Ragione in più, dico io, per far cadere queste barriere! Cerchiamo quindi di capire da dove nasce questa «superiorità maschile».
Come ho detto prima, vi è certamente una differenza a livello fisico, fisiologico, per cui il maschio (avendo – che so io – la muscolatura più sviluppata o una struttura scheletrica in genere più robusta) è più portato per un certo tipo di attività. Ma questo non può bastare, da solo, a giustificare la supremazia maschile.
A livello intellettivo differenze non ne esistono e se vogliamo parlare di intelligenza possiamo affermare tranquillamente che, stimolati allo stesso modo, il maschio e la femmina arrivano ad avere lo stesso quoziente intellettivo, il famoso Q.I.
A livello spirituale il problema non si può neppure porre perché è totalmente assurdo. Qualcuno potrebbe chiedere come mai allora i più grandi Maestri spirituali sono sempre stati uomini… e io vi rispondo: vi immaginate che «figura» avrebbe fatto un Cristo «in gonnella»? Degna del peggiore degli attori o del cantautore con tanto di pomodori e improperi vari! Se voi, però, aveste un po’ di conoscenza della vita dei Santi e delle loro opere, potreste scorgere tra le tantissime Sante qualcuna veramente degna di essere una Maestra spirituale. Ma, perché più umili del maschio, fors’anche mortificate dalla supremazia fallocratica, il loro dire si è praticamente perduto, tanto che si parla di Padri della Chiesa e mai di Madri.
Questo significa soltanto che, nei vari millenni passati, non è stata offerta alla donna la possibilità di mostrare le sue capacità spirituali… se solo pensate che S. Agostino, uno dei Padri della Chiesa, affermò che l’anima del maschio prende contatto subito col corpo mentre quello della femmina lo fa dopo…!
A livello emotivo è risaputo che la femmina ha una maggiore predisposizione alla sensibilità, alla dolcezza, conseguenza della sua capacità di essere madre, cosa che il maschio, non potendo assumersi totalmente l’esperienza e vivendola solo di riflesso, non può avere. Ma anche questo non può giustificare tali differenze.
Non esito a dirlo, ma il vero motivo sta a livello sessuale, e tutto ciò che abbiamo finora visto ne è una conseguenza. Forse questa affermazione vi lascerà un po’ perplessi, ma – in realtà – non vi può essere altra spiegazione logica, anche se, per la verità, è tanto logica quanto stupida; ma non si deve mai perdere di vista il fatto che l’Io, ambivalente, presuntuoso e accecato dal bisogno più che dal desiderio della propria affermazione, tende – in alcuni casi – a comportarsi in modo, a dir poco, stupido.
Cosicché, quando, per la prima volta, l’uomo e la donna si sono ritrovati di fronte alla loro attività sessuale, il maschio si è reso conto d’avere un ruolo attivo, di supremazia nei confronti della femmina che, svolgendo il suo ruolo passivo, sottostava al maschio. L’Io del maschio, a questo punto, ne è uscito gratificato, fortificato, direi quasi esaltato ad un punto tale da creare il malinteso che ha condotto la donna per millenni a sottostare alla volontà di colui che si riteneva il più potente, proprio grazie alla propria virilità e sessualità.
La ragione di tanta supremazia, di tanta superiorità, è sorta appunto da questo originario malinteso, malinteso che ancor oggi, come dicevo prima, si può trovare, e che ha portato la donna ad accettare, per secoli e secoli, di restare nell’ombra prima di iniziare a prendere coscienza della propria uguaglianza, sotto tutti i punti di vista (tranne ovviamente l’aspetto fisico e biologico), nei confronti del maschio.
Perché vedete, figli cari, il fatto che nel corso di un rapporto sessuale, il maschio abbia apparentemente (ho detto apparentemente, poiché sarebbe da dimostrare) un ruolo attivo, non significa proprio nulla; semplicemente, essendo il maschio e la femmina complementari al fine di espletare un’attività sessuale, era logico, e non poteva essere altrimenti, che uno dei due avesse un ruolo più attivo rispetto all’altro, ma questo non può significare che colui che ha un ruolo più attivo sia anche superiore. Nulla di più: se la scelta è caduta sul maschio, si può proprio dire che è avvenuta per caso, poteva essere il contrario, ed allora sarebbe stato il maschio ad essere «inferiore» rispetto alla femmina!
Così ritorniamo all’Io, a quell’Io che, povera creatura della mente senza pace, annaspa per valorizzarsi, per mettersi in mostra il più possibile, per sentirsi esaltare, stimare, apprezzare dagli altri, attaccandosi anche alle cose più sciocche come questa che abbiamo appena visto, nella speranza di poter continuare ancora a lungo a vivere nell’illusione; inconsapevole, forse, che qualcosa, prima o poi dovrà cambiare, e che, o con serenità o con dolore, prima o poi comprenderà che Tutto è veramente Uno.
E se Tutto è veramente Uno, è assurdo anche il solo pensare che possano esistere delle differenze morali, spirituali, intellettive, e via e via, tra compagni di viaggio. Vito
1 Morire e vivere, pag. 125 e segg.
Dal volume del Cerchio Ifior, Dall’Uno all’Uno, Volume secondo, parte seconda, Edizione privata