Voi vi crogiolate nei limiti e, pur alle volte detestandoli, intimamente li coltivate e date loro grande peso e grande attenzione, convinti che, sforzandovi di superarli, diveniate più evoluti e così, paragonandovi agli altri, possiate dire di avere conquistato un’ulteriore tappa, al contrario dell’altro accanto a voi che vi sembra non procedere.
Via della conoscenza
L’attenzione continua sui limiti edifica e consolida l’identità [V16]
La vita è flusso effimero. E poiché voi uomini temete l’effimero, tentate di contenere quel flusso e di dargli un significato che possa adattarsi alle vostre strutture mentali, anche se quel flusso è inarrestabile, arriva e va.
Perduta l’illusione di essere un “io” si dissolve il concetto di Divino [V15]
Il Divino è l’inafferrabilità. L’unico possibile incontro con il Divino può cogliere l’uomo dentro il deserto interiore dove ci si riconosce effimeri nell’effimero. Quel Divino, di cui tanto vi raccontate, è parto della vostra mente, utile ad auto-giustificarvi finché ne sentite il bisogno.
Operare senza pretese con l’attenzione posata sull’effimero [V14]
Effimero non è l’altro da voi: effimero è tutto ciò che voi costruite sull’accadere che si presenta davanti a voi. Tutto accade ed è effimero, e voi lo interpretate e lo consolidate, non capendo che l’accadere è il compiersi di ciò che si compie.
Nulla è più da scartare, nulla da trattenere, nulla da accumulare [V13]
Come narrare a voi della vita e del gioco della vita? O come parlarvi della tristezza del vostro tirare avanti una vita che è pesantezza? O come dirvi ancora una volta di quanto la vostra mente vi inganni nel tentativo di erigere consistenza, laddove la vita è solo flusso immotivato? E come narrarvi del dissolversi della vita nel momento stesso in cui si crea?