Meditazioni quotidiane 2.1

 

 


Padre mio,
la Tua immensa bontà ha tracciato per noi
innumerevoli strade che portano alla nostra realtà,
e ogni strada ha il volto, il corpo e la voce
di chi, quotidianamente, viene a contatto con noi.
Aiutaci a pensare agli altri uomini
come vie per raggiungerTi,
consapevoli della loro presenza,
certi della loro utilità,
riconoscenti per la loro esistenza,
felici del fatto che se loro sono qui per me
a mia volta io son qui per loro,
sicuri di ritrovarli tutti, uno per uno,
lungo le innumerevoli strade
che dalla nostra realtà portano a Te.

Rodolfo


 

 


A Te, Padre,
a Te che sembri così insensibile,
a volte, così indifferente,
così lontano dalla mia realtà,
così apparentemente freddo,
così incapace di fare un miracolo per me
allorché io Te lo chiedo,
così insensibile da non saper togliere dal mio cammino
tutte le cause di sofferenza,
a Te, Padre mio, io rivolgo il pensiero
sicuro che, in realtà, sono io l’insensibile,
sono io l’incapace, sono io il freddo,
sono io che guardo Te
e, cercando d’immedesimarmi in Te,
non faccio altro che creare
una brutta copia di ciò che io sono.

Moti


 

 


Altissimo Signore, Padre nostro,
in questa sera non possiamo che ringraziarTi
per averci donato,
in mezzo
a tutti i doni che ci hai elargito,
anche la speranza.
La speranza che ci fa superare
gli 
ostacoli e le difficoltà;
la speranza che dà la forza di vivere,
la speranza che ci fa sorridere
anche nel momento più profondo del dolore
e, soprattutto, quella speranza che
accompagna
l’uomo dal suo nascere
e che, nel momento dell’estremo saluto,
così ci fa dire:
«Padre, sia fatta la Tua volontà, e non la mia».

Florian


 

 


E se io, Padre mio,
riuscissi ad essere
veramente me stesso;
se io, Padre mio, riuscissi a far arrivare sul piano fisico
ciò che veramente sono,
ciò che
il mio sentire è arrivato a comprendere,
se io fossi in grado di comunicare agli altri
questo profondo sentire che è dentro di me
e che non riesce ad arrivare pulito alla manifestazione esterna,
chissà come apparirei agli occhi degli altri!
Forse un Maestro?
Forse una persona presuntuosa?
Forse un millantatore, un imbroglione,
uno che si mette al di sopra degli altri?
Se io veramente possiedo un sentire che mi permette di aiutare gli altri,
di mettere la
parte migliore di me stesso a disposizione,
devo per forza possedere, Padre mio,
anche quell’umiltà che, sola, può far accettare
la mia condizione a chi mi sta attorno.
In realtà chi possiede un’ottima evoluzione
molte volte corre il rischio di venire isolato,
di non venir compreso,
di venire ora amato ora ripudiato,
ora stretto ora allontanato.
Eppure tutto questo sembra un nonsenso;
alla vostra mente sembra
inconcepibile il pensiero
che l’evoluto non riesca a manifestare se stesso
in maniera tale da cambiare la vita propria,
ma principalmente anche – come ci si aspetta da ogni buon evoluto –
la vita degli altri.
Non è così strano come può sembrare,
poiché si può cambiare la vita degli altri
soltanto nel momento in cui gli altri sono disponibili a cambiarla,
altrimenti – e Tu lo sai molto
meglio di me, Padre mio –
nessuno può
essere in grado di fare nulla.

Scifo


 

 


E’ a Te, altissimo Creatore,
che talvolta rivolgo il mio pensiero
cercando di raggiungerti laddove Tu sei,
incerto, ogni volta, di esserci riuscito.
Io Ti prego, Altissimo Signore,
stai vicino a tutti noi che soffriamo,
tendi una mano a tutti coloro che,
in preda alla sofferenza fisica,
hanno bisogno di sentire
la carezza di una persona amata;
metti nei nostri occhi,
nei momenti di sofferenza,
la capacità di osservare
e meravigliarsi e stupirsi,
di commuoversi per un semplice tramonto;
aiutaci a trovare dentro di noi
quella saldezza, quella forza che ci fa credere
che Tu, Altissimo Signore,
sei sempre e comunque accanto a noi.

Vito


 

 


A Te, Signore del giorno e Signore della notte,
Signore del passato, del presente e del futuro,
a Te e a Te soltanto io dedico le mie lacrime;
a Te, a Te soltanto io dedico ogni sorriso
che trovo nel corso della mia vita;
a Te, a Te soltanto dedico la mia ansia di comprendere,
il mio tentativo di andare incontro agli altri
e il mio dispiacere quando gli altri
sembrano 
allontanarsi da me;
a Te, soltanto a Te dedico la paura delle mie notti,
l’ansia dei miei giorni,
la felicità della mia vita;
a Te, soltanto a Te dedico tutto me stesso
perché è 
a Te, soltanto a Te, che tutto me stesso fa capo.

Vito


 

 


Se io Ti amassi veramente, Padre mio,
allora amerei tutto ciò che Ti appartiene.
Amerei il mondo che vedo intorno a me.
Amerei ogni gioia e ogni dolore
che vedo manifestarsi in questo mondo.
Amerei tutti i colori che lo rendono vivo.
Amerei la più piccola delle creature
che 
lo animano.
Arriverei persino ad amare me stesso.
Ma, ahimè, io non Ti amo veramente,
Padre mio, mi illudo soltanto di farlo,
poiché trovo sempre qualche cosa
da
criticare in ciò che Tu hai creato.

Vito


 

 


Padre mio, io incomincio ad arrabbiarmi
con me stesso.
Perché, perché continuo a non capire niente?
Perché continuo a dibattermi nei miei problemi
senza riuscire a venirne fuori?
Perché devo essere così testa di cavolo
da continuare a ripetere in continuazione gli stessi errori?
Perché sto sprecando così la mia vita?
Perché, perché, perché, perché.
Perché qualche volta non sto attento,
invece, a cercare qualcosa di positivo in me stesso?
Forse, se riuscissi a vederlo, a trovarlo,
a disseppellirlo dalla mia coscienza,
questo renderebbe diverso tutto il mio chiedermi
i «perché» e cambierebbe 
anche i «perché» stