[…] Partiamo, quindi, dai due diversi principi che l’essere umano introduce nel concetto di vita che ha strutturato dentro di sé. Il primo è il principio di causa-effetto, che utilizza per spiegarsi ciò che lo coinvolge direttamente, o che attraversa la sua strada.
Via della conoscenza
Una insostenibile aridità: il grande boh! [34V]
Il silenzio interiore, che non è il silenzio delle parole – anche se porta all’attenzione e alla consapevolezza delle parole che si esprimono – conduce dentro a un tunnel che spalanca le porte a un deserto interiore in cui tutti i concetti entrano in crisi, soprattutto l’idea di essere un’individualità in cammino.
Ogni atto è in sé sacro [V33]
Voi uomini siete parte del tempo della vita, semplice presenza nei fatti che accadono, ma non lo riconoscete, perché siete identificati nella vostra mente. Sui fatti e sugli altri costruite concetti per imprimere il vostro marchio e per esserci come un ‘io’ disgiunto dall’unità dell’essere, sentendovi i protagonisti di ogni azione.
La vita attraversa gli esseri e li usa come tramite [V32]
Nel silenzio interiore tutto appare sacro, e non si giudica, non si aggiunge e non si suggerisce più nulla: si è in ciò che è, istante dopo istante. È in questo la morte della mente giudicante ed è la resa dell’uomo alla vita.
Ordine e guazzabuglio: gli opposti che la mente usa [V31]
Un partecipante: Avere delle priorità significa dare un ordine alle cose.
No, significa subire un ordine, cioè costringervi lì dentro. Voi uomini vi sentite spesso obbligati a mediare fra aspirazioni vostre e altrui, fra vincoli e opportunità, vale a dire fra azioni mosse da un desiderio e situazioni esterne che temete possano inibirle.
Il mondo per sé, il mondo in sé [V30]
L’uomo si ribella a sentirsi dire che il tempo non gli appartiene, però è così. Tutto accade e niente è a sua disposizione: non il tempo, non gli altri, non la realtà che diviene. Tutto non-è, ma si può anche dire che tutto è vuoto assoluto.
Mai vivete l’altro come ciò che c’è in quel momento [V29]
Mentre state vivendo un fatto presente, già costruite su di esso delle ipotetiche conseguenze, e quindi lo vivete in base a ciò che non c’è. In quel momento siete collocati fisicamente nel presente, ma con l’attenzione rivolta al mondo mentale, intenti a costruire interpretazioni ‘possibili’ da sostituire a ciò che c’è.
Il tempo dell’immaginazione e i suoi oggetti psichici [V28]
La resa alla vita si gioca sul tempo. È il tempo della mente l’ambito, del tutto particolare, in cui l’uomo si sente costretto a sperimentare la resa alla vita, che non nasce dalla sua volontà di accettazione, ma dal sentirsi deprivato di quello che voi tutti amate molto, vale a dire l’essere padroni di un tempo stabilito a priori, o perlomeno di mantenerne una buona parte a vostra disposizione.
Il tempo come attesa della gratificazione [V27]
È nel corso del tempo che si sviluppano i fatti, gli atti e gli incontri del quotidiano, cioè tutto quello che voi utilizzate per gestire il tempo in modo a voi confacente. È nel trascorrere del tempo che voi edificate progetti, scommesse e mete, ed è sempre nel tempo che costruite le relazioni e che le consolidate nel tentativo di tenerle in pugno.