Uno dei punti essenziali, basilari, che deve essere sempre presente nel vostro affrontare l’insegnamento, è che è tutto interrelazionato, tutto è correlato e che non è possibile osservare soltanto un aspetto della realtà, se davvero si vuole arrivare a comprendere la Realtà; ma bisogna, quanto meno, riuscire ad operare una piccola sintesi fra tutti i vari elementi che la compongono, in modo tale da avere una visione d’insieme del quadro. Visione d’insieme che, unica, può dare una risposta coerente e logica agli interrogativi che si pone chi si avvia sulla strada della ricerca e della scoperta della Realtà e della Verità.
D’accordo su questo? Certo, direte certamente di sì. Allora, perché presentarsi e combattere affinché parlaste di questo concetto, il concetto di ambiente? Proprio per farvi rendere conto che il termine stesso di ambiente non è circoscritto, non può essere compreso e analizzato soltanto osservandolo da una prospettiva; ma per poter comprendere veramente che cosa sia un ambiente – che cosa «noi» in particolare intendiamo per ambiente – è necessario tenere a mente tutto l’insieme degli elementi che noi abbiamo presentato in questi ormai tanti anni di incontri.
Quella che è mancata, in realtà, è una definizione precisa e accurata – per quanto possibile – di che cosa noi intendiamo per ambiente.
No, non vi scervellate, creature: nel senso più ampio, io definirei «ambiente» tutta quella porzione della realtà nella quale si esplica l’evoluzione di un cosmo. Siete d’accordo su questo? Questo, perché? Avevamo detto che l’inizio dell’evoluzione avviene allorché la «vibrazione prima» – ricordate la «vibrazione prima», creature? – dà il «la» al diffondersi e al diversificarsi della vibrazione all’interno delle materie dei vari piani di esistenza, arrivando a mettere in movimento tutte le materie all’interno di un cosmo. Quindi, a questo punto, tutto il raggio d’azione di questa particolare vibrazione che porta all’evoluzione di questa porzione della materia akasica può essere definito «ambiente primario». Naturalmente vi è poi l’ambiente «Uno», ovvero l’Assoluto; se volessimo proprio sofisticare il primario sarebbe questo, in realtà, poiché è evidente che è l’ambiente che tutto comprende e quindi non può essere che il principale, però questo ci porterebbe veramente a confonderci troppo le idee e a non farci capire le cose più vicine a coloro che sono nella loro fase evolutiva all’interno di questo cosmo.
All’interno di un cosmo l’ambiente primario è tutto l’insieme delle materie che compongono quel cosmo; quindi la materia fisica di quel cosmo, la materia astrale di quel cosmo, la materia mentale di quel cosmo e la materia akasica collegata a quel cosmo attraverso la quale la «vibrazione prima» mette in atto l’intendimento dell’Assoluto per far sì che il cosmo abbia quel determinato tipo di evoluzione al suo interno; perché ricordate, creature, che avevo detto che la vibrazione prima, quando mette in moto le energie dei vari piani di esistenza per dare il «la» alla creazione, sa già cosa deve creare, sa già che tipo di ambiente deve far sì che si formi affinché l’evoluzione vada avanti in quel cosmo.
Si può facilmente associare quest’idea al concetto di «legge naturale»: la legge naturale deriva direttamente dalla vibrazione prima e può essere considerata – per fare un esempio abbastanza semplice, anche se naturalmente inesatto – raffigurare l’intenzione dell’Assoluto nel dare il via a quel tipo di Cosmo.
Voi vi siete soffermati su quello che è stato uno dei miei campi di battaglia di questi anni di insegnamento, ovvero sull’unità elementare; le vostre idee in merito sono ancora un po’ confuse, però, più o meno, come linee di base, diciamo che possono essere accettabili.
Proviamo a fare il cammino inverso di quello che solitamente tendete a fare voi: l’unità elementare fisica è composta dall’aggregazione di unità elementari del piano precedente, cosicché accade che il corpo fisico, con le sue unità elementari, in realtà abbia a sua disposizione anche una parte di unità elementari astrali, tutte quelle unità elementari astrali le quali ordinandosi, radunandosi, vibrando in determinate maniere fanno sì da costituire poi le unità elementari fisiche di quel corpo.
