Il piano akasico e il corpo akasico. Dizionario del Cerchio Ifior
Ritrovarsi di fronte al mondo è uno degli attimi più difficili da affrontare, e soltanto ritrovarsi di fronte a se stessi, di fronte a voi stessi può risultare un momento più invalicabile che ritrovarsi di fronte a quel grande ventaglio di possibilità di esperienza che la Realtà, il Grande Disegno, dipana ai vostri piedi. Quante sfumature, quanti stati d’animo, quanti modi diversi possono essere osservati nei rapporti tra questo vostro Io e il mondo! Certamente, come avete dottamente dissertato oggi, è la capacità di vivere nel presente da parte del vostro Io, dimenticando però un fattore; quel fattore che, solo, è bastato per farvi perdere il controllo di quello che andavate discutendo, proprio il fattore più importante sempre da tener presente allorché affrontate l’argomento dell’Io: questo fattore è l’illusione. Voi sapete, figli nostri, che l’Io di per sé non esiste, l’Io non ha una vita propria, l’Io nasce dall’incontro-scontro tra le reazioni dei vostri corpi inferiori e ciò che vivete all’interno del piano fisico; è una creatura fittizia, un’ombra che si muove su una parete e che muta allorché le mani cambiano posizione. Allo stesso modo, l’Io si trasforma, si modifica e cambia ma è semplicemente un riflesso non soltanto di questo incontro-scontro di cui parlavo poc’anzi, ma addirittura di ciò che di voi si è depositato come germe permanente e «compreso» all’interno del vostro corpo akasico, della vostra coscienza. L’Io quindi, a rigor di logica, non vive, non può vivere nel presente; ma certamente questo sarebbe un usare le parole per trovare una giustificazione a quell’apparente contraddizione che avevate rilevato nelle nostre parole. Infatti, per poter essere spiegato, l’Io ha necessità in qualche modo di essere personalizzato, di essere reso qualche cosa di cui poter discutere. Allora, quando noi abbiamo affermato che l’Io vive nel presente, intendevamo semplicemente affermare che lo vive in quanto vive l’illusione del presente che egli possiede. Egli cioè non vive veramente il presente, ma vive ciò che in questo presente egli proietta sotto la spinta dei suoi desideri, dei suoi pensieri, delle sue reazioni fisiologiche. Al contrario, invece, del corpo akasico il quale vive per forza di cose nel presente in quanto è dal presente, attimo dopo attimo, che gli arrivano le esperienze che lui esamina immediatamente, incasellandole, sistemandole nei posti giusti, allacciandole là dove possono essere allacciate o lasciandole in una nuova posizione per aspettare un contatto successivo, in una vita, in un’esperienza che verrà. Capite dunque qual è la differenza in quello che andavamo dicendo?
È giusto affermare che il corpo fisico, il corpo astrale e il corpo mentale possono essere definiti strumenti del corpo akasico, e strumenti di grande importanza, oltre tutto, senza i quali, infatti, il corpo akasico non potrebbe sperimentare all’interno dei piani inferiori, non potrebbe fare esperienza e, quindi, non potrebbe trarre conoscenza e, in seguito, non potrebbe trarre comprensione da tutto questo e così non potrebbe allargare il proprio sentire e resterebbe immobile invece di accrescere i gradi del suo sentire.
Vi siete chiesti se ci sono delle tecniche per favorire l’ottimizzazione dei corpi e, quindi, favorire lo sviluppo del sentire.
Senza dubbio è possibile mettere in atto determinati comportamenti interiori che possono aiutare, più che altro, a far collaborare tra loro questi corpi inferiori, tuttavia una vera tecnica che sia generalizzabile per tutti è ben difficile poterla dare ed è ciò che non è stato ben compreso, in fondo, da certe dottrine.
