La Via del monaco nel quotidiano

Il respiro di un’esistenza è governato dal ritmo conoscenza/consapevolezza/comprensione; quello di ogni quotidiano della persona che aderisce alla via del monaco, dal ritmo conoscenza-consapevolezza/analisi-disconnessione/fiducia.

Conoscenza-consapevolezza
Le esperienze producono conoscenza, vengono accolte come possibilità, mai come impedimento, di qualunque natura esse siano.

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Il latte per i bambini, il pane per gli adulti

Oggi i cristiani fanno memoria del Cristo risorto, di Colui che riconoscono come Figlio di Dio anche, e soprattutto, in virtù di questo evento.
Non sanno, i cristiani – avendo fatto macerie di tutta la conoscenza antica che non fosse la loro – che non c’è umano che non risorga in un’altra dimensione di coscienza una volta che il suo veicolo fisico muore.
Essi, per credere in Dio, nell’unità indissolubile del cosmo, nella vita che sopravvive alla morte hanno bisogno di un segno eclatante, segno che a suo tempo, evidentemente, gli è stato dato a misura della miseria della loro fede, affinché aprissero gli occhi su quell’Uomo che era venuto da loro e sull’insegnamento che gli aveva consegnato.

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Il processo comunitario, l’isola di sentire, il superamento di sé

Leggo in questi giorni dei materiali trasmessi dal Tibetano attraverso A.A.B. In particolare, nel Discepolato nella nuova era, affronta l’argomento della formazione di gruppi che operino a sostegno dei processi di coscientizzazione e trasformazione interiori dell’umanità.
Insiste sul valore del gruppo perché lo considera il modo di procedere adatto a questo tempo, a questo nuovo tempo che dal dominio della mente condurrà progressivamente, e con verosimile lentezza, all’affermarsi delle logiche del sentire che conducono ad unire là dove le menti dividevano.

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Proteggere il proprio cammino interiore per non smarrirsi

Non si torna indietro quando le comprensioni sono acquisite, ma prima? Nel mentre esse si strutturano quante volte il vecchio torna e bussa e sembra avere un fascino?
C’è sempre una comprensione in divenire e dunque c’è sempre una possibilità di smarrimento.
Ognuno di noi, piccoli operai della via interiore, ha trovato un modo per ancorarsi al proprio cammino, e chi non l’ha trovato è bene che lo trovi.

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Ascoltare con l’insieme unitario dell’essere

Generalmente non ascoltiamo; quando lo facciamo, il nostro è, molto spesso, un ascolto cognitivo.
Esiste un altro modo, molto diverso, di ascoltare: con l’apparato sensoriale, con quello emozionale, con la disposizione affettiva, con il pensiero, con il sentire.
È cioè possibile ascoltare con l’insieme dell’essere, sintonizzandolo come fosse un ricevitore radio, cogliendo l’intera banda delle frequenze che giungono e lasciandole risuonare in sé.

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Tra divenire ed essere: oltre la nozione di limite

La realtà si può osservare, interpretare e vivere dal punto di vista del divenire, o da quello dell’Essere.
Ciò che nel divenire è un’evidenza, nell’Essere può non avere senso alcuno.
Dal punto di vista del divenire, tutto diviene: l’umano diviene da ego ad amore, la coscienza amplia il proprio sentire, il tempo scorre insieme alle esperienze e la visione di sé e del mondo muta con esse. Tutto diviene ed è logico affermare che il seme diverrà pianta e che tutti gli esseri giungeranno ad essere Uno.

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L’identità desidera il nuovo, il contemplante osserva il reale

Argomento su cui torniamo frequentemente perché mai risolto una volta per tutte: l’identità cerca e desidera il nuovo e il suo gioco può oscurarci lo sguardo fino a non farci vedere più niente: vediamo a quel punto solo il desiderio che non trova soddisfazione, avvertiamo una frustrazione che non trova appagamento essendo mai il presente corrispondente a ciò che desideriamo, o crediamo di desiderare.
La via contemplativa per realizzarsi, per prendere forma, ha bisogno di non essere inficiata e condizionata dal desiderio: il contemplante non può coltivare il desiderio, pena la perdita di se stesso e del proprio cammino esistenziale.

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