L’orizzonte della stabilità interiore e la chiara visione

Definisco stabilità interiore quella condizione emotiva, cognitiva ed esistenziale in cui un naturale fluttuare appoggia sulla chiara visione del proprio procedere esistenziale ancorato ad una visione unitaria di sé e della vita.
La chiara visione del personale procedere sorge quando si esce dalle nebbie dell’ignoranza e si diviene capaci di decodificare quanto il presente porta come insegnamento e quanto come semplice presa d’atto.
La chiara visione nasce dal discernimento dei fatti, delle reazioni personali conseguenti e dalla capacità di non nascondersi di fronte alle proprie responsabilità, affrontando ciò che va affrontato e alleggerendo su ciò che lo richiede.

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La pratica della presenza al Reale che viene e che è

Proseguiamo l’argomentare iniziato con Le fondamenta della vita interiore e di quella spirituale.
La pratica della presenza al Reale che viene e che è costituisce la radice della vita spirituale: il cammino di conoscenza, consapevolezza e comprensione matura in una pratica che si dispiega nell’insieme del vissuto quotidiano ed esistenziale.
L’esperienza della presenza al Reale è il frutto dell’attitudine meditativa che prende la forma:
– dell’ascolto;
– dell’osservazione;

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Atteggiamento meditativo, disposizione contemplativa, azione

– Atteggiamento meditativo: la disconnessione da ogni identificazione attraverso il ritorno a zero attuato con un impulso volitivo.
– Disposizione contemplativa: la risultante di una vasto complesso di comprensioni unite al frutto della disconnessione e del superamento organico dell’identificazione; non comporta impegno volitivo. La disposizione contemplativa attraversa l’essere vuoto di soggetto.
– Azione: l’attitudine al fare, all’operare, al controllare e al modificare la realtà.

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L’operaio della via interiore conosce il lavoro quotidiano

Quando l’operaio della via si alza il mattino, non ha bisogno che qualcuno gli ricordi l’opera che l’attende: sa che le ore che ha davanti gli presenteranno ciò di cui abbisogna per conoscere, divenire consapevole, comprendere.
E sa che tutto il necessario a lui verrà portato dalla presenza dell’altro: la persona con cui vive, i figli, i colleghi di lavoro, i genitori, gli amici.
L’operaio della via, quando si alza, non pensa già alla sera, quando il suo turno sarà finito e potrà riposarsi; non pensa a domani, non vede domani nel suo orizzonte perché sa, ha compreso, che tutta la realtà è rappresentazione e le basi della rappresentazione di domani si gettano nella presenza di oggi.

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Senza pratica meditativa il cammino spirituale è fragile

Intendo per cammino spirituale il percorso esistenziale consapevole che da ego ci conduce ad amore, di comprensione in comprensione.
Intendo per pratica un complesso di disposizioni, attitudini e attuazioni:
1- calare nel proprio quotidiano il paradigma che si va seguendo e perseguendo e di questo, in particolare, il superamento della disposizione della vittima;
2- divenire artefici consapevoli e responsabili di ogni aspetto della propria vita;
3- cercare la coerenza possibile a sé, che è sempre in divenire, tra il sentire, il pensare, il provare e l’agire evitando accuratamente di dire e professare quanto non si è in grado di applicare;

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L’ecologia della mente nella via spirituale

Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Genesi 3, 9-10
Il “dove sei” non è certo rivolto alla collocazione fisica, la domanda investiga dove l’uomo ha appoggiato la propria attenzione, la consapevolezza e la relazione che intrattiene con sé e il proprio interiore.
“Ho paura e sono nudo”: nudo davanti ai miei limiti, bisogni, desideri, giudizi, aspettative; pieno di paura perché privo di strumenti per governarli e temo di esserne travolto.

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I passi dell’unificazione

La funzione di un cammino come il Sentiero è quella di accompagnare incontro a sé: dal processo di conoscenza-consapevolezza-comprensione scaturisce poi l’esperienza dell’unificazione.
Ogni persona incontra il cammino, la via adatta a sé: la coscienza la conduce là dove è bene per essa.
Nel Sentiero non ci occupiamo dei primi passi, normalmente giungono persone che hanno già nel sentire i codici di base della via interiore.
Se una persona non ha le basi della via, se le procura là dove le è possibile e necessario. Per parte nostra offriamo un percorso introduttivo Le basi della conoscenza e della consapevolezza.

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La meditazione, strumento e fatto gratuito

Commenta Serena nel post La necessità della pratica meditativa e della disconnessione: Non sono sicura che per me la meditazione sia una pratica di gratuità, dovrebbe esserlo?! In realtà è un mezzo che mi permette di allenarmi alla disconnessione, alla maggior consapevolezza. Vero è che il fine è nobile, ma cos’è la vera gratuità?
Le persone della via praticano la meditazione come strumento e come fatto, come pratica gratuita.
Come strumento appartiene al divenire ed ha un grado variabile di gratuità.

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