Questo significa, quindi, che per ogni unità elementare del piano fisico vi sono naturalmente, per conseguenza logica di questo discorso, diverse unità elementari del piano astrale. Il discorso, come sapete, si moltiplica sugli altri piani di esistenza; ovvero: per ogni unità elementare del piano astrale vi sono diverse unità elementari del piano mentale; e per ogni unità elementare del piano mentale vi sono diverse unità elementari del piano akasico.
Questo significa ancora che un’unità elementare fisica, scomponendola, sarà composta – dico cifre a caso – da 2 unità elementari astrali, da 4 unità elementari mentali, e da 8 unità elementari akasiche (questo per darvi il senso di come si moltiplica la quantità di materia dei vari piani all’interno di una stessa unità elementare fisica), le quali sono collegate, fanno riferimento, in un senso o nell’altro, ovvero a loro fa riferimento l’unità elementare fisica, o l’unità elementare fisica fa a sua volta riferimento a «quelle» unità elementari astrali, «quelle» unità elementari mentali e «quelle» unità elementari akasiche. Da questo se ne deduce che, parlando in termini di quantità di unità elementari, quelle presenti sul piano fisico sono molte ma molte meno di quelle presenti sul piano akasico, è logico; e allora, in conseguenza di queste considerazioni, è possibile affermare che tutta la materia del cosmo è collegata a della materia akasica? E questi malgrado la presenza di materia akasica indifferenziata, cioè non collegata all’evoluzione di alcuna individualità?
Tutto è collegato alla materia akasica, ed è necessario che sia così perché, altrimenti, la vibrazione prima non potrebbe infondere le stesse leggi naturali in tutta la materia; quindi è necessario che sia collegata comunque a della materia akasica attraverso cui passa la «vibrazione prima». Però noi avevamo parlato anche di materia akasica indifferenziata, e allora c’è da chiedersi e vi chiedo: questa materia akasica indifferenziata è collegata a materia fisica o no?
Il fatto che sia indifferenziata sul piano akasico non significa che non sia collegata a materia del piano fisico; significa semplicemente che in quel momento la «vibrazione prima» non attraversa quella porzione di materia akasica e non dà il via a una corrente evolutiva, ad un passaggio evolutivo; attraverso ad essa passa semplicemente quella porzione di «vibrazione prima» che mette in moto le leggi naturali necessarie perché tutta la materia fisica sia correlata, nelle sue varie densità, e tale per cui in ogni punto del cosmo le proprietà siano le stesse, ripetibili e fenomenologicamente identiche.
Questa materia akasica indifferenziata è collegata a della materia fisica che non ha in prospettiva – nel corso di quel periodo particolare – una proposta evolutiva; o meglio, quella parte di materia fisica collegata alla materia akasica indifferenziata in quel momento interagisce lo stesso, con le stesse leggi naturali con cui interagisce tutta l’altra materia del piano fisico, però attraverso essa non vi è ancora il germe dell’evoluzione verso una forma superiore.
Diciamo che può essere considerata una sorta di dotazione di riserva di materia fisica, necessaria per garantire la coesione delle materie del cosmo e, di conseguenza, del cosmo stesso affinché non vi siano “buchi” nel cosmo. Oppure, in una concezione più ampia, una quantità di materia fisica messa da parte per il momento in cui dell’altra parte di materia akasica comincerà ad evolvere.
Questo non significa che si tratti, comunque e sempre, di materia informe: in realtà la materia indifferenziata è per forza di cose sottoposta alle leggi di aggregazione che sono tipiche del suo piano di esistenza, e l’esigenza che nel disegno del cosmo non ci siano parti a sé stanti, che si discostino dall’unitarietà del tessuto del cosmo, fa sì che essa possa assumere le forme che sono necessarie per mantenere integro il Grande Disegno così come è stato concepito.
Non potete sapere a priori se il sasso che raccogliete sulla sabbia sia collegato a materia akasica in via di evoluzione, e, in quanto tale, conduttore del processo di imprinting per una qualche porzione di massa akasica.
Tenete presente, però, che, in linea di massima, tutto ciò che cade nella sfera d’influenza diretta dell’essere umano e che viene in qualche modo modificato e manipolato dall’essere umano, in realtà è perché deve subire determinati scontri vibratori in quanto ha necessità di mandare dell’imprinting alla parte akasica a cui è collegato per far partire la sua evoluzione. E, di conseguenza, ha una forte probabilità di non essere costituito da materia indifferenziata.
In termini di quantità numerica, la materia che c’è sui vari piani non si equivale: No, l’ho detto anche prima. Chiaramente, in termini di quantità numerica di unità elementari, quelle del piano fisico sono molto inferiori di numero rispetto a quelle del piano akasico, in quanto molto più grossolane..
