Domenica 18 marzo 2012, dalle ore 9 alle 17,
a Como, presso la Palestra Centro
Seminario del Sentiero contemplativo sul tema:
Pensiero, emozione, azione come fatti a sé stanti,
non collegati tra loro.
L’esperienza della disconnessione fulcro della pratica della meditazione.
Dal lasciar andare senza fine sorge l’atteggiamento meditativo che, pian piano, si struttura nel nostro quotidiano fino a pervaderlo.
Meditazione
La vita come meditazione.
Nel divenire, vivere l’essere
Tendiamo a interpretare e a vivere il divenire e l’essere come antitetici.
Il divenire è l’essere, non altro. Cosa significa? In sé il divenire è costituito di fotogrammi, di istantanee: il collegare un fotogramma ad un altro genera il divenire e questa giunzione la operano sia la mente che alcuni aspetti della coscienza.
Movimento Autentico a Pisa, con Federica Pinna
Un percorso dentro l’essere corpo, sensazione ed emozione, presente che accade.
Un esserci senza condizione e senza resistenza;
un accadere nella più completa gratuità.
Una meditazione in movimento, la contemplazione di ogni aspetto dell’accadere. A Pisa dal 13 novembre (vedi il programma)
Aforismi di Suzuki Roshi
“Fareste bene a essere contenti per le erbacce che avete nella mente, perché in definitiva la vostra pratica ne sarà arricchita”.
http://www.meditare.net/drupal/aforismi/aforismi-di-shunryu-suzuki-roshi
Meditazione su ciò che ci lega
Infinite connessioni
legano il mio essere al tuo,
ma io non indago più
ciò che mi unisce a te,
chiunque tu sia.
Non mi occupo di questo,
non vado esplorando
né la materia, né l’energia
e nemmeno ho il problema
di dimostrare ciò che sperimento.
Non ho nulla da provare,
non alcun interesse a che tu
condivida la mia comprensione.
Non do’ un valore alla tua comprensione
e non lo do’ alla mia,
posso solo inchinarmi al molteplice
manifestarsi di quella che chiamiamo realtà.
Ma ho compreso che non c’è
alcuna realtà, umanamente intesa.
C’è altro prima del film,
lì appoggia il mio sentire
e mi dispongo come una campanula
alla brezza umida di questa primavera.
Meditazione, contemplazione e vita
Meditazione, contemplazione e vita
hanno prodotto un deserto.
Ogni aspetto che ti collegava alla vita
è scomparso: non è venuta meno la vita
ma quel senso di te, di esserci,
di avere un significato,
ed è rimasta solo la vita
come accadere privo di connotazione.
Se non c’è più il viandante
non dovrebbe più nemmeno esserci la via,
ma hai dei dubbi su questo.
Che cos’è la via?
Quell’essere trasformati nel sentire di coscienza.
Non sei mai appartenuto a niente:
per te la via non è mai stata sequela,
condivisione od altro; è sempre stata
quel movimento interiore e niente altro.
Oggi che puoi parlare di te solo usando
le immagini del deserto, stai lì, seduto
sulla sabbia, non hai niente da dire
ma avverti ancora quel movimento
estremamente sottile in te,
quei passaggi infinitesimali
nel corpo del tuo sentire.
Se osservi il laghetto sotto casa
con le canne, le gallinelle con i piccoli,
le libellule, le rane e il loro canto serale,
hai l’immagine di un organismo
che va componendosi in un equilibrio
ed in un’armonia autentici.
E’ metafora di te, ma cos’è quell’armonia?
Essere, semplicemente essere.
Esistere senza connotazione
nella lucida consapevolezza
che l’esistere è sempre nuovo,
mai uguale a se stesso,
ogni giorno più vasto.
Meditazione sull’attenderti
Ti aspettavo.
Ero un bambino schivo
e fuggivo nei campi quando
veniva qualcuno in casa.
Lunghe giornate nella solitudine,
nell’ombra, pronto a nascondermi.
Ti aspettavo e non lo sapevo.
Sono venuti poi gli anni
dell’allenamento più intenso;
oggi mi fa tenerezza guardare
a quel ragazzo e a quella lotta
così dura con la mente.
Ti aspettavo
e cominciavo a vedere che cosa
mi separava da te.
Ricordo un campo di raccolta stracci
e la mente che cominciava ad ordinarsi.
Ti aspettavo
e la vita bussava.
Anni e anni con lo sguardo,
rivolto verso il fuori
a discutere di una possibilità nuova.
Ti aspettavo
ma non sapevo da dove saresti venuta.
Poi lo sguardo ha cominciato
a farsi interiore,
a tentoni ti ho cercato.
Ti aspettavo,
non eri lontana.
Ho incontrato lo zen
e mia figlia quasi insieme,
ho riconosciuto il tuo bussare,
ero a casa mia.
