Gratuità non è nulla di quello che pensate. Gratuità è anche un’offesa, è anche uno schiaffo, perché non segue i vostri criteri di giudizio. Lo si comprende quando si è interiormente liberi; liberi anche dall’abitudine di creare uno stretto rapporto fra lo schiaffo che viene dato e chi lo dà.
Via della conoscenza
L’azione priva di agente [43G]
Chi fa quel passo [evolutivo]? Chi matura? La risposta vi suonerà certamente provocatoria e paradossale: quel passo lo fa soltanto un ‘chi’, vale a dire una semplice parte grammaticale del discorso. Quindi nessuno. Perché per voi ricorrere a un ‘chi’ significa servirsi di un presupposto concettuale: a un ‘chi’ la vostra mente fa continuamente ricorso per attribuire un’azione a un soggetto, altrimenti come potreste immaginarvela, se priva di agente?
Il dolore: una Volontà superiore che scuote l’umano? [42G]
Nella via evolutiva arrivate a convincervi che persino un grande dolore giunga espressamente e inequivocabilmente a voi, ma solo se necessario per accelerare il vostro progresso evolutivo, cioè la vostra maturazione come spiriti in cammino.
Gratuità: non un premio, né conseguenza di azioni umane [41G]
L’uomo, che pratica una via interiore, chiama gratuità l’immagine che si e costruito del Divino, cioè di un’Entità Superiore sempre pronta a giungere in suo sostegno per elargire proprio a lui i suoi doni e il suo aiuto.
I fatti sono disconnessi gli uni dagli altri [40G]
L’uomo è pieno di sé quando ritiene che da un’azione derivi un suo merito o demerito, in quanto connette ogni azione con quelle successive, rendendole conseguenti a un suo operare da protagonista. È pieno di sé anche colui che restringe l’agire a un risultato, e poi se lo attribuisce, come se ciò che accade fosse originato dal suo agire.
Gratuità: totale indifferenziazione di tutto ciò che è vita [39G]
[…] Questa provocazione ci porta dritto, dritto ad accostarci al significato di gratuità, così come viene inteso nella via della Conoscenza. Gratuità sta a significare che nella vita niente di ciò che l’uomo compie può mai acquistare importanza, poiché gratuità è la totale indifferenziazione dell’agire.
Il necessario all’io e l’avanzare del “boh!” [38G]
Restare serrati al vostro ‘io’ vi serve per crearvi un’immagine distinta e separata da ciò che vi circonda e per costruire un argine con cui opporvi alla forza dell’indifferenziazione della vita. La creazione di un ‘io’ però necessita di continue connessioni fra emozioni, pensieri e azioni, che vi sforzate di rendere sempre più coerenti.
Trasformando i fatti in problemi [37G]
[…] Il suo costruire concetti sulla vita non rappresenta la realtà, ma soltanto la sua voglia [dell’uomo] di rendere assoggettabile a sé ciò che accade, sovrapponendogli significati che riconducono tutto a un ‘mondo per sé’, in modo da riuscire a controllare l’accadere, oppure ad attenuarlo nei suoi effetti, che l’uomo si immagina sempre indirizzati a lui.
Ci interpretiamo come continuità e come frattura [36G]
Per riassumere, mentre il principio di causalità fa parte dell’abituale logica con cui la mente dell’uomo interpreta ciò che accade, il principio di gratuità viene posto in campo qualora l’uomo senta il bisogno di trovare comunque una risposta che lo soddisfi laddove gli pare non essercene, vale a dire tutte le volte che i conti non gli tornano.