Tenzo Kyokun: Se non poni limiti al tuo cuore [13]

In verità, di questo ruolo ho udito (esempi) passati, ho visto di persona (esempi) presenti, sono nelle mie orecchie e nei miei occhi. Ci sono parole [che raccontano quel ruolo], c’è la verità [che custodisce], va detto che è davvero perfettamente coincidente [allo spirito e alla lettera della Via]!

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Tenzo Kyokun: lo Zen da un solo sapore [12.4]

(Testo complesso, la chiave interpretativa nella ristesura libera di Jiso, a fondo pagina. Ndr)
In seguito, ho visto che Xuedou[1] ha dato dimostrazione ai monaci con i seguenti versi:
Il segno uno, il segno sette, il segno tre, il cinque
le diecimila immagini fino in fondo esaminate, nessun punto di appoggio.
Nella profonda notte la bianca luna scende sul vasto mare scuro,
se stai cercando la perla sotto il mento del dragone, in abbondanza è concessa.

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Dopo l’Intensivo del Sentiero Contemplativo: la fragilità

Dopo l’intensivo del Sentiero Contemplativo sperimento quella fragilità di cui mi avevano parlato. L’esposizione all’intensivo è un’esperienza trasformativa, qualcosa succede, qualcosa cambia.

E allora lascio fluire le dita sulla tastiera e scrivo, in modo naturale e scrivo perché sento il bisogno di mettere da qualche parte ciò che accade.

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Tenzo Kyokun: comprendere la natura della pratica della Via [12.3]

Lo stesso anno, durante il mese di luglio, ero registrato come residente[1] nel monastero Tiantong. Un giorno arriva quel tenzo e incontratolo dice: “Alla fine del periodo estivo, lasciato l’incarico di tenzo, ritorno al mio villaggio. Ho sentito dire casualmente da un confratello che tu eri qui. Come potevo non venire a incontrarti?”

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Tenzo Kyokun: tutto è Via, se c’è la dedizione [12.2]

Verso la metà del quinto mese del sedicesimo anno (1223) dell’era Jiading (1208-1224)[1] ero su di una nave nel porto di Qingyuan e mentre parlavo con il capitano giapponese, giunse un anziano monaco. Aveva circa sessant’anni. Subito salì sulla nave e chiese ai giapponesi presenti dove poteva comperare dei funghi giapponesi.

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In zazen si sperimenta la realtà come ‘fatto’ liberato dal divenire

Lo zazen è l’esperienza della vita affrontata senza uno scopo.
La vita nel divenire è tale perché ogni fatto ha e deve avere un scopo: l’essere protesi ‘verso’, consapevole o inconsapevole che sia, crea la successione dei fatti e la loro finalizzazione.
Non avere scopo e fine distrugge il processo del divenire perché ne mina le basi.

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Tenzo Kyokun: la sacralità del preparare i pasti [11]

11. Una volta che la preparazione del pasto del mattino e quella del pranzo è stata completata secondo la norma, e il cibo è stato deposto sulla mensola, il tenzo indossa la stola, [1] stende il tappetino [2], prima di tutto si volta verso la sala dei monaci e acceso l’incenso fa nove prostrazioni, terminate le quali fa portare il cibo [nella sala dei monaci].

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Non è la mia maldestrezza il problema (in merito a Tenzo Kyokun 10)

Continua a esaminare, continua a fare il punto, fai chiarezza, fai evidenza, presentandosi una situazione allora spiega, nei confronti di una persona allora parla. Così, se tu t’ingegni e t’impegni in questo modo, in qualunque circostanza, giorno dopo giorno, allora non lo dimenticherai neppure per un po’.

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