Il piano fisico è costituito dunque – in tutte le sue parti, e in ogni suo punto – dallo stesso identico elemento, l’unità elementare che aggregandosi, cioè associandosi ad altre unità elementari del tutto simili, forma via via le particelle, gli atomi, le molecole, i gas, i liquidi e i solidi; forma cioè tutta la realtà del piano fisico.
Ciò vuol dire che, scomponendo al massimo un solido o un liquido o un gas o una molecola o un atomo o una particella, alla fine si arriverebbe sempre ad avere una certa quantità dello stesso elemento, cioè dell’unità elementare. Possiamo così affermare che nella costituzione della materia non vi è alcuna differenza di partenza, ma che ogni porzione di materia è costituita dalla somma di più unità elementari perfettamente identiche tra loro.
È come dire in matematica che, scomponendo il 100 e il 10 in unità, alla fine si hanno cento l e dieci l, cosicché si può affermare che fra il 100 e il 10 l’unica differenza stia nel numero di elementi identici che li compongono.
Analogamente è per la materia, vista dal punto di osservazione della sua costituzione fisica: la differenza tra acciaio e vapore acqueo – in apparenza così diversi tra loro – in realtà sta tutta e soltanto nel diverso numero di unità elementari che ne costituiscono la struttura.
La realtà che voi percepite non è quindi altro che uno strutturarsi diverso come densità di queste unità elementari le quali, attraverso a questo gioco di aggregazione più o meno densa, arrivano ad essere percepite dai vostri sensi sotto l’aspetto di molteplici e differenti forme.
A questo punto sorge spontanea la domanda se quest’unità elementare sia dunque l’elemento ultimo della realtà, l’ultima cosa da conoscere, conosciuta la quale l’uomo avrà finito il suo processo di apprendimento e terminerà il suo ciclo evolutivo.
No, creature care: essa è l’elemento ultimo che potete scoprire nel piano in cui vivete, cioè nel piano fisico, attraverso i sensi ed i mezzi che il piano fisico vi concede ma, al di là di essa, esistono ancora una materia e una realtà; e l’unità elementare non è altro che l’anello di congiunzione tra ciò che voi chiamate mondo visibile e ciò che definite mondo invisibile.
L’unità elementare del piano fisico è dunque una realtà oggettiva, anche se a voi – per ora – sconosciuta, ed è quella che fornisce il materiale alla vostra mente attraverso la mediazione delle percezioni che ad essa arrivano, per costruire le immagini della realtà soggettiva, spesso illusoria non solo nei contenuti ma anche nelle stesse forme.
L’unità elementare è l’umile ancella che presta la sua opera alla regina affinché costei possa essere ammirata e presa a esempio dai suoi sudditi; è l’anonima tela che fa da supporto alla grandiosa opera d’arte; è lo sconosciuto muratore senza il quale nessun grattacielo svetterebbe mai verso il Sole; è ciò che ci fa affermare: “Nel mondo fisico non vi è in realtà distinzione tra bello e brutto, tra grande e piccolo, tra bianco e nero, ma tutto – nell’uomo e intorno all’uomo – è Uno, unito e uniforme, e ciò che all’uomo appare diverso da lui stesso, separato, inferiore, non è altro che un’illusione, una visione soggettiva, frutto della sua limitatezza sensoriale che gli fa percepire e concepire la realtà in modo parziale”.
Pensate dunque – creature care – che il vostro bel corpo così amato orgogliosamente, così accontentato egoisticamente, così adulato, ostentato, messo a confronto con disprezzo o con senso d’inferiorità, nella realtà costitutiva del vostro piano di esistenza non è né più né meno che una manciata della stessa identica sostanza che costituisce sia l’oro sia lo sterco. E allora meditate se vale la pena di identificarsi con esso, ma state attenti alla vostra risposta, perché essa sottintende delle conseguenze logiche che – forse – vanno al di là di quanto pensavate di affermare. Scifo
Dal volume del Cerchio Ifior, Dall’Uno all’Uno, Volume terzo, parte prima, Edizione privata
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