Le identità, per loro natura, vogliono essere riconosciute nella loro alterità: a una identità non interessa sentirsi fusa a un’altra, se non per l’esperienza in sé, per la novità e per quello che può provare. La fusione la minaccia e la annulla, di conseguenza non la brama, ma, alla lunga, la teme.
Un nuovo monachesimo
I fratelli e le sorelle dell’officina esistenziale
Una delle nostre più grandi difficoltà è quella di riconoscere i fatti esistenziali, il dispiegarsi del disegno delle coscienze. Incontriamo persone, interpretiamo situazioni, ma troppo spesso ci sfugge ciò che sostiene, ciò che genera quegli incontri, quelle situazioni.
Una via non è un caravanserraglio per pellegrini
Il caravanserraglio era un edificio deputato alla sosta delle carovane che attraversavano il deserto.
Oggi, molte vie di approccio all’unica Via, sembrano caravanserragli, opportunità di riposo, di rigenerazione, di formazione per persone che attraversano le fatiche della vita, non di rado deserti esistenziali.
In merito al ‘dovere’ di un monaco
Il commento di Elena a Tenzo Kyokun: il discernimento continuo [10]
“La comunità è un organismo unico che deve funzionare insieme”.
“Dobbiamo riversare tutte le nostre facoltà intellettuali e fisiche in ciò che facciamo.”
Mi domando la funzione e il valore del verbo “dovere”. Perché il verbo dovere?
Il Sentiero contemplativo: origine ed evoluzione
Bozza solo approssimativamente revisionata.
Mariela mi chiede la storia del Sentiero: la sua domanda mi commuove e mi imbarazza, credo sia la prima a dimostrare esplicitamente questo interesse; di per sé, questo dice molto su alcune anomalie e fatiche affrontate nel Sentiero da chi l’ha fondato e condotto in trenta anni di evoluzioni.
La consapevolezza della nostra natura autentica
Il 6 di agosto di ogni anno tutte le confessioni cristiane celebrano l’episodio della trasfigurazione del loro fondatore: la ricorrenza è particolarmente cara al monachesimo cristiano. A fondo pagina i passi paralleli dei vangeli
Sentirsi parte, essere parte
Nel Sentiero non abbiamo mai coltivato il senso di appartenenza, quella sorta di coalizione tra identità aggregate in nome di un ideale, di uno scopo comune: mai coltivato il sentirsi parte di un organismo.
La disposizione di ogni giorno nella Via del monaco [vdm14]
La Pratica dello zazen. Piena consapevolezza che ogni giornata appoggia sulla pratica: inizia dalla pratica, si sviluppa in virtù della pratica che in essa si innerva, si chiude come esperienza della pratica attuata a ogni respiro.
Cosa diventiamo? Estranei? Insensibili?
Accade che le comprensioni e la pratica ci estraggano dalle consuetudini, dal mondo che abbiamo in comune con gli altri.
Uso il verbo estrarre perché, in effetti, è un’opera lunga e implacabile di progressiva estrazione da quanto in precedenza condiviso.
Mantenersi integri [vdm13]
Se sono sciatto in zazen,
sarò sciatto in molti aspetti
e in molti momenti
della mia vita.