Alla base della conoscenza, della possibilità conoscitiva dell’individuo, sta senza ombra di dubbio la ricerca della conoscenza di se stesso. Questo perché colui che non conosce se stesso non riesce neppure a padroneggiare se stesso: non è padrone dei propri impulsi, non possiede alcun dominio sulla propria volontà e quindi, anche a livello intellettuale, rimane bloccato in modo tale da non poter veramente cercare e ottenere la conoscenza.
Il punto di partenza di questo atteggiamento non è tanto il «conoscere se stessi», quanto il desiderio di farlo, l’impulso che spinge a «volerlo fare». Il voler conoscere se stessi, infatti, predispone già di per se stesso ad essere percettivi nei confronti della conoscenza.
La base essenziale e necessaria è quell’impulso, quell’ansia di ricerca, quella voglia di migliorare che sono compresi nel tentativo di voler comprendere se stessi e quindi, di conseguenza, nel senso più ampio di conoscere anche la verità esterna a se stessi.
Colui che non sente veramente questa volontà, colui che finge soltanto di voler conoscere se stesso, (ma è qualcosa che mostra agli altri, mentre in realtà si rifiuta di fronte alla conoscenza di se stesso perché ne ha paura… ha timore di guardare se stesso negli occhi), provoca al suo interno delle reazioni particolari.
Voi sapete, miei cari, che ogni individuo è costituito, come più volte ormai abbiamo detto, da vari corpi: corpo fisico, corpo astrale, corpo mentale, corpo akasico e via dicendo.
Ordunque l’individuo che ha dei limiti, dei blocchi, degli impedimenti a voler conoscere se stesso, fa sì da provocare inconsapevolmente delle reazioni all’interno del corpo astrale e del corpo mentale i quali presiedono, come ben sapete, alle sensazioni, alle emozioni e al pensiero. Questi blocchi si ripercuotono, come è inevitabile, sul corpo fisico, e anche sul comportamento, poi, tenuto dall’individuo nel mondo esterno.
Sul corpo fisico si ripercuotono perché un blocco all’interno del corpo mentale, provoca, nel migliore dei casi, quegli sbalzi di attenzione che così spesso siete soliti notare in voi stessi: quella difficoltà di concentrazione che vi disturba allorché, magari, cercate di fare qualche cosa che vi sembra, ma vi sembra soltanto in realtà, di voler fare. Avete mai avuto questa sensazione?
Ecco, questo corrisponde ad un blocco all’interno del corpo mentale e indica che all’interno del vostro corpo mentale, in quel momento, per vari motivi, vi sono degli sbalzi di energia tali per cui il vostro pensiero non riesce a restare fisso, e a mantenere inalterati i contatti con quello che è l’organo principe del corpo mentale sul piano fisico, ovvero il cervello.
Ciò provoca, perciò, delle difficoltà di apprendimento, di concentrazione, di attenzione.
In altri casi questi blocchi possono essere presenti all’interno del corpo astrale. Come conseguenza raffrontandoli a quanto detto poc’anzi il blocco sul corpo astrale provoca dei disturbi in quelli che sono gli impulsi emotivi. I disturbi degli impulsi emotivi, voi lo sapete, quasi sempre si traducono, sul corpo fisico, in sensazioni, e se voi vi osservaste quando cercate di fare qualche cosa che, magari neanche tanto inconsapevolmente, avreste voglia di non fare, vi accorgereste di quanto spesso un prurito vi distrae, una vampata di calore vi fa pensare magari di stare male, e via e via e via.
Queste sono sensazioni dovute a questi blocchi all’interno del corpo astrale che si ripercuotono sul vostro corpo fisico, al fine di indirizzare diversamente quanto voi state facendo poiché, interiormente, non avete una grande intenzione di farlo.
Tutto questo solitamente e specialmente per il corpo astrale fa sì che questi blocchi si ripercuotano in termini nervosi, in sintomi psicosomatici, o in quelli che vengono chiamati «sintomi isterici» e via dicendo. Ciò riflette, insomma, la resistenza dell’individuo a non voler in realtà conoscere qualcosa di se stesso, vuoi perché l’ignoto fa paura, vuoi perché l’individuo non si sente pronto ad affrontare se stesso, vuoi perché l’individuo preferisce non affrontarsi in quanto non vuole riconoscere ciò che veramente, in quel momento, sente, non accettando il fatto che se egli sente «così» in quel momento, non vi è nulla da fare mentre è necessario che egli lo riconosca per potere, nel momento successivo, superare quel sentire.
Questo, come vedete, riassume un po’ tutto l’insegnamento in qualche modo portato avanti fino a questo punto. Ma, lasciando stare coloro che non vogliono, in realtà, conoscersi, vediamo un attimo, invece, le persone che sentono l’impulso, il desiderio, la voglia di conoscere se stessi, ma anche di conoscere la Realtà.