La meditazione senza scopo

Questa riflessione parte da un commento al post sulla meditazione quotidiana.
Quando si inizia a praticare la meditazione esiste sempre uno scopo, un obbiettivo. Dire che questo è nell’ordine delle cose: un bambino desidera divenire grande; un operaio fare lavori più creativi e gratificanti.
Un ricercatore dell’interiore desidera migliorare se stesso, cambiare, magari scomparire ma, comunque, desidera.

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La necessità di una pratica meditativa quotidiana

Può un cammino interiore, spirituale ed esistenziale, non appoggiare su una pratica meditativa quotidiana?
Non credo, non fino ad un certo punto almeno. Vedo, purtroppo, molta approssimazione e molto dilettantismo su questo tema; molta superficialità.
Se si ha caro il proprio cammino, si è anche compreso che è necessario un ancoraggio quotidiano, un fermarsi e risiedere, un azzerare i contenuti della mente e di tutto ciò che l’identità tende ad aggiungere al reale, al ciò che è.

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meditazione

Un intensivo di contemplazione, meditazione, formazione nel cuore dell’inverno

Dal 16 al 18 gennaio 2015 saremo al monastero di Fonte Avellana per l’intensivo di contemplazione, meditazione, formazione: nel cuore dell’inverno, dopo il periodo delle feste che, forse, per alcuni di noi è stato di eccessiva esposizione, compiamo il gesto del ritorno a sé, in uno spazio fatto di discrezione, misura, equilibrio.
L’inverno, per sua natura, induce al gesto consapevole, all’espressione misurata, allo stare protetti nell’intimità.
Una piccola comunità di persone che per tre giorni si ritrae dal mondo e si ritrova per ascoltarsi, per accogliere, per risiedere in ciò che accade è una benedizione, un dono per sé e, forse, anche per gli altri.
Il sabato la nostra giornata inizia con l’alzata alle 5, per sederci in zazen alle 5,30: il fruscio appena udibile delle persone che si dispongono ai loro posti, il silenzio assoluto, la battaglia contro il sonno, lo stare nella gratuità perché a nulla serve zazen. La luce del giorno che pian piano avanza, la capacità di rimanere desti ormai stabilizzata, il pensiero che si è arreso, la pretesa di fare bene divenuta irrilevante, l’accoglienza senza condizione di ciò che c’è, così come è.
L’aria tersa del monte, il freddo che morde, i passi che si succedono, il vuoto interiore senza alcun condizionamento durante la passeggiata meditativa sul monte.
L’incontro durante i pasti, il calore e l’odore dei cibi, la fraternità leggera, la comunione profonda: esseri che sono entrati portando un nome e man mano che sono scesi nelle viscere dello stare, lo hanno perduto.
Rimangono solo gesti, parole, silenzi, il vapore della tisana durante la cerimonia della condivisone, la comunione dei sentire.

Foto di Roberto D’E.


matite

La formazione dei bambini alla consapevolezza, alla collaborazione, al rispetto, al silenzio

Inizia oggi il Laboratorio della creatività consapevole per bambini; inizia anche un cammino lungo di conoscenza, di collaborazione e di relazione tra le educatrici e i genitori dei bambini presenti.
Abbiamo lavorato con dedizione perché si giungesse a questo avvio: per noi è importante che i bambini possano entrare in contatto con un ambiente che funziona secondo logiche molto diverse da quelle che caratterizzano il mondo nel quale cresceranno:
– la conoscenza e la consapevolezza di sé;
– il rispetto dei bisogni dell’altro;
– il rispetto per ogni aspetto dell’ambiente nel quale sono inseriti;
– lo sviluppo della capacità di fare le cose assieme collaborando, condividendo;
– l’acquisizione di una sana relazione con il proprio corpo e le sensazioni che da questo sorgono;
– lo sviluppo di un pensare ordinato e di una sfera emozionale ampia, consapevole, conosciuta;
– l’acquisizione di una capacità di fare, di trasformare l’intuizione in pensiero e questo in azione;
– l’esperienza dell’equilibrio interiore, della discrezione, del silenzio, delle basi dell’atteggiamento meditativo e contemplativo.
Sappiamo che ciò che sperimenteranno qui, nel tempo, si iscriverà in modo indelebile nel loro interiore e, in virtù anche di quanto qui avranno sperimentato, potranno transitare nelle loro vite con maggiore consapevolezza, con un un minore tasso di dolore e, forse, potranno dare il loro contributo affinché il cammino di tutte le persone sia più armonioso, meno conflittuale, più attento alle esigenze comuni e dell’ambiente che le ospita.
Immagine da: http://openphoto.net/gallery/image/view/24563


La meditazione che si incarna nel gesto gratuito: allenarsi alla gratuità, all’assenza di scopo

