Il tempo nella comprensione del contemplante

Tratto da Vidya (2010)

“Se tutto E’ come può esserci evoluzione?”
Dalla nascita alla morte della forma ogni evento viene scandito dal tempo che, in mancanza di una visione unitaria, l’individuo ha suddiviso in passato, presente e futuro; tempo-divenire, ovviamente, giacché il presente ieri era il futuro e domani sarà il passato.
In realtà, il tempo è “indivisibile e assoluto, eterno presente”.
I cicli, gli anni, i semestri e le stagioni che vengono in esso erroneamente immaginati “non sono altro che stadi dell’esistenza universale, ma non si manifestano in successione di tempo. L’intera esistenza universale,con tutti i cicli, è simultaneamente realizzata. La discontinuità temporale riguarda il nostro particolare stato la nostra particolare visione”.
Come un film è già interamente compiuto nella pellicola cinematografica, così è riguardo alla compiutezza universale e, dunque, a quella individuale, anche se lo strumento proiettivo fa apparire la storia in sequenze, cioè in una serie di scene che si succedono nel tempo.
Si tratti dell’individuale o dell’universale, appunto, l’evoluzione, sviluppo o crescita, non esiste. E’ solo un concetto, è un’impressione sensoriale.
L’intera manifestazione, questo sogno di cui facciamo parte, e che sembra dispiegarsi nel tempo, in realtà è già pienamente realizzato. Solo una limitata visione fa credere reali la frammentazione e lo sviluppo-evoluzione che reali invece non sono.
“L’Uno è senza parti ma noi lo suddividiamo all’indefinito secondo il nostro particolare vedere e sentire”.
Se, dunque, non esistono parti né successione di eventi, ma tutto è in perfetta simultaneità, allora noi siamo già Quello, indivisibile, assoluto, eterno presente.
“Vedere tutto nell’unità primordiale non ancora differenziata o da una tale distanza che tutto si fonde in uno: ecco la vera intelligenza”.

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