Le onde di vita e il cammino delle razze

Voi sapete che a un certo punto su un pianeta incomincia ad esserci la vita, ad esserci, cioè, delle forme di vita che incominciano ad evolversi, a cambiare un po’ alla volta, portando avanti l’evoluzione. Questo avviene perché vi sono tante anime, tante entità che hanno bisogno di evolversi, di fare esperienza nel mondo della materia, minerale, vegetale, animale e umana, e allora compiono il loro percorso evolutivo sopra un pianeta.
Così sta succedendo attualmente sul pianeta Terra, in cui voi sapete che c è la vostra razza che sta compiendo il suo cammino attraverso più incarnazioni.
Ma prima che sul pianeta Terra ci fosse la vita, cosa c’era nel sistema solare? Forse questo ve lo sarete chiesti: posso dirvi che prima che sul pianeta Terra ci fosse la vita, la vita era sul pianeta Marte. Su quel pianeta, infatti, altre razze hanno cominciato e portato avanti una loro evoluzione fino a quando il pianeta è morto, e allora l’ondata di vita successiva è passata sul pianeta Terra.
Ma cosa succederà allorché la vita sul pianeta Terra terminerà il suo ciclo, e il pianeta Terra morirà?
Succederà che l’ondata di vita passerà ad un altro pianeta che comincerà a sua volta a popolarsi di forme viventi, e il prossimo pianeta della catena del ciclo dell’evoluzione sarà il pianeta VenereBilly

Data la vastità dell’argomento mi limiterò ad analizzare soltanto uno dei numerosi aspetti sull’argomento evoluzione. In particolare, mi riferirò all’evoluzione del corpo fisico dell’individuo uomo.
Come voi ben sapete, perché immagino che più o meno tutti quanti voi abbiate un idea di come sia stata l’evoluzione del corpo fisico dell’uomo, questa evoluzione viene fatta risalire dai vostri studiosi alle scimmie – questo per non andare troppo lontano.
Cercherò di spiegarmi meglio: pare appunto che le scimmie abbiano modificato ad un certo momento il loro veicolo fisico fino al punto da farlo divenire un corpo fisico che avesse delle caratteristiche ancora più umane, fino all’attuale forma umana, appunto, che sembra essere la migliore, la più congeniale a quelli che sono i bisogni spirituali dell’individuo che ivi è incarnato.
Questa teoria dell’evoluzione, questo concetto del transito in corpi via via più complessi, è da noi condivisa.
Infatti, voi sapete che l’individuo incarnato in un veicolo animale, per quanto possa essere un animale superiore, ha ancora e soprattutto una vita di emozioni, una vita emotiva molto intensa, mentre la sua attività mentale è solitamente ancora ridotta: quindi è logico che ad esempio la scimmia, quella magari dell’ultimo anello di congiunzione con la forma umana, abbia una struttura fisica tale per cui le sia più facile, le sia più congeniale un certo tipo di attività che non siano quelle mentali.
Se voi scorrete i vostri testi di antropologia, vedrete che i vari reperti archeologici di preominidi hanno una certa differenza nella loro struttura fisica, soprattutto per quello che riguarda la capacità cranica.
Questo significa semplicemente che via via che l’individuo evolveva e consolidava e strutturava gli altri suoi corpi, con particolare riferimento al corpo mentale, il suo corpo fisico si modificava, e si modificava pure la sua capacità cranica.
Questo significa che se il primo uomo aveva un attività mentale, cerebrale, molto ridotta, era anche logico – proprio per questioni di economia – che la sua capacità cranica fosse limitata e che quindi il suo cervello fosse ridotto rispetto alle dimensioni del cervello dell’uomo attuale, mentre, magari, era più portato per un certo tipo di attività pratiche, fisiche, per cui l’uomo attuale ha meno predisposizione.
Queste modificazioni che appaiono così evidenti e chiare da una semplice analisi, da una semplice lettura dei vostri testi di antropologia, sono anche verificate e spiegate da altri fattori.
E chiaro, infatti, che la prima forma umana, la prima forma fisica umana, viveva in un ambiente molto più ricco di stimoli che sollecitavano (soltanto per fare un esempio) i sensi fisici: infatti quel povero omuncolo viveva, magari, in una caverna e doveva stare ben attento ai pericoli, sia a quelli atmosferici, sia a quelli che gli provenivano da altri animali, o dagli altri individui, dagli altri uomini e quindi, certamente, era molto più ricettivo a queste cose: così aveva forse un udito più fino e cose di questo genere, mentre l’uomo attuale, ad esempio, ha molto più limitati certi sensi fisici proprio perché vive in una casa e può starsene tranquillo, può riposarsi tranquillamente in un comodo letto senza timore che qualche serpente o qualche animale feroce possa saltargli addosso e ucciderlo.
Anche questo, a nostro avviso, è un esemplificazione di quanto andavamo dicendo: significa che quell’omuncolo, quel povero piccolo uomo di allora, viveva ancora e soprattutto una vita di sensazioni, mentre la sua attività mentale, pur esistente, era molto limitata, anche se chiaramente costituiva già un supporto alla sua vita emotiva.
E credo che, fino a questo punto, sia tutto abbastanza semplice e chiaro, tuttavia potrebbe sorgere una domanda più che logica: «se è così, se vi è stato questo passaggio attraverso varie forme, quindi dalla scimmia all’uomo primitivo, dall’uomo primitivo all’uomo sapiens, così come viene chiamato, perché determinate specie animali dalle quali si fa risalire questa origine di forma fisica umana non sono scomparse?».
Mi spiegherò meglio ancora: se lo scimpanzé tanto caro al nostro amico Darwin è stato il progenitore dell’uomo, del pitecantropo tanto per ricordare uno dei vari uomini primitivi trovati dai vostri antropologi, come è possibile che non sia scomparso lo scimpanzé, mentre il pitecantropo non si ritrova in tutto il globo terrestre? Vito

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