Il sentiero propone la possibilità di stare davanti alla vita a partire da ciò che si è e da ciò che la vita è, quindi a partire dalla capacità di imparare ad accogliere se stessi, l’altro da sé e ciò che la vita propone, a volte con una carezza, altre con un ceffone.
Quindi il primo concetto chiave è imparare ad accogliere.
Accogliere non significa subire, né rassegnarsi, né sottomettersi: è una cosa completamente diversa.
Per cominciare ad accogliere è necessario imparare a sviluppare una diversa visione di sé e della vita: l’accoglienza poggia su di una diversa comprensione.
Che cosa va compreso? Il nostro modo di pensare, di provare emozioni, di agire. Come?
Osservandosi, divenendo consapevoli dei nostri pensieri, delle nostre emozioni e delle nostre azioni.
L’osservazione e la consapevolezza di sé sono i primi passaggi: osservandoci mentre accadiamo possiamo vedere i meccanismi mentali che ci governano, come le emozioni ci condizionano, come le azioni ci sfuggono di mano o non sorgono.
Se abbiamo consapevolezza della portata di ciò che sta accadendo, allora possiamo cominciare anche a prendere una distanza da quelle modalità, ma questo è possibile solo se siamo consapevoli, altrimenti siamo destinati ad essere vittime dei nostri meccanismi.
Il distacco è il secondo passaggio fondamentale: come si fa a distaccarsi da un’emozione che ci travolge o da un pensiero ossessivo, da un’ansia, o da una compulsione a compiere una certa azione?
Ti distacchi da:
-ciò di cui hai consapevolezza;
-ciò di cui sei stanco.
Non ti distacchi da ciò che non vedi e che non ti ha ancora sufficientemente stancato, ma soprattutto non puoi distaccarti da niente se non capisci come funziona la mente[1].
La mente è un organismo che si autoalimenta e si autostruttura sulla base di continui stimoli che ha bisogno di ricevere: per la mente è del tutto indifferente che uno stimolo sia costruttivo o distruttivo, entrambi la eccitano, le forniscono energia e senso di esistere.
La mente è un organismo che si nutre nello sballottamento, nel pianto come nel riso, nell’eccitazione come nell’apatia.
Se non si comprende come funziona la mente non è possibile un vero distacco dai meccanismi che ci governano.
Questo è il centro del lavoro nel sentiero contemplativo: l’osservazione della mente, la comprensione del meccanismo mentale, la stanchezza, la presa di distanza: conoscenza di sé e consapevolezza.
Quando si è imparato a distaccarsi inizia a sorgere un piccolo mondo fino ad allora nascosto, non perché non ci fosse, semplicemente non si avevano gli occhi per vederlo.
All’orizzonte comincia a configurarsi l’esperienza che può aprire alla pratica della meditazione e della contemplazione da cui verrà generata la comprensione.
La sequenza allora diventa:
-conoscenza di sé → imparando come funziona la mente
-consapevolezza → osservando la mente e disconnettendo dal suo operare
-comprensione → è la risultante del processo del vivere, sempre e in tutti gli individui: è sostenuta, facilitata e favorita dalla pratica del meditare e del contemplare
[1] Il significato del termine mente può cambiare a seconda dei contesti in cui è inserito ma generalmente con esso intendiamo l’attività del corpo mentale che condiziona quella del corpo astrale (emotivo) e quella del corpo fisico.
I tre costituiscono l’ego, o identità, o personalità, o sé inferiore, da non confondere con il termine “individualità” che indica un piano di esperienza e di comprensione più vasti di quello dell’ego: il piano della coscienza, o corpo akasico, o sé superiore, o anima.