Ognuno ha la propria strada: per arrivare alle proprie comprensioni deve seguire il proprio cammino, che soltanto in minima parte combacia con quello degli altri; e può usare i propri mezzi che sono soltanto in minima parte, anch’essi, i mezzi che possono usare anche le altre creature. Ecco, quindi, che un unico modo valido per tutti per arrivare a questa ottimizzazione dei corpi inferiori non esiste, ma va personalizzato da persona a persona a seconda dell’esperienza e dell’evoluzione che essa possiede. Certamente, comunque, è essenziale volerlo fare, prima di tutto; è essenziale sentire questa spinta che impedisce di distrarsi dalla meta che si cerca di raggiungere; è essenziale riuscire a restare concentrati su questa meta; è essenziale, infine, essere consapevoli di ciò che si vuole raggiungere e porre attenzione non soltanto al mondo esterno ma anche all’interno di se stessi, perché soltanto da questa attenzione dentro-fuori che l’individuo attua in continuazione possono arrivare quegli elementi, quei frammenti, quegli impulsi, quelle conoscenze che possono aiutarlo ad avviarsi in modo più proficuo verso un cammino più veloce, più spedito, più giusto.
Un’altra domanda che vi siete fatti è stata se le personalità che l’individuo ha avuto nel corso delle sue varie reincarnazioni appartengono al corpo akasico.
Io direi che le personalità che ha estrinsecato nelle varie vite fanno parte parte del corpo akasico, ma non tanto perché gli appartengono, ma quanto perché gli sono appartenute e di esse sono rimaste in lui trascritte tutte le esperienze che esse hanno fatto; ma attenzione, figli, qua c’è un altro punto che tendete a confondere: quando noi parliamo di trascrizione delle esperienze all’interno del corpo akasico non intendiamo dire che ogni vostra vita è registrata così come voi la vivete all’interno di esso, ma intendiamo dire che tutte le esperienze che voi fate hanno mandato i loro impulsi, le loro conoscenze, le loro percezioni al corpo akasico, che le ha sistemate nella giusta correlazione ed è una cosa molto diversa perché nel corpo akasico non è trascritta la vita in tutti i suoi momenti, ma ciò che della vita è stato tratto come frutto, quindi come risultato finale. Le vostre vite, anche dopo che voi avrete abbandonato questi veicoli inferiori, esisteranno ancora però non saranno più parte del corpo akasico in se stesso; vi sarà qualcos’altro di cui parleremo poi in seguito, per non confondere specialmente le persone nuove di questa sera, e che si riallaccia comunque all’insegnamento che stiamo portando avanti nel corso delle sedute di insegnamento. Ma ritorniamo a questo «io e il mondo».
Vivere il mondo significa, dunque, cercare di vivere nel presente, consapevolmente, ciò che affrontate giorno per giorno, ma significa anche interagire con il mondo, significa collaborare, contribuire a far sì che il mondo abbia a sua volta la sua evoluzione.
Voi sapete che tutto ha un’evoluzione, tutto muta, tutto ha un ciclo che si accorda con quella che è la trama del Grande Disegno e questo ciclo deve compiersi, non può fermarsi; e ognuno di voi, nel suo piccolo, anche quando si sente una misera creatura, impotente di fronte alla realtà che lo circonda e che spesso sembra sovrastarlo minacciosa, ha una grande importanza nel tessuto del Disegno perché contribuisce al suo formarsi, contribuisce a dare ad esso quelle sfumature di cui ha bisogno per poter cambiare.
Ecco quindi che, sotto questo punto di vista, acquista grande importanza quello che è il vostro comportamento nell’oggi, comportamento che – essendo guidato dal vostro sentire – fa sì da attribuire al sentire stesso un’importanza non da poco. Infatti, se voi riuscirete a migliorare il vostro sentire, sempre meglio riuscirete ad affrontare il mondo; se riuscirete ad affrontare sempre meglio il mondo, ad essere consapevoli, sempre più riuscirete ad andare in armonia con quello che è il Grande Disegno. In questo modo, lentamente, ma con maggior dolcezza, il Disegno si compirà e la vostra razza arriverà alla fine del suo percorso. Come sarà questo percorso?
