I passi dell’unificazione

La funzione di un cammino come il Sentiero è quella di accompagnare incontro a sé: dal processo di conoscenza-consapevolezza-comprensione scaturisce poi l’esperienza dell’unificazione.
Ogni persona incontra il cammino, la via adatta a sé: la coscienza la conduce là dove è bene per essa.
Nel Sentiero non ci occupiamo dei primi passi, normalmente giungono persone che hanno già nel sentire i codici di base della via interiore.
Se una persona non ha le basi della via, se le procura là dove le è possibile e necessario. Per parte nostra offriamo un percorso introduttivo Le basi della conoscenza e della consapevolezza.

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L’amore e il destino del sesso e dell’affetto

Commentando il post Amare non è possedere, Elena afferma: Ciò che mi fa riflettere è quando si divide il concetto di amore per il partner e l’idea di “fare solo sesso” con un altro che non sia il partner e che “non conta nulla”. Ma di chi stiamo parlando? Se ritengo di poter amare senza condizioni e con dedizione il mio partner, amo anche quando ritengo di fare solo sesso con un altro, altrimenti in nessuno dei due casi sono in amore. La differenza è che quando sono in coppia scelgo di sperimentarmi nel quotidiano. A mio modo di vedere, nell’espressione stessa del pensiero iniziale è racchiuso il concetto del possesso.
L’affermazione riportata all’inizio del post citato era riferita ad una persona che sta armeggiando con una materia di grande complessità.

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L’amore per sé, la dignità, l’usare l’altro

Amore per sé e dignità sono indissolubilmente legati: l’uno genera l’altra e viceversa.
Qui mi interessa esaminare la questione dell’amore per sé e della dignità come esperienze interiori e nella relazione con l’altro.
L’uso quotidiano dell’altro: ogni giorno esso viene come simbolo vivente nelle nostre vite e narra innanzitutto di noi e, in parte varia, di sé.
Il primo e principale uso che facciamo dell’altro è dunque quello di utilizzarlo come mezzo per lo svelamento: è la lente che ci permette di vederci meglio.
E’ un uso non consapevole, esistenziale e più che altro inconscio.

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La meditazione, strumento e fatto gratuito

Commenta Serena nel post La necessità della pratica meditativa e della disconnessione: Non sono sicura che per me la meditazione sia una pratica di gratuità, dovrebbe esserlo?! In realtà è un mezzo che mi permette di allenarmi alla disconnessione, alla maggior consapevolezza. Vero è che il fine è nobile, ma cos’è la vera gratuità?
Le persone della via praticano la meditazione come strumento e come fatto, come pratica gratuita.
Come strumento appartiene al divenire ed ha un grado variabile di gratuità.

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La confidenza fraterna

Una via interiore, spirituale, richiede un alto tasso di confidenza fraterna.
I piani della relazione sono molteplici:
– identitario
– esistenziale
– trascendente.
Non esiste persona nella via che non abbia sue questioni identitarie da sistemare e da portare a compimento, di conseguenza le relazioni tra i membri di un cammino e con la loro guida hanno sempre dei risvolti psicologici e immanenti.

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Le basi di un nuovo monachesimo. Quasi un manifesto

  • Al sentire guardiamo e non alla tradizione del monachesimo.
  • Al sentire e non alle religioni.
  • Al sentire affidiamo il nostro procedere, a quella comunione che celebra l’incontro di tutti coloro che vibrano all’unisono con il compreso comune.
  • Sul sentire confidiamo perché ci conduca in seno all’Assoluto.

Il sentire è ciò che costituisce il compreso delle coscienze: un nuovo monachesimo è pensabile solo nell’ottica della comunione dei sentire.

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La necessità della pratica della meditazione e della disconnessione

Una persona della via interiore ha una duplice necessità non derogabile:
– praticare la consapevolezza e la disconnessione dai contenuti mentali ed emotivi dopo che di essi si sia sondata la portata;
– praticare la gratuità della meditazione.
Ho precisato che queste sono necessità non derogabili, cosa significa?
Una via non è semplicemente un cammino di conoscenza e consapevolezza: è un procedere assieme ad altri, è un muoversi all’interno di un processo di unificazione che ha le sue logiche, le sue ecologie, la sua igiene interiore.

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Ciò che di più semplice il Sentiero produce

Negli anni ho visto arrivare persone con maschere gialle ed andarsene con maschere rosse.
Ho visto persone andarsene con le maschere a brandelli e un sorriso che emergeva e altre con un risentimento sulle labbra.
Ho visto gente rimanere ed accettare che la maschera fosse sottoposta all’usura del tempo, strattonata nelle relazioni, colpita e lacerata nel rapporto con i pari e con chi guida.
Ho visto emergere volti da dietro le maschere: vite, paure, speranze e possibilità.

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Sulla limitata attitudine alla discussione nel Sentiero

In più di due decenni di attività, ogni tanto qualcuno ha obiettato che nel Sentiero si discute poco.
E’ così, è un’evidenza. Accade perché le persone del Sentiero sono delle pecorone? Perché sono succubi di una personalità forte e dominante? Se volete, credetelo pure.
La realtà, dal nostro punto di vista, è molto differente.
Il Sentiero sorge dal sentire e al sentire è rivolto.
Non sorge dalla mente e alle menti parla e, quindi e inevitabilmente, alle regole divisorie delle menti sottostà.

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Nulla rimane come l’hai conosciuto

Ogni punto di vista che hai conosciuto è destinato ad essere superato.
Ogni persona che frequenti, giorno dopo giorno ti appare in una nuova luce.
Ogni fatto del mondo svela senza fine il suo mistero e tutte le letture del passato vengono superate quando nei fatti vedi il volto delle coscienze che li generano.
Puoi agevolare questo processo od ostacolarlo, abbandonarti alla corrente del fiume, o tentare di afferrarti alle sue rive.

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