La famiglia, un’officina esistenziale

Puntuali ritornano.
La famiglia naturale e le altre, definite da loro ideologiche, che minerebbero quella naturale. Perché la diversità dell’altro, e il suo avere gli stessi miei diritti dovrebbe essere per me un problema, la mia mente limitata non lo comprende.
Gli altri dicono che è l’amore che crea la famiglia e quindi dove c’è amore, c’è famiglia: condivisibile, ma staremmo un po’ più bassi e diremmo che dove c’è affetto e rispetto, c’è famiglia.
Perché, la famiglia cos’è?

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Caro Hawking, non scompariremo così presto

Dice il fisico Stephen Hawking che siamo destinati all’estinzione nell’arco dei prossimi 1000-10.000 anni per mano nostra e delle tecnologie che useremo in modo distruttivo.
Direi che un essere così stupido come l’uomo è quello che si merita, ma credo che le cose non stiano così come dice Hawking: a me sembra che il destino del pianeta, e della vita su di esso, non sia nelle mani dell’umano, né in quelle delle coscienze degli umani.
L’uomo e la sua coscienza sono come il cieco guidato dal cieco: coscienze con sentire limitati, generano identità limitate le quali per imparare ed ampliare la conoscenza, la consapevolezza, la comprensione sperimentano tutte le situazioni di base: dall’uccidere allo stuprare, al rubare, al devastare. La lista è lunghissima.

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Intelligenza e coscienza

[…] Una AI (Intelligenza Artificiale) sviluppata in Giappone si è mostrata capace di superare i test universitari del paese, migliorando un risultato simile ottenuto in USA qualche mese fa. Al contempo, Mark Zuckerberg di Facebook fa sapere che entro dieci anni vogliono pareggiare il cervello umano in diversi aspetti.[…] Fonte
Bene, questo ci dice che la nostra così umana intelligenza non è nulla di speciale e che le macchine potranno collaborare ad integrare le nostre capacità cognitive.

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L’orrore sotto casa

Lo sguardo non regge la tragedia di Parigi: gli spari, i morti, il sangue sono troppo.
Troppo vicini.
Troppo assurdi.
Troppo ingiusti.

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Vandana Shiva, il futuro del pianeta, dell’agricoltura, del cibo

Durante l’ultimo mezzo secolo, i sistemi agricoli e alimentari si sono persi per strada, nel buio e nella nebbia creati dalle multinazionali che hanno inventato prodotti chimici destinati alle guerre facendoci credere, attraverso i miti e la propaganda finanziata da loro stesse, che veleni e sostanze chimiche di sintesi sono necessari per nutrire il mondo. Così l’industria ha cercato di garantirsi nuove fonti di profitto anche a guerra terminata. Per le persone e per il pianeta i costi sono stati tragicamente alti. Abbiamo perso il 75% della biodiversità, il suolo, l’acqua e la terra sono stati distrutti, il clima destabilizzato, gli agricoltori sradicati, e invece di nutrire il mondo, il sistema alimentare industriale è diventato la principale causa di malattie e di problemi di salute. […]
Continua a leggere l’articolo sull’Huffington Post.

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egoismo

I piccoli, lenti passi dell’ottusoegoista

Due parole sul G7 e sugli impegni ambientali assunti.
Un bambino impara a camminare, tutti abbiamo imparato a camminare.
Un adulto impara dai propri errori, tutti dovremmo imparare dai nostri errori.
Poco più di un secolo di attività industriali hanno condotto ad una crisi ambientale irreversibile: abbiamo imparato qualcosa? Non molto, non a sufficenza.
Siamo distratti, abbiamo il problema del lavoro che non c’è e altre emergenze e, fondamentalmente, troppi di noi non hanno ancora compreso che non si può orinare nel pozzo dell’acqua che si beve.
Non abbiamo compreso la più semplice delle condizioni: ad una azione consegue una reazione, ad una causa un effetto.
Non è necessario fare riferimento alla legge del karma – quanto ci farebbe bene conoscerla e studiarla! – basta limitrasi all’insegnamento della scienza fisica e biologica.
Ma così è: l’ottusoegoista è celere nell’araffare, lento e indolente nel rimediare al danno.
Quanto tempo ancora prima di comprendere che tutti gli esseri procedono assieme, che ogni atto di sopraffazione si ritorce contro di noi, che ogni porta chiusa ci riserva una porta chiusa, che ogni inconsapevolezza comporta la dura lezione del divenire consapevoli sperimentando sulla propria pelle le conseguenze del proprio egoismo, della propria ignoranza, della ottusità compagna di entrambi?

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omosessualità

Il Segretario di Stato Vaticano e i matrimoni omosessuali

Certo, come ha detto il vescovo di Dublino, bisogna tenere conto di questa realtà, ma a mio parere, si deve anche rafforzare l’impegno e lo sforzo per evangelizzare. Io credo che si possa parlare non soltanto di una sconfitta dei principi cristiani ma di una sconfitta dell’umanità.

Queste le parole del Segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, pronunciate a commento del referendum irlandese sulla regolarizzazione delle unioni omosessuali attraverso l’istituto del matrimonio.
Quel “si deve anche rafforzare l’impegno e lo sforzo per evangelizzare” dice alcune cose:
– l’esperienza omosessuale non corrisponde al disegno della natura;
– è un’esperienza che va accolta, ma non accompagnata e sostenuta, di certo non equiparata alla affettività naturale;
– l’unione omosessuale non può avere la dignità di famiglia.
Tesi conosciute, ma che non cessano di stupire.
Non ci interessa polemizzare, ciascuno coltiva in cuor suo ciò che ritiene vero.
Noi coltiviamo quella che ci appare come realtà:
– ogni persona coltiva la propria vita affettiva assecondando i propri orientamenti esistenziali;
– ogni persona ha diritto al riconoscimento del proprio personale cammino, al rispetto, alla parità di diritti.
L’omosessualità è un cammino esistenziale con la stessa dignità di tutti i cammini e con gli stessi identici diritti e doveri. Anche di adottare?
Credete che un bambino, cresciuto in una coppia omosessuale, sviluppi una affettività condizionata dall’esempio dei suoi genitori?
L’omosessualità è un orientamento esistenziale, così come l’eterosessualità, poco ha a che fare con l’educazione e con il condizionamento.
Non si diviene omosessuali, lo si nasce, dando così manifestazione ad un progetto esistenziale che attraverso le esperienze si dispiegherà e produrrà le comprensioni a ciascuno possibili.

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Quando siamo persi a noi stessi

Molte zone delle Marche sono sott’acqua, molte persone hanno perduto molto, alcune la vita.
Ci sono responsabilità precise nel campo della programmazione urbanistica e ci sono responsabilità più generali, non imputabili ai soli cittadini marchigiani, quelle relative al cambiamento climatico.
Parlavo ieri mattina, dopo aver spalato per ore fango, con un terzista – un imprenditore che lavora in campagna per conto degli agricoltori – e convenivamo che nessuno è pronto a ciò che il cambiamento climatico comporta: non gli agricoltori, non gli amministratori, non i cittadini in genere: sembra che i nostri occhi non riescano a vedere l’evidente, a coglierne la portata e a indurci a reagire con prontezza e con la radicalità necessaria.
Osservo con molta attenzione i fatti del mondo, ieri le scene all’Olimpico di Roma, l’intervista a Di Battista del TG3 (di cui scrivo in questo post), i toni di una campagna elettorale irrealistica, pura propaganda di imbonitori di una massa impaurita.
Tutte le volte che l’umano è in preda alla paura e reagisce a questa con l’aggressività, produce mostri.
Quando siamo persi a noi stessi dovremmo evitare di accompagnarci ad altri altrettanto persi a sé stessi: dovremmo sederci e respirare; entrare in una libreria come quella della foto e sfogliare qualche libro che parli dell’essenziale; dovremmo non alimentare in noi ciò che ci oscura lo sguardo del sentire.
Dovremmo, ma a volte, guardando il mondo, mi coglie lo sconforto.

Immagine da: http://goo.gl/mZfAJk


 

Biò e Favorì, storie di un altro tempo che parlano all’interiore di oggi, un libro di Catia Belacchi

“Cosa ne sapeva la piccola Lisa, diventata adulta, della competenza e della cura che occorrevano per far crescere il grano che a lei bambina tanto piaceva mietere? Cosa ne sapeva delle lenzuola che vedeva stese, tutte tessute al telaio dalle donne di allora? O della canapa che veniva coltivata presso tutte le famiglie contadine? E dei pastori che ogni anno, durante la transumanza, vedeva immancabilmente passare per andare al mare o tornare verso l’Appennino?
Quel mondo era ormai scomparso e Lisa lo aveva solo sfiorato, non veramente conosciuto; non solo, stavano per scomparire ormai, anche gli ultimi protagonisti di quel mondo.
Ho deciso allora di raccontare quelle storie raccogliendo le ultime testimonianze da chi poteva ancora fornirle. Spero di aver colto lo spirito che sta dietro ogni esperienza e di aver saputo trasmettere gli insegnamenti che da questi racconti emergono.
Voglio credere, inoltre, che quel mondo che ha formato la mia generazione, in qualche modo, con questo libro, continui a vivere e sia d’aiuto alle generazioni future perché senza storia personale, senza storia di popolo ci troveremmo ad essere individui insicuri come lo è un bambino che non ha creato un legame affettivo solido coi genitori. Solo essendo saldi in noi, e in questo la memoria ci aiuta perché ci costituisce nell’immagine interiore, solo riuscendo ad essere in contatto col senso del nostro esistere non saremo spaventati dai cambiamenti personali e sociali e non coglieremo l’altro come minaccia ma come opportunità, come colui o colei che, per il solo fatto di presentarsi nella mia vita, mi induce a conoscermi e a trasformarmi.
Questo libro guarda dunque al nostro passato prossimo non però in modo nostalgico ma riconoscendo in esso la radice creativa dell’oggi.”
Dall’introduzione di Catia Belacchi al libro: Biò e Favorì, scene di vita nella prima metà del novecento tra le valli del Metauro e del Cesano.
Quaderni del Consiglio regionale delle Marche.