuscire ad andare oltre a questo, è importante poiché riuscire a dare ciò che si sente agli altri senza aspettarsi una risposta positiva, significa aver veramente compreso interiormente che l’importante è il dare e non il ricevere.
Capire questo significa perdere molte delle tensioni che ognuno di voi avverte nel corso delle proprie giornate: molto spesso vi adirate con gli altri perché non vi rispondono come sarebbe, magari, anche giusto che vi rispondessero: molte volte tramutate in astio un passo che avete fatto soltanto perché la persona verso cui vi siete rivolti ha rifiutato l’incontro con voi, o il vostro aiuto, o le vostre parole, arrivando a definirla superba, o stupida, o via dicendo.

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La vita oltre l’identificazione con il limite

Se rimaniamo identificati con una certa lettura di noi, con quello che riteniamo d’essere, siamo perduti.
Se trascorriamo i giorni, i mesi e gli anni ad ascoltare il rumore delle nostre identità, è come se mai ci affacciassimo fuori di casa posando lo sguardo sulla terra e sul cielo, sugli esseri e sui processi che li coinvolgono.
Il bilancio di una vita trascorsa ad occuparsi di sé è triste e, mi viene da dire, misero.
Occuparsi della trasformazione del proprio sentire, è quell’occuparsi di sé meschino?

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La fiducia: il controllo, la resa, la compassione

Scrive Michela commentando il post La sfiducia nella possibilità di cambiare la propria realtà: In questo momento della mia vita ho proprio bisogno di perdere il controllo e di smettere di volere controllare […]. Sono giunta al mio limite, lo sto vivendo e sono consapevole (?) che questa lotta può finire solo nella resa e nella fiducia […]. Non è facile e mi sembra di non riuscire a cambiare anche se so che devo e posso cambiare…perché? Allora non ho realmente compreso?
La fiducia matura con la comprensione. Di cosa?
Del fatto che non siamo noi il centro dell’universo.

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