Il viaggio che compiamo assieme in questi anni di incontri tra noi e voi ci porterà a cercare di comprendere qualche cosa in più su quello che è il piano di esistenza più vicino (come densità di materia) al piano fisico in cui ognuno di voi (e di noi, naturalmente, quando è stato il nostro momento) effettua il suo cammino alla ricerca di quella comprensione che lo porterà a compiere il suo percorso evolutivo attraverso la ruota incarnativa.
Chi ci segue da più tempo si ricorderà senza dubbio ciò che avevamo detto a proposito della materia di ogni piano di esistenza ma, dal momento che il trascorrere di questi cicli ha portato tra di noi nuovi fratelli che potrebbero non comprendere la base di quello che dirò, ritengo utile e necessaria una piccola ripetizione dei concetti già espressi.
Ogni piano di esistenza è formato da un suo tipo di unità elementare, ovvero delle particelle minime che compongono, attraverso la loro aggregazione in maggiore o minore densità, tutta la materia di quel piano. Questo è valido per ognuno dei piani di esistenza tra i quali, però, vi è una differenza sostanziale: l’unità elementare di ogni piano è totalmente diversa da quelle degli altri piani e, perciò, fornisce alcune caratteristiche diverse alla materia che forma su quel determinato piano.
Osserviamo un attimo la materia del piano fisico e cerchiamo di trovare quelle che possono essere le sue caratteristiche più evidenti senza però, per ovvi motivi di tempo e di spazio, addentrarci più del lecito nell’argomento.
La più evidente caratteristica, per altro facilmente osservabile, è il fatto che la materia fisica possiede, in linea di massima, una struttura tendenzialmente rigida; infatti, se viene lasciata senza alcuna sollecitazione esterna, essa non muta e non si deforma tranne, al limite, per invecchiamento e, cioè, in stretta dipendenza con lo scorrere del tempo e dell’eventuale fine che esso pone ai cicli che si compiono all’interno delle forme costituite da materia.
E’ gioco forza, a questo punto, ricordare brevemente che noi, col termine «ciclo», intendiamo un percorso, un evento o un effetto che si ripetono nel tempo con caratteristiche similari.
Possiamo così, ad esempio, considerare ciclico il movimento rotatorio degli elettroni che partecipano, con il loro ciclico ruotare all’interno dell’atomo, a creare e a mantenere costanti quei legami che tengono uniti gli atomi stessi, le molecole, le cellule e, di conseguenza, la stessa forma di un oggetto o di un corpo che, altrimenti, si disgregherebbero nei loro componenti.
Una considerazione che è da farsi è che per mutare in maniera evidente la forma di una porzione più o meno ampia di materia fisica è necessario che intervengano forze esterne che la obblighino, con le loro sollecitazioni, a mutare: una patata cruda non si trasformerà mai da sola in purea a meno che qualcuno non la faccia bollire, le tolga la buccia, la riduca in pasta, la mescoli a latte, burro, sale e noce moscata… e così via (e spero, con questo mio esempio un po’ buffo, di avervi fatto sorridere ma, anche, di avervi fatto comprendere quanto intendevo dire).
Ben diverso è il discorso allorché ci si sposta sul piano astrale.
Se, infatti, abbiamo visto che peculiarità della materia fisica è la sua rigidità e la sua resistenza al cambiamento di forma, la materia astrale è, invece, da questo punto di vista, estremamente labile e proteiforme: i colori cambiano in continuazione, le forme nascono, si trasformano, si disgregano e si riformano diversamente in continuazione e in maniera velocissima. Se volete farvi un’idea di questo continuo trasformarsi della materia astrale pensate a quegli spot pubblicitari in cui, grazie a manipolazioni del mezzo tecnico usato per riprendere le immagini, della plastilina si fonde e rifonde in continuazione, creando sempre nuovi oggetti o nuove figure che sembrano crearsi dallo scioglimento di quelle precedenti. E’, insomma, una sorta di immenso caleidoscopio nel quale basta la più piccola sollecitazione per dare vita a un’immagine diversa come forma, colori, geometricità, movimento e via dicendo.