Quante creature, nel corso degli anni, ci hanno chiesto cosa accadrà domani, come si trasformerà la vita dell’individuo, il fisico dell’individuo, la società dell’individuo, aspettando che noi parlassimo come spesso accade di grandi sciagure, oppure che profetizzassimo un nuovo paradiso terrestre che verrà sulla Terra e che da quel momento tutti, tutti i figli dell’Assoluto, saranno come angeli chiamati al Suo cospetto!
Non possiamo farlo, creature; se lo facessimo contraddiremmo tutto quello che abbiamo detto in tutti questi anni. Possiamo soltanto parlare per linee generali e farvi presente di come tutto sia concatenato.
Considerate che la maggior parte di voi che questa sera è qua ad ascoltarci si presenterà ad una nuova vita tra 300, 350 anni, 400, ed ognuno di voi questa sera (supponendo che sia così) ha già una buona evoluzione per cui avrà necessità, allorché si incarnerà nuovamente, di trovare nuovi stimoli, di avere nuove esperienze, di poter quindi trarre dalla sua esistenza nuove possibilità di comprensione, nuove sfumature da illuminare per rendere più complesso e completo il suo sentire. È quindi evidente che, allorché vi ripresenterete sul mondo fisico, sul piano fisico, la società e la vita che voi conoscete adesso dovrà essere ben diversa perché dovrà, per forza di cose, presentarvi stimoli che fino a quel momento non avevate ancora avuto.
Come sarà poi questa vita? Certamente il fisico di ognuno di voi continuerà ad avere le stesse caratteristiche; ah, quante cose assurde in passato sono state dette! Quante improvvisazioni sono state inventate, le più assurde, per giustificare un cambiamento della razza umana dal punto di vista fisiologico; ma la razza umana, figli nostri, va bene così com’è; potranno cambiare alcuni particolari, esserci alcune piccole modifiche nel corso del tempo, ma il suo percorso evolutivo contempla questo tipo di corpo e questo tipo di corpo più o meno resterà.
Cambieranno senza dubbio i rapporti umani ma, più che altro (perché i rapporti umani sono sempre basati sugli stessi sentimenti, sugli stessi incontri e scontri) cambierà la realtà sociale in cui sarete inseriti, e voi già adesso, forse, potete rendervi conto di come questi cambiamenti stiano iniziando ed arrivare – magari col pensiero, con la fantasia – a immaginare come essi avranno delle conseguenze fra 300-400 anni.
Molti sono i fattori di cui tener conto, in questo: l’evoluzione delle persone incarnate sarà in parte migliorata ma, ahimè, si incarneranno anche molti più individui della nuova razza; quindi i contrasti tra i popoli, tra le razze, tra i gruppi esisteranno ancora anche se non vi sarà certamente – questo lo abbiamo sempre detto e lo diremo ancora – una guerra-olocausto.
Il pianeta, anche sotto le spinte dell’uomo, sta cambiando un po’ alla volta la propria situazione climatica e questo cambiamento si avvertirà sempre più velocemente col passare dei secoli, anche se non basteranno 400 anni per avvertirlo definitivamente, però tutto questo porterà a sua volta delle conseguenze. Nel frattempo, chissà, osiamo sperare che l’uomo avrà compreso che il pianeta che gli è stato affidato va tenuto con cura come se fosse una perla, e allora molte delle energie che attualmente vengono usate saranno abbandonate a favore di altre energie più (come dite voi) «pulite».
«Ci saranno ancora – qualcuno, immerso nella vostra realtà attuale, potrebbe chiedere – governi che rubano, che intrallazzano, che prendono con una mano e mettono in tasca, prendono con l’altra mano e mettono nell’altra tasca e protendono entrambe le mani facendo finta di nulla aver ricevuto?».
Sarebbe bello poter dire che non sarà più così! Certamente son cose che sono sempre accadute e cose che sempre accadranno. Anche nella società più utopistica che è esistita sul pianeta, vi è sempre stata quella parte di nuova razza che era pronta a comportarsi in quel modo, in quanto ancora non aveva compreso.