Praticare la gratuità come forma meditativa, come pratica personale, come disposizione interiore coltivata nel quotidiano, nell’ordinario.
Darsi tempo e donare il proprio tempo: una, due ore a settimana, o al mese, per immergersi nell’esperienza del fare e dell’accadere, qualunque sia la mansione, rimandendo ancorati a ciò che viene, coltivando il silenzio, la fiducia, l’abbandono, la dedizione.
Uno zazen in movimento: niente di meno, niente di più.
La pratica della gratuità ci trasforma nel profondo: superata la resistenza iniziale diviene la vita oltre il condizionamento, quel lasciarsi condurre liberi dall’ingombro di sè.
Se vuoi, se pensi che possa fare per te, dai la tua disponibilità compilando il modulo che segue: quando avremo bisogno di una mano per dei lavori all’Eremo dal silenzio, o altrove, ti contatteremo e potrai renderti disponibile, oppure no, senza vincolo.
Saranno piccoli impegni ma, uno dopo l’altro, ti alleneranno, ci alleneranno ad operare dimentichi dei nostri scopi, delle nostre finalità: impareremo a vivere le situazioni e a fare le cose semplicemente, per la semplice ragione che si presentano, senza scopo personale alcuno.

Qui trovate i lavori programmati per il sabato e potete dare la vostra disponibilità


Per informazioni puoi scriverci

[contact-form-7 id=”13564″ title=”Praticare la gratuità”]


essenziale

Il cammino nell’essenziale, gruppo del sabato: meditazione e formazione all’Eremo dal silenzio, San Costanzo (PU)

Un percorso formativo permanente, una volta al mese, dieci mesi all’anno:
15,40-16,20 meditazione guidata statica e dinamica
16,20-17,30 esposizione del tema e discussione
17,45-18 meditazione guidata statica e dinamica
18-18,40 approfondimento di un tema della via spirituale, della conoscenza di sé, della relazione con l’altro, dell’essere della vita.
Il calendario.

Il percorso è accessibile anche a persone che non hanno confidenza con il Sentiero contemplativo purché siano disposte ad integrarsi, con la dovuta pazienza e disponibilità, nel cammino.

E’ necessario arrivare alle 15,30 e non oltre, muniti di sgabello o cuscino, tappeto da palestra, coperta.
E’ richiesta continuità di presenza.

Per iscriversi compilare il modulo seguente:

Le immagini dell’intensivo di meditazione e contemplazione del 25-27 luglio 2014 al monastero di Fonte Avellana

Grazie alla dedizione di Roberto D’E possiamo rivivere alcuni momenti, alcune scene dense di sentire e di condivisione vissute nell’ultimo intensivo di meditazione, contemplazione, formazione, silenzio al monastero camaldolese di Fonte Avellana.
Vi ricordo che in questa pagina potete scaricare la lectio del priore Gianni Giacomelli: “Può il cristiano uccidere il Cristo se lo incontra? E se lo fa, che cosa gli resta?
(E’ necessaria la password per accedere, richiedetecela).

La natura della trascendenza, l’esperienza della disconnessione, l’equivoco della meditazione

Chi trascende che cosa?
Io trascendo il mio limite? Lo vedo, ne sono consapevole e poi? Appoggio la consapevolezza su altro? Mi focalizzo sul respiro, sulle sensazioni, su un contenuto concettuale, sapienziale, spirituale?
Prendo atto che il limite esiste: basta così?
Oppure osservo quel limite e cerco di imparare da quello che mi porta, che mi induce a fare, ad essere?
Se osservo ed imparo, inizia il cammino del capire che conduce all’essere consapevole e sfocia nel comprendere.
Se osservo e basta, che cosa inizia? Una disconnessione. Ma la disconnessione se non è legata all’analisi dell’insegnamento che quel limite porta, è semplice rimozione: vivo una vita di pratica della meditazione, della contemplazione – entrambe incernierate sulla disconnessione – e in me cambia poco, pochissimo.
Se la disconnessione non è associata in modo indissolubile alla via del “conosci te stesso” è pura rimozione.
Se la meditazione è solo pratica dell’adesso non germoglia in altro, se non in modo residuale.
Se la meditazione cammina assieme all’insegnamento che sorge dalla pratica del limite, fiorisce in contemplazione.
La contemplazione esiste solo nel ventre dell’immanente: nell’adesso illuminato dalla conoscenza, dalla consapevolezza, dalla comprensione fiorisce la scomparsa del soggetto che conosce, che è consapevole, che comprende.
Ha un senso la pratica della meditazione? Si, se è integrata nel complesso processo del conoscere, essere consapevoli, comprendere.
Si, se è integrata in un paradigma, in una lettura della realtà personale e sociale.
Ha senso relativo quando è consumata come esperienza tra esperienze, disgiunta dal processo di conoscenza-consapevolezza-comprensione, praticata per rilassarsi, concentrarsi, divenire efficienti.
In altri termini, ha funzione relativa tutte le volte che viene utilizzata e vissuta in un’ottica mondana e utilitaristica.
Un esempio. Anni fa tenevo delle meditazioni guidate tutti i sabati; venivano diverse persone e tornavano a casa rilassate e centrate: mi sentivo un bancomat del benessere, ho smesso.
Non mi interessava, non mi interessa far star bene le persone, mi interessa dare il mio minuscolo contributo perché possano trasformare se stesse e le proprie vite e questo non necessariamente avviene “stando bene”.

Immagine da: http://goo.gl/swaFVl