Posso sapere che l’altro è lo specchio, posso avere ben digerito il fatto che tutto passa attraverso l’osservazione, ma posso essere un pessimo osservatore e tutto il processo della conoscenza allora zoppica.
La consapevolezza di che cosa sta accadendo in me in questo preciso istante è fondamentale: consapevolezza è vedersi, se non mi vedo i meccanismi mi travolgono, quello che sono sempre stato prende il sopravvento, non mi conosco né, tantomeno, cambio.
Vedersi mentre l’onda di un meccanismo interiore sale, non alimentarla ma disconnetterla appoggiando l’attenzione su un qualche elemento del presente: il respiro, un’azione che si sta compiendo, uno stimolo che giunge.
Se c’è consapevolezza c’è lucida osservazione e può esserci disconnessione: deliberatamente dicido di non alimentare il processo. Posso disconnettere ciò che vedo nell’accadere ma soprattutto ciò che ho visto e conosciuto in profondità: difficile disconnettere da qualcosa di cui ignoro la natura, l’origine, il prendere forma. La disconnessione appoggia sulla consapevolezza della genesi del processo, del fantasma, e sulla capacità di non alimentarlo nel momento presente. L’analisi dell’origine del fantasma deve essere sufficientemente lucida e nello stesso tempo non è necessario che ecceda nei particolarismi: dobbiamo conoscere a sufficienza il nostro meccanismo senza alimentare la credibilità della mente che lo genera con un eccesso di attenzione.
La disconnessione apre uno spazio non condizionato in cui la spinta di quel pensiero, di quell’emozione, di quell’azione non operano più.
La disconnessione lascia morire il meccanismo, la spinta distruttiva, il fantasma della mente:
di disconnessione in disconnessione il fantasma perde il suo potere, la sua aderenza, la presa che ha su di noi e diventa possibile emanciparsi da esso.
Quando non siamo più identificati si apre uno spazio al manifestarsi di stati, comportamenti ed esperienze più vasti e sempre meno condizionati e questo indica che nel nostro intimo è avvenuta una comprensione.
La conoscenza di sè ha camminato sulle gambe della consapevolezza e della disconnessione e ha dato luogo ad un nuovo sentire di coscienza più vasto del precedente, sentire che supera le scene del passato e apre verso scene future di altra portata.
Attraverso conoscenza, consapevolezza, comprensione tasselli del nostro essere e sentire vengono in continuazione completati da nuovi tasselli di sentire più vasti.
La comprensione è quel momento in cui alla vecchia tessera si affianca la nuova: il vecchio non scompare ma è ampliato dal nuovo.
Processo dopo processo entriamo in quello spazio in cui le dinamiche proprie della meditazione e della contemplazione divverranno la nostra pratica quotidiana e appoggeranno sul lucido sguardo della conoscenza, della consapevolezza, della disconnessione.
Conoscenza di sé, consapevolezza, comprensione
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Condivido pienamente l’efficacia dell’autoosservazione per raggiungere la capacità di essere pienamente noi stessi e quindi raggiungere la realizzazione del meglio di noi
Credo che la cosa più importante sia essere costanti nell’auto-osservazione. E’ necessario avere pazienza perchè i risultati non sono immediati, ma se si è disposti ad osservare senza aspettative immediate, le nostre vite cambieranno realmente e cambieranno in meglio, sotto tutti gli aspetti. E’ inoltre necessario essere aperti e disponibili al cambiamento, mantenendo una mente elastica e reattiva. Quando siamo disposti a cambiare le nostre interpretazioni e credenze limitanti, anche i rapporti con gli altri migliorano e si aprono nuove, incredibili opportunità.