Non vi saranno quindi grandissimi cambiamenti, ma vi sarà tuttavia una parte dell’umanità che riuscirà ad essere felice della propria vita, che riuscirà a ricordarsi che la prima responsabilità che possiede è quella verso i propri figli, che riuscirà a tener sempre presente che ciò che possiede non gli appartiene veramente ma è un dono di cui ringraziare ogni giorno il Grande Disegno, che riuscirà a rendersi conto che aiutare un’altra creatura è come aiutare se stesso, che riuscirà, insomma, a mettere più in atto quell’insegnamento che con una certa pazienza e costanza andiamo portando nel tempo.
Il vostro Io, il vostro Io futuro, quindi, si troverà immerso in un mondo che sarebbe nuovo per il vostro Io di adesso, ma al quale reagirà attraverso le nuove comprensioni che nel frattempo avrà accumulato nel suo corpo akasico, lottando ancora, soffrendo, vivendo, sperando, amando, talvolta piangendo, talvolta ridendo, ma sempre e comunque vivendo l’esperienza direttamente, anche se questo magari, creature, avverrà attraverso computer, come c’è rischio che avvenga dalle ultime scoperte.
Il fatto che io abbia affermato che l’individuo non possa manifestare totalmente, qui sul piano fisico, l’evoluzione che ha raggiunto nel suo percorso evolutivo, potrebbe apparirvi una contraddizione in rapporto al nostro affermare che il comportamento che l’individuo manifesta nel corso della sua vita proviene direttamente dal suo corpo akasico e, addirittura, è indotto da esso.
Ma non è una contraddizione, bensì uno sviluppo logico dell’intero processo evolutivo e della stessa costituzione dei corpi inferiori che, di vita in vita, l’individuo adopera.
Per prima cosa bisogna tener presente che esistono dei limiti pratici, veri, oggettivi su ciò che il vostro corpo fisico, il vostro corpo astrale e il vostro corpo mentale possono esprimere. Non essendo corpi perfetti, ma derivati dalle comprensioni del vostro corpo akasico, hanno dei loro limiti, hanno delle manchevolezze dovute a comprensioni del corpo akasico non ancora raggiunte o completate e, quindi, non possono trasmettere all’interno del piano fisico tutto il sentire che il corpo akasico possiede; ma vi è anche un altro fattore di cui tener conto e che ha la sua notevole importanza: il fatto cioè che quando arriva il momento dell’incarnazione i corpi inferiori vengono costruiti, costituiti, in base ai bisogni del corpo akasico; e i bisogni del corpo akasico dicono che questi corpi vengono strutturati in modo tale da poter sperimentare «determinate» esperienze e non altre, limitando quindi già di per sé la possibilità di esprimere ciò che egli conosce in quanto si è limitato nella scelta della materia per costituire i corpi inferiori. Quindi, se non raramente, è quasi praticamente impossibile che ognuno di voi esprima veramente il grado di sentire che possiede.
Ciò non di meno il comportamento dei veicoli inferiori rispecchia sempre però diciamo il sentire, tuttavia riflette non soltanto le sue comprensioni, ma anche le cose non ancora comprese e, di conseguenza i limiti che ciò comporta.
Nei tempi che state vivendo si fa un gran parlare di realtà virtuale, è quindi ovvio che vi possiate chiedere se anche da una realtà virtuale è possibile trarre della comprensione utile al corpo akasico.
Ebbene, dal nostro punto di vista, in realtà per l’individuo che vive la realtà virtuale non cambia niente, dal momento che è quello che sente e quello che suscita in lui l’esperienza virtuale che sta sperimentando a essere importante, non la situazione in se stessa: che egli veramente stia accarezzando la guancia di un bambino o che questa realtà virtuale in cui è immerso gli faccia percepire che accarezza la guancia di un bambino, per l’individuo non ha alcuna importanza: egli comunque sente delle emozioni e queste emozioni le vive come se fossero vere.