Ma che cos’è che dà il via a queste trasformazioni? Nel caso della plastilina dello spot televisivo avevamo individuato la sua illusoria trasformazione nell’effetto ottico creato dall’uso degli strumenti tecnici adoperati. Purtroppo l’analogia con l’esempio citato finisce qui, ed è necessario fare ricorso a un altro concetto che chi ci segue da vent’anni sa essere il punto base sul quale abbiamo costruito il nostro insegnamento filosofico: la vibrazione.
La vibrazione, abbiamo detto, è l’elemento (fra l’altro con caratteristiche cicliche al suo interno, come sa anche la vostra fisica) che attraversa tutti i piani di esistenza e che costituisce l’asse portante di tutta l’organizzazione della materia dei vari piani. Essa, attraversando i vari tipi di materia che li costituiscono, interagisce con essi, innescando in detti tipi di materia le differenti reazioni, rendendone attive le caratteristiche peculiari. Dal momento che la materia astrale è molto più piccola di quella fisica, ne consegue (semplificando al massimo) che una vibrazione che sul piano fisico si scontra con della materia fisica senza provocare in essa mutamenti a brevissimo termine, sul piano astrale provoca facilmente un mutamento dei cicli interni della materia astrale e, quindi, un suo più immediato cambiamento di forma.
Abbiamo sempre detto che il piano astrale è il piano dei desideri e delle emozioni, ricordate? Ora, sul piano fisico, non è che desideri ed emozioni non esistano e non spingano l’individuo ad agire su ciò che lo circonda, vero? Tuttavia (e lo sapete per esperienza diretta quotidiana) non basta certamente desiderare di trasformare la patata in purea perché ciò avvenga! Per poterlo fare bisogna che il desiderio abbia l’intermediazione e il supporto di un’azione di qualche tipo, altrimenti la nostra povera patata resterà sempre cruda e non proprio gradevole per lo stomaco ed il palato.
E, questo, malgrado il fatto che i desideri siano, alla resa dei conti, niente altro che vibrazioni… vibrazioni, però, talmente sottili da non poter, direttamente e da sole, modificare il modo di essere della materia fisica.
Sul piano astrale non è così: ivi il desiderio e le emozioni bastano da sole, come vibrazione, a sollecitare cambiamenti nella materia astrale; e dal momento che ogni desiderio ed ogni emozione ha sfumature, in piccola o larga parte, diverse dagli altri, ecco che chi si trova a vivere momentaneamente su questi piani, con il suo solo modo di essere interiore modificherà la forma e lo stato della materia che lo circonda, in modo più o meno duraturo o caotico in relazione a quanto forti sono i suoi desideri e le sue emozioni e a quanto uno di essi assuma per qualche tempo un’importanza preponderante rispetto agli altri.
E non solo: tutti i corpi astrali di ogni individuo incarnato hanno desideri ed emozioni, così come accade per ogni creatura che sull’astrale vive consapevolmente o meno.
Da ciò deriva come logica conseguenza che se il desiderio e le emozioni di un individuo sono abbastanza intensi da diramarsi a una certa distanza da lui, inevitabilmente incontrerà e interferirà con quelli di altri individui che desiderano o si emozionano con la stessa intensità dando il via a forme di materia comuni che, pur essendo labili e transito- rie, avranno una maggiore durata nel tempo (astrale, naturalmente) e che, per chi le avrà create saranno reali e consistenti quanto lo è la materia del piano fisico per chi sul piano fisico si trova a vivere.
Tutto questo, naturalmente, porta ad interessanti argomenti che, per chi vorrà seguirci, verranno esaminati una prossima volta. Abn-el-Tar
Dal volume del Cerchio Ifior, Dall’Uno all’Uno, Volume terzo, parte prima, Edizione privata