Che cosa diventa una vita che coltiva incessantemente l’atteggiamento della meditazione e da questo lascia che sorga l’esperienza della contemplazione?
Uno sperimentare, vivere, pulsare senza condizionamento; nella leggerezza, nel gioco, nella fiducia.
Cos’è la meditazione nella nostra visione?
L’atto dell’essere consapevoli di ogni attimo presente.
Non una tecnica – non abbiamo interesse per le tecniche e non ne proponiamo – ma uno sguardo vigile, lucido, attento, intelligente sul presente: uno stare nel momento che accade, non sul passato, né sul futuro, ma sull’adesso sapendo che tutta la nostra esistenza accade ora e mai più.
Meditare è la sostanza prima della nostra esperienza ed anche di ciò che proponiamo al nostro prossimo: se tu sei presente a ciò che la vita ti offre, di presenza in presenza il tuo sguardo diventerà sempre più chiaro, meno condizionato dalla paura, dal giudizio, dall’aspettativa.
Se ti alleni incessantemente nel tornare al momento presente quel momento diventerà qualcosa di così pregnante che non potrà non sorprenderti e, cambiando il rapporto con il presente, cambierà tutta la vita che non è altro che presente che accade.
Ogni accadere prende il posto di un accadere che l’ha preceduto e che scompare: ciò che adesso accade lascia il passo ad un altro evento e noi non tratteniamo né ciò che è stato, né ciò che è, né attendiamo ciò che verrà: semplicemente accogliamo ciò che accade.
Dentro a quell’accadere inizia un processo nuovo, quello del nostro divenire insignificanti: quando io accetto di partecipare e vivere la vita che si presenta, oltre la paura, quel gesto di vivere ha bisogno della mia capacità di osare e mi apre alla profondità dell’accadere, ma che cosa accade in quella profondità?
Lì, dentro al fatto, all’evento, la percezione di me come protagonista si attenua ed emerge, si dischiude, la natura del fatto che sta accadendo e che conquista la scena: si afferma, canta se stesso e, mentre questo accade, mentre la vita pulsa, accade che mi dimentico di me.
Il presente afferma se stesso ed io vengo condotto a scomparire, non sono più importante.
Nella vita ordinaria spesso al centro c’è il commento che io faccio sulla realtà: nella profondità dell’atto meditativo, quando sorge l’esperienza contemplativa, solo l’esperienza è presente, non io.
Colui che ha sempre pensato di operare le scelte viene collocato in un ruolo marginale, al centro c’è la vita, l’esperienza della vita priva di un soggetto che se l’attribuisca.
L’esperienza della contemplazione che germoglia dalla meditazione è la realizzazione della totale immanenza e della totale trascendenza che avvengono simultaneamente.
La vita accade ma il soggetto di quel vivere è scomparso in quanto non interpreta più, in alcun modo, se stesso o l’atto che vive: quel soggetto è muto, neutro, trasparente e al centro c’è lo stupore per quell’accadere della vita che avviene indipendentemente, a prescindere, oltre la possibilità e la volontà di controllarlo.
Sottoscrivi
Login
0 Commenti
Newest