Trasformando i fatti in problemi [37G]

[…] Il suo costruire concetti sulla vita non rappresenta la realtà, ma soltanto la sua voglia [dell’uomo] di rendere assoggettabile a sé ciò che accade, sovrapponendogli significati che riconducono tutto a un ‘mondo per sé’, in modo da riuscire a controllare l’accadere, oppure ad attenuarlo nei suoi effetti, che l’uomo si immagina sempre indirizzati a lui.

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Ci interpretiamo come continuità e come frattura [36G]

Per riassumere, mentre il principio di causalità fa parte dell’abituale logica con cui la mente dell’uomo interpreta ciò che accade, il principio di gratuità viene posto in campo qualora l’uomo senta il bisogno di trovare comunque una risposta che lo soddisfi laddove gli pare non essercene, vale a dire tutte le volte che i conti non gli tornano.

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Una insostenibile aridità: il grande boh! [34V]

Il silenzio interiore, che non è il silenzio delle parole – anche se porta all’attenzione e alla consapevolezza delle parole che si esprimono – conduce dentro a un tunnel che spalanca le porte a un deserto interiore in cui tutti i concetti entrano in crisi, soprattutto l’idea di essere un’individualità in cammino.

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Ogni atto è in sé sacro [V33]

Voi uomini siete parte del tempo della vita, semplice presenza nei fatti che accadono, ma non lo riconoscete, perché siete identificati nella vostra mente. Sui fatti e sugli altri costruite concetti per imprimere il vostro marchio e per esserci come un ‘io’ disgiunto dall’unità dell’essere, sentendovi i protagonisti di ogni azione.

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