Spesso commettete l’errore di pensare al corpo akasico – in generale – come «colui che fa, colui che decide di fare» e via e via e via. Il corpo akasico non decide di fare; riceve la spinta ad andare in una determinata direzione – sempre grazie alla spinta della «vibrazione prima» – quindi, in realtà, chi è che dà l’indirizzo, l’intenzionalità della spinta in cui si deve muovere l’akasico? Non è tanto l’akasico in se stesso, che non ha una volontà propria (per lo meno fino a quando non si arriva a una certa consapevolezza), bensì proprio questa vibrazione primaria.
La materia akasica è collegata fin dall’inizio con tutto il resto della materia, e non può essere che così; però questo non significa che, osservando quanto abbiamo detto in precedenza, tutta la materia del piano fisico del cosmo sia soggetta, in determinati momenti, tutta completamente, a una fase evolutiva.
E’ possibile invece che, pur essendo – come ho detto prima e lo ripeto – collegata a della materia akasica, questa materia akasica indifferenziata non metta in moto, nella materia fisica ad essa collegata, la spinta evolutiva che dia il «la» al processo di quel tipo di materia fisica, a quel tipo di evoluzione della forma, e via e via e via.
Il cristallo – io affermerei, piuttosto imprecisamente – è la prima reazione alla «vibrazione prima» in senso evolutivo; o meglio, il primo attimo in cui da materia indifferenziata si passa a materia in evoluzione. Se dovessi tracciare un confine tra la materia indifferenziata e la materia che, di punto in bianco, grazie all’intenzionalità della «vibrazione prima» incomincia ad evolvere, bene: io direi che quella linea è quella sulla quale sta la prima forma di cristallo; che, quindi, può essere considerata scaturente, conseguente alla diversa vibrazione, diversa intensità o direzione della «vibrazione prima» su quel tipo di materia che, fino a quel momento, restava indifferenziata.
Ed è questa diversa qualità della «vibrazione prima» quella che induce la creazione della prima forma del cristallo dalla quale poi, un po’ alla volta – attraverso i meccanismi di cui ampiamente e superficialmente abbiamo parlato fino ad ora – si arriverà poi a creare tutte le forme successive: forma vegetale, animale ed umana.
Abbiamo, così, cercato di fornirvi una visione più ampia di ambiente, di definirla e di dettagliarla maggiormente per arrivare a comprendere quali sono gli elementi e i concetti basilari che l’accompagnano. Ma c’è ancora una risposta da dare a quanto potreste domandarvi: anche abbandonando per un attimo questo concetto di «ambiente primario» è chiaro che, all’interno del cosmo, esistono tanti ambienti, ma questi ambienti esistono comunque, al di là del fatto che ci sia qualcuno che li percepisce, oppure no?
Qua vi sono due possibilità, creature. Se il percipiente è qualcuno che percepisce dall’interno del piano fisico (o, perché no, del piano astrale; o, perché no, del piano mentale) certamente colui che percepisce percepisce gli ambienti che cadono sotto le sue capacità percettive, ma è altrettanto vero che esiste – come materia anche quella che non percepisce; perché, se no, bisognerebbe dire che prima che voi percepiste (che so io) le nebulose più lontane, attraverso gli strumenti ottici moderni, allora quelle nebulose prima non esistevano!
Ciò significa che anche quelle porzioni di realtà che non cadono sotto la fascia percettiva del percipiente comunque sia esistono.
Osservando, invece, la questione dal nostro punto di vista, dal punto di vista dell’Insegnamento, se noi vi diciamo che tutto è illusione, che tutto ciò che voi osservate è modificato dalle vostre capacità percettive, dalle vostre possibilità percettive, e non soltanto dai vostri sentimenti, dai vostri desideri, dalle vostre prevenzioni, dal vostro Io insomma … allora, la realtà del cosmo – da quel punto di vista – esiste o non esiste?
Non è possibile, per il momento, dare una risposta accettabile a tale quesito perché, per farlo, è indispensabile conoscere gli elementi che partecipano all’evoluzione della coscienza, primo fra tutti la percezione e la comprensione della realtà interna ed esterna dell’essere umano all’interno di quella meravigliosa e ineguagliabile coreografia che fa da sfondo e da canovaccio all’intera evoluzione della coscienza dell’essere umano.