Da allora lo sguardo si è fatto
ogni giorno più chiaro
e, da allora, ho iniziato a perdere,
consapevolmente, pezzi di me.
Ho perso, forse sono un po’ distratto,
tutto quello che avevo incontrato,
ma non ho più tolto lo sguardo da te.
Man mano che le esperienze passavano,
non ti aspettavo più, eri li,
potevo cominciare a detendermi.
Avevo vissuto in una tensione continua
verso un qualcosa, un senso,
ed ora quel senso cominciava a prendere forma.
Ti ho incontrata in tutti i miei giorni,
in tutte le mie notti,
in tutti coloro che sono arrivati qui
con una domanda.
Ti incontro ad ogni respiro,
ad ogni movimento dell’aria,
in ogni ombra,
in ogni fruscio tra l’erba.
Non ho più quell’ansia
che mi rodeva,
non ho bagaglio,
non ho direzione,
sono qui e tu sei qui
e io non so proprio chi sono,
ma so abbastanza bene
chi sei tu.
Dedicato a tutti coloro che ti aspettano
perché possano perseverare.
Meditazione sul determinante
Accade proprio ora
quel piccolo fatto
che, parlando di sé,
ti interroga.
In sé, quel fatto,
è solo un fatto
e racconta solo di sé;
quando lo interpreto,
e sempre lo interpreto,
allora inizia a parlare di me.
E cosa dice di me?
Poche o tante cose,
dipende, ma in tutti i casi
mi offre una possibilita’
di vedermi, di sentirmi,
di seguire un processo
o di lasciarlo andare.
Da chi è portato quel fatto?
Da quella persona
che lavora accanto a me,
da quel figlio, da quel partner,
da quell’inciampare in un gradino.
Una processione quasi infinita
di piccoli insignificanti fatti
e tutti mi indicano la via.
Sempre. Consapevole
o inconsapevole che io sia,
quel fatto che accade ora
è il determinante.
Quel fatto, apparentemente
insignificante,
in quel quotidiano,
apparentemente senza sostanza.
Meditazione sull’ordinario
Torno qui,
risiedo qui.
Mi capita
di avvertire
un movimento dell’aria,
un profumo intenso;
mi capita
un pensiero penetrante
o, a volte, sciocco;
mi capitano molte cose,
semplici, ordinarie.
Mi capitano nel senso
che si presentano
e poi scompaiono.
Cammino
e una processione
interminabile di fatti
mi scorre a fianco
e mi attraversa.
Non ho sostanza,
sono privo di consistenza
e mi è piuttosto chiara
l’espressione ” la realta’
è solo rappresentazione”.
Credo di sapere anche
che tutto questo
è privo di senso.
Cosa significa?
Che per quanto ci sforziamo
di interpretare,
un gioco rimane un gioco,
pura gratuita’
priva di finalità,
senza scopo e,
alla fine, senza senso.
Semplicemente accade.
Ecco, mi capita di accadere;
mi capita che la vita
accada attorno a me,
mi capita di non essere altro
che vita che accade.
Canto dello zazen
Fin dall’origine tutti gli esseri sono dei Buddha.
Come acqua e ghiaccio:
senz’acqua non c’è ghiaccio.
Fuori degli esseri viventi non ci sono Buddha.
Non conoscendo ciò che è vicino,
essi cercano la verità lontano.
Come uno che immerso nell’acqua urli “Ho sete!”,
come il figlio di un uomo ricco che vaghi su questa terra fra i poveri.
La causa del nostro circolare fra i sei mondi
è che noi siamo sugli oscuri sentieri dell’ignoranza.
Da oscuro sentieri a oscuro sentiero,
come possiamo sfuggire alla ruota del samsàra?
La meditazione zen del Mahàyàna va al di là delle nostre lodi.
Il dono, la moralità e le altre perfezioni [pàramità],
la ripetizione del nome [nenbutsu] e la disciplina,
gli innumerevoli meriti, tutto viene dalla pratica della meditazione.
Con il merito di una singola pratica
distrugge gli innumerevoli peccati accumulati.
Dove saranno allora i cattivi sentieri per lui?
Il paradiso della Terra Pura non è lontano.
Chi ascolta questa verità anche per una sola volta
con il cuore umile e riconoscente,
la loda e l’abbraccia,
acquista cumuli di meriti infiniti.
E se si volge all’interno e coglie la vera natura del Sè,
– quel vero Sè che è il Non-Sè –
va oltre la conoscenza basata su astute parole.
Le porte si aprono, causa ed effetto non sono più:
non c’è dualità nè triade, a la Via corre dritta.
assume come forma l’aspetto di non-forma.
Va e torna, ma non lascia mai la casa.
Assume come pensiero la forza del non-pensiero.
Cantare e danzare, tutto è voce del Dharma.
Com’è vasto il cielo della concentrazione infinita!
Irradia la luna piena della quadruplice Saggezza!
Poesia di Hakuin Ekaku Zenji 1685-1768