Si può però aggiungere che chi può avere dei riflessi negativi, in questo ipotetico caso che abbiamo osservato, può essere il bambino che ha una guancia da accarezzare e che invece non viene accarezzata.
Un punto che solitamente è ostico da comprendere veramente per voi che ci ascoltate è comprendere veramente quale sia il reale collegamento tra spirito e materia – se così vogliamo dire – al momento della formazione, della creazione di un nuovo individuo incarnato sul piano fisico.
Vedete, figli cari, ciò che vi porta fuori strada, che vi impedisce di comprendere nel modo giusto questo piccolo particolare è il fatto che continuate, malgrado il nostro insegnamento, a considerare il corpo akasico come se fosse colui «che fa».
«Il corpo akasico (qualcuno ha detto) ha ‘scelto’ il corpo in cui deve fare esperienza, il corpo akasico ha fatto questo, ha fatto quell’altro» come se avesse una sorta di propria volontà tale da poter influire consapevolmente e nel modo migliore e più giusto in quello che sarà il suo cammino attraverso l’esperienza del piano fisico.
Ora, certamente il corpo akasico è qualcosa di molto importante per ognuno di voi, questo senza alcuna ombra di dubbio, però questa caratteristica di consapevolezza, questa caratteristica di coscienza, questa caratteristica di poter agire, di poter fare, diventa vera e pienamente effettiva in tutta la sua grandezza soltanto allorché l’individualità avrà abbandonato il piano fisico, o meglio – per essere più precisi – soltanto allorché l’individualità non si incarnerà più sul piano fisico, allorché cioè il corpo akasico avrà strutturato tutta la sua materia e sarà completamente consapevole.
Prima di questo momento, il corpo akasico può essere considerato l’antitesi dell’Io; così come abbiamo detto che l’Io, in realtà, è una proiezione del corpo akasico al punto che, osservando l’Io, ognuno di voi può arrivare a capire cos’è che il corpo akasico ha compreso o non ha compreso. Allo stesso modo il corpo akasico, per ambivalenza – come direbbe il nostro amico Scifo – è ciò che l’Io dimostra, in quanto sono strettamente dipendenti, legati l’uno all’altro.
Ora, quando accade che sta per avvenire una nuova incarnazione, il corpo akasico «non sceglie» (anche se a un certo punto di evoluzione si illude magari di poter scegliere), non sceglie il corpo, il luogo e il tempo in cui avverrà l’incarnazione, ma semplicemente emette una vibrazione, e questa vibrazione si va a collegare a della materia incominciando, tramite questa forma vibratoria e le sue differenziazioni, a strutturare la materia che incontra.
Non vi è quindi ancora un collegamento neanche al momento del concepimento, ma vi è una partecipazione vibratoria da parte del corpo akasico, il quale mette in questa vibrazione che ha emesso tutte le vibrazioni che sono riferibili a ciò che ha compreso o ciò che non ha compreso; ed è questa somma di vibrazioni, questo loro interagire l’una con l’altra, questo loro scambiarsi vibrazioni all’interno dei vari piani di esistenza, che raduna la materia di ogni piano che attraversa e incomincia a plasmarla, a formarla in modo tale da avere un corpo che si adatterà il più possibile a quelle che sono le più immediate esigenze evolutive di comprensione del corpo akasico.
Ecco, quindi, che tutto il periodo della gestazione sarà un periodo in cui queste vibrazioni continueranno ad agire influenzando con il loro movimento la costituzione di tutti gli elementi del nuovo corpo che si va creando; ma il vero e proprio allacciamento, il vero e proprio collegamento, inizia allorché tutti i corpi sono pronti ad esperire, allorché sono separati dall’ambiente protettivo materno e quindi il corpo incomincia da se stesso, da solo, a vivere la propria esperienza, scontrandosi immediatamente con l’impatto del piano fisico in cui si trova – spesso sgradevolmente – proiettato.
Dal volume del Cerchio Ifior, Dall’Uno all’Uno, Volume terzo, parte prima, Edizione privata
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