Si cerca finché si è divisi nell’interiore

Divisi da chi? Dalla natura di sé: il senza origine e senza fine non coglie l’essenziale e trova interesse solo per i colori del divenire.
Divisi nel compiersi del processo della manifestazione di sé.
Divisi nella consapevolezza di sé e dell’accadere.
Divisi nell’interpretazione dello sperimentare e del suo senso.
L’interiore è lo specchio dove tutto si riflette e lì viviamo e patiamo quella divisione, se ancora è in atto.
Quando quella divisione è superata nel sentire, nel pensare, nel provare e nell’agire, finisce l’esperienza del sentirsi separati e frantumati,

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La conoscenza di sé, la contemplazione, la fiducia

Il nostro cammino appoggia sulla conoscenza di sé, ma non si esaurisce in essa.
Non basta leggere la propria vita in un’ottica esistenziale.
Non basta nemmeno cambiare lo sguardo sulla realtà e l’interpretazione di essa: tutto questo è propedeutico e prepara la disposizione contemplativa che può sorgere nella persona, insediarsi nel suo intimo e plasmarne le profondità dischiudendogli la comprensione di una vita radicalmente altra.
Se la conoscenza di sé non genera l’esperienza contemplativa, allora non parliamo di questo cammino, ma di altro.

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Il dialogo interiore e la preghiera oltre l’intelletto

Muoiono le parole perché muore il pensare.
Sorge il sentire che non ha bisogno che di poche, essenziali, espressioni: il dialogo interiore, la preghiera, è una dinamica interna al sentire che precede l’intelletto e risiede nel nucleo più profondo dell’essere.
La preghiera non è solo la pratica dell’uomo che si rivolge a Dio: è dinamica interna al Suo essere.
L’esperienza di questo dialogo interiore, di questa relazione profonda, di questa preghiera interna e non condizionata dal bisogno, è possibile nel momento in cui la persona ascolta e osserva il moto più intimo del proprio essere e vivere, libera dall’identificazione con ciò che attraversa i suoi veicoli, libera da sé.

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Luce del mondo, comprensioni, importanza/irrilevanza di sé

Matteo 5,14-16 : Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli. (Traduzione Nuova riveduta)
Chi accende la lampada e cosa essa è?
Chi la mette sotto un recipiente e chi su di un candeliere?
Chi fa risplendere la propria luce davanti al prossimo?

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La tua vita avrà un senso quando..

La tua vita avrà un senso, figlio mio, quando riuscirai a tendere un filo continuo che collegherà la tua coscienza e la tua vita.
La tua vita avrà un senso, figlio mio, quando non subirai quello che stai vivendo ma quando esso ti servirà come stimolo per cercare di comprendere quello che veramente vuoi.
La tua vita avrà un senso, figlio mio, quando riuscirai a trasformare la sofferenza in una fonte di comprensione e, quindi, di felicità.
La tua vita avrà un senso, figlio  mio, quando proverai rispetto anche verso chi non sa rispettarti.

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Il sale della terra è la conoscenza di sé

Matteo 5,13: Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini. (Traduzione Nuova riveduta)

“Siete il sale della terra”, per come le cose si sono messe alla fine del cammino terreno del Maestro e nel corso di questo, quando l’ottusità dei discepoli si mostrava nella sua evidenza, non sembra che il sale fosse di grande qualità.
Perché allora questa espressione?
È naturale tutte le volte che si incontra qualcuno che rivolge lo sguardo all’interiore, alla conoscenza di sé: non è la qualità della persona il sale, ma il volgere lo sguardo,

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La preghiera interiore

La preghiera interiore appartiene ad ogni persona che indaga l’intimo di sé e vede scorrere le scene del proprio essere e vivere illuminandole con la consapevolezza del sentire.
E’ dunque una relazione tra il vissuto e il sentire, dove quest’ultimo rende visibile ciò che la mente non vede.
Inevitabilmente scorrono le scene e, altrettanto inevitabilmente il limite affiora, testimone della non comprensione che lo genera: il dolore per quello che si è e si conduce a manifestazione, si lega alla compassione di sé e all’accoglienza di quello che ci è dato di essere.

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Abbiamo bisogno di tempo per comprendere

I giorni altro non sono che il calendario delle possibilità di comprendere: non un’ora, non un giorno che non portino una possibilità di profondità, di discesa nel ventre del vivere e dell’accadere.
Comprendere è il frutto della discesa nelle viscere di ciò che viene.
Il comprendere inizia con lo sperimentare attraverso i sensi; prosegue con il capire cognitivamente ciò che la situazione porta; si veste, quando si è pronti, di consapevolezza e di presenza; mette in evidenza il limite del non compreso ed infine, nel tempo ed attraverso ripetuti tentativi, struttura una tessera di sentire, una comprensione che va ad assommarsi a tutte le comprensioni già acquisite e amplia il grado di sentire complessivo.

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“Benedetti coloro che hanno conosciuto la propria irrilevanza”

Beati gli umili: di essi è il regno dei cieli. Matteo 5,3. Traduzione Giuseppe Barbaglio. I vangeli, Cittadella Editrice.
Beati i poveri davanti a Dio, perché di essi è il regno dei cieli. Matteo 5,3. Traduzione di Secondo Migliasso. I vangeli, Oscar Mondadori.
Felici i poveri secondo lo spirito perché di loro è il regno dei cieli. Matteo 5,3. Traduzione letterale di Armando Vianello. Azzurra 7 Editrice.
Felici i poveri perché vostro è il regno di Dio. Luca 6,20. Traduzione letterale di Armando Vianello.

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Non convincere, ma creare le condizioni per sperimentare

Marco 1,17 Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”.
18 Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19 E disse loro: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”. 20 Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21 Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22 Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

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