Conoscenza, consapevolezza, comprensione nel ciclo delle vite

Il tempo passa per tutti, le esperienze si fanno più pressanti, si ripetono quando è il caso, quando è necessario, e un po alla volta, a forza di mettere mattoni uno sopra l’altro, si arriva non soltanto a conoscere l’esistenza dell’invidia nella razza umana, non soltanto a comprendere che l’invidia può essere e magari è all’interno dell’individuo stesso, ma anche finalmente a comprendere qual è il motivo per cui si è invidiosi. Certo, questo costa fatica! Certamente, vi sono lotte e battaglie da fare contro se stessi, contro il desiderio di apparire migliori di quello che si è, però prima o poi, inevitabilmente, l’individuo cede le armi e ammette, riconosce, comprende di essere invidioso per determinati motivi. A questo punto l’individuo, come dicevamo nella scaletta iniziale, è arrivato alla comprensione, ovvero può affermare «Io ho compreso la mia invidia».
Cosa succede a questo punto? Succede che la comprensione della propria invidia rende l’invidia stessa inattiva, in quanto questa comprensione, questa accettazione, si va a trascrivere in quello che abbiamo chiamato corpo akasico fissandone le risultanze e, quindi, rendendo inutile la necessità di essere ancora invidiosi. Si arriva, cioè, a un certo grado di sentire in cui l’invidia è stata compresa, conosciuta, accettata e, quindi, superata.
La conseguenza è un allargamento di coscienza minore o maggiore a seconda dell’importanza del punto acquisito ma sempre, comunque, un allargamento di coscienza.
Tenete presente che tutto quanto è intorno a voi ha una sua logica, una sua razionalità, una sua funzionalità. Il fatto che i vari regni, minerale, vegetale, animale, umano siano contemporanei all’interno di questa sequenza di esistenze, significa che vi deve essere un interazione tra i vari regni della natura; significa cioè che, anche se inconsapevolmente, i regni della natura che hanno un evoluzione acquisita maggiore, diventano strumento dell’evoluzione dei regni inferiori.
Così per usare l’esempio che faceva uno di voi, l’uomo che scava la terra, che frantuma i minerali, o che taglia le pietre preziose non fa altro che aiutare l’evoluzione di quelle individualità che sono presenti ancora nel regno minerale, in quanto fornisce loro lo stimolo esterno necessario ad ampliare la coscienza di quelle individualità stesse.
È quindi tutto un perfetto equilibrio, un legame perfetto, in cui ogni componente non è a sé stante, ma serve alle altre per continuare nel loro cammino.
Poi c’è un aspetto, a voler essere precisi, che può modificare un tantino la situazione, però soltanto da un lato della medaglia, ovvero la motivazione per cui l’uomo compie certe azioni.
L’individuo, ad esempio, che scheggia una pietra per usare questa scheggia per uccidere un altra persona compie la sua funzione di aiutare l’individualità di cui fa parte quel minerale, ad evolvere e, quindi, da quel punto di vista, fa qualche cosa di utile all’evoluzione, al completarsi dell’evoluzione di quella parte di materia. Però, contemporaneamente, com’è logico, la sua intenzione fa sì che osservando le cose dal punto di vista dell’evoluzione come essere umano, invece compie qualcosa che certamente non è auspicabile che continui a fare, cosicché la stessa azione ha la doppia funzione di aiutare a conseguire evoluzione sia chi subisce l’azione sia chi la compie.
Ancora una cosa: molti incontrano difficoltà in quanto andiamo dicendo, perché non riescono ad avere un immagine, un idea ben precisa dei vari piani di esistenza che sono stati presi troppo alla leggera, come superflui, come non necessari. Tengo a precisare che se non conoscete quello che abbiamo detto sui piani di esistenza, se non vi siete fatti un idea piuttosto precisa di come essi siano, difficilmente riuscirete a comprendere e a seguire l’insegnamento filosofico che cerchiamo di proporvi. Quindi, vi faccio un ulteriore invito a cercare di chiarirvi le cose e a cercare di acquisire quel minimo di conoscenze che sempre sono necessarie per poter presupporre un evoluzione… anche soltanto della conoscenza stessa.  Scifo