Una persona della via interiore ha una duplice necessità non derogabile:
– praticare la consapevolezza e la disconnessione dai contenuti mentali ed emotivi dopo che di essi si sia sondata la portata;
– praticare la gratuità della meditazione.
Ho precisato che queste sono necessità non derogabili, cosa significa?
Una via non è semplicemente un cammino di conoscenza e consapevolezza: è un procedere assieme ad altri, è un muoversi all’interno di un processo di unificazione che ha le sue logiche, le sue ecologie, la sua igiene interiore.
Meditazione
La vita come meditazione.
Allinearsi al sentire
Come sapete, l’umano non manifesta nel corso dell’incarnazione il sentire effettivamente conseguito, ma solo una porzione di esso, quella necessaria a sostenere le esperienze che deve affrontare.
Allinearsi al sentire significa essere in connessione con il realmente compreso, con il sentire che costituisce e struttura il corpo della coscienza aldilà delle contingenze della incarnazione corrente.
L’allineamento al sentire è possibile con un basso tasso di identificazione: questa è la prima condizione.
Fermarsi e tacere
Il sabato molti non lavorano, la domenica quasi nessuno. Se non ci sono necessità urgenti, possono essere due giorni di raccoglimento, di gesti misurati e di poche parole.
Di ridotta frequentazione, di tempo per stare in solitudine: osservando, ascoltando, tacendo.
Affrontare la giornata sentendosi compenetrati da un silenzio che ci attraversa e ci pervade: il silenzio di noi, dei nostri bisogni, dei nostri lamenti.
La meditazione e lo scomparire
Dice Alessandro commentando il post L’illusione di una mente intossicata: La disconnessione senza indagine del simbolo e delle cause che ci muovono porta alla rimozione ma non alla comprensione e quindi quelle stesse cause vengono ributtate più in profondità, nel buio, dove possono lavorare indisturbate. E’ quello che intendevi?
Si, intendevo proprio questo. Dal nostro punto di vista la meditazione, e con essa la pratica della disconnessione, ha senso se è inserita nel più vasto complesso del conosci te stesso, nel processo del conoscere, divenire consapevoli, comprendere.
Al centro c’è questo processo, non la meditazione, questo deve essere chiaro.
Zazen è consapevolezza simultanea
Zazen è la consapevolezza simultanea del sentire, del contenuto mentale e di quello emotivo e sensoriale: tutti i piani del’esistere sono simultaneamente presenti alla consapevolezza durante zazen.
La consapevolezza recepisce, prende atto, lascia fluire.
La persona che vive in modo preponderante la propria mente, o la propria emozione, durante zazen può vivere un riequilibrio ma, spesso, quella persona si ribella alla staticità della postura, ai tempi lunghi, all’accadere insignificante: è abituata alle sollecitazioni della mente e dell’emozione, è avvezza ad alimentarle, o a combatterle.
Sedere insieme in zazen
Ieri a quest’ora eravamo seduti in zazen. La luce del tramonto e il silenzio ci hanno accompagnati.
Al termine non ci sono state parole, ognuno è tornato a casa portando con sé il raccoglimento di quell’ora.
Sedere insieme in zazen è l’essere assisi nella gratuità: praticare senza scopo, semplicemente stare.
Praticare zazen è praticare l’Essere: il film della vita scorre e non c’è adesione, né identificazione.
I pensieri sono solo pensieri, le emozioni solo emozioni, la vita solo vita.
Sedere in zazen è la libertà dal condizionamento che diviene fatto, esperienza tangibile.
La meditazione e l’atteggiamento meditativo
1- In questo preciso istante, dove è appoggiata la consapevolezza?
2- C’è la disposizione a lasciar andare, a non trattenere, a non indugiare sull’oggetto della consapevolezza?
3- Se lascio andare, dovendo comunque esserci un punto focale, dove si appoggia allora la consapevolezza?
4- Sulle sensazioni, la piattaforma base di tutto l’esistere.
Questo processo è valido a patto che poi le sensazioni non divengano il nuovo indugio.
Il processo descritto è quello dell’atteggiamento meditativo che accomuna un po’ tutte le pratiche meditative: il punto focale può essere rappresentato dal respiro, da un oggetto, da una parola invece che dalle sensazioni, ma la sostanza è quella.
Le buone abitudini nella via spirituale
Le buone abitudini si inscrivono nell’interiore.
La coltivazione della consapevolezza diviene un’attitudine e un’abitudine.
La disconnessione diviene un’abitudine.
L’interrogarsi sul tasso di egoismo che ci attraversa, diviene un’abitudine.
Il considerare se ti ho ferito, danneggiato, usato diviene un’abitudine.