Immagino che alcuni di voi possano pensare: «D’accordo, questo benedetto insegnamento filosofico decisamente fa pensare, anzi: fa pensare tanto che, in certi momenti, il pensiero si rifiuta di fluire, e l’attenzione va un po’ per i fatti suoi! Però, in fondo, queste signore Guide che parlano, parlano, parlano di concetti così lontani dalla realtà di tutti i giorni, queste Guide che predicano il «qui e ora», il «vivere nel presente» e via dicendo, mi pare diano, in fondo, un po’ troppa importanza alla vita nel regno minerale, nel regno vegetale e nel regno animale.
Io, infatti, adesso sono un essere umano e quelle esperienze di cui mi hanno parlato sono ormai passate, trascorse ed è giusto che mi occupi principalmente di ciò che adesso, «qui ed ora», mi compete.
Effettivamente riconosciamo che questo può anche essere giusto, pur sottolineando il fatto, come abbiamo già detto spesso, che prendere un insegnamento e estrarlo da tutto il contesto dell’insegnamento è una cosa priva di senso e di logica. Tuttavia, poiché molti di voi hanno bisogno di agganci con la realtà di tutti i giorni, con la realtà immediata, presente, per poter meglio comprendere quello che noi andiamo dicendo, vediamo di lasciare un attimo da parte il cammino che tutti voi avete percorso e di esaminare quanto è stato appena esposto da Vito riferito alla situazione che state vivendo voi, come esseri umani, in questa incarnazione, cercando di farlo in modo stringato, in modo abbastanza comprensibile ed accessibile, affinché possiate fare un raffronto ed avere una comprensione migliore di ciò che andiamo dicendo.
Direi che il punto principale di tutto il discorso è una sequenza di affermazioni, ovvero: «Io conosco, io sono consapevole, io comprendo, io sento che…»
In realtà, infatti, tutto quello che abbiamo detto in questi ultimi incontri, non è altro che un tentativo di farvi comprendere questa successione di passaggi, questa evoluzione che avete già attraversato in precedenza e che dovete completare nel corso del cammino come esseri umani. Quindi, il passaggio da semplice conoscenza a consapevolezza, da consapevolezza a comprensione, da comprensione a coscienza.
Ma vediamo di fare un esempio il più pratico possibile: per quanto pratico possa essere un esempio su questo tipo di argomenti.
Supponiamo che uno tra voi, leggendo i giornali, guardando la televisione, parlando con gli altri, scontrandosi e incontrandosi con le altre persone, sappia che esiste, che so io, l’invidia. Il sapere che esiste l’invidia può essere un fatto che non tocca minimamente l’individuo o meglio, lo tocca soltanto a livello di conoscenza: l’individuo in questione sa, conosce, che tra gli esseri umani esiste l’invidia. Ecco, questa è la conoscenza, tanto che l’individuo potrebbe affermare secondo quella successione che prima ho presentato «io conosco l’esistenza dell’invidia».
Però col passare delle esperienze, dei giorni, del tempo, ecco che l’individuo ad un certo punto s’accorge che questa invidia, che sapeva esistere negli altri, esiste in realtà anche in lui stesso, in quanto in certe occasioni si sente invidioso; e s’accorge che questa invidia gli procura un problema di qualche tipo.
A questo punto l’individuo di cui stiamo parlando è arrivato ad essere consapevole dell’invidia, ovvero ad essere consapevole del fatto che il problema «invidia» non esiste solo negli altri, ma esiste anche in lui stesso, e che questa invidia gli crea un problema. Attenzione però: non è detto che l’individuo rendendosi conto, essendo consapevole di questa invidia in se stesso, l’accetti ma, anzi ben più facilmente, tende a rifiutarla cercando come capita sovente di scaricare sulle spalle degli altri la responsabilità di questi suoi sentimenti. Questo dunque e mi sembra abbastanza chiaro è quello che intendiamo noi per raggiungere la consapevolezza di qualche cosa.