Essere disposti a togliere (La disposizione interiore unitaria 4)

4- Essere disposti a togliere

Ho compreso il limite del mio operare, del mio tentativo di controllare, di espandere la mia presenza, di riaffermare la mia centralità?
Se sì, allora cosa posso togliere dalla mia mente e cosa dalle mie giornate?
Ma, soprattutto, qual è l’ingombro maggiore che mi ottunde la visione del reale e che produce in me quel sottile stato di insoddisfazione e di inquietudine?
Sono io, la mia centralità è l’ingombro maggiore, il macigno in mezzo al cammino: se non mi libero dalla mia centralità non vedrò mai me, né la vita che mi impatta, né gli altri: vedrò solo il sogno egocentrico di me.

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Identificazione e disidentificazione (La disposizione interiore unitaria 3)

3- Coltivare ed osservare il ritmo di identificazione/disidentificazione: spendersi fino in fondo e dubitare fino in fondo

Definiamo identificazione la disposizione interiore che conduce a sentirsi d’essere e d’esistere come una entità con una relativa definizione soggettiva, diversa dalle altre, che mentre pensa, si emoziona, agisce aderisce a questo sperimentare e lo considera una prerogativa a cui non rinunciare, pena il non-essere.

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La disposizione interiore unitaria 1: non giudicare i fatti

Quello che segue, e gli altri sei post che ad esso saranno collegati, sono la sintesi del Sentiero contemplativo e della Via del monaco, la conciliazione tra le logiche del divenire e quelle dell’essere, tra l’esserci come identità e il suo scomparire.
Vi invito a leggere con attenzione i testi, a ruminarli e a contemplarli: una lettura superficiale non estrarrà l’intima natura e funzione di questi contenuti, quella di accompagnare consapevolmente e vibratoriamente incontro a sé e all’unità d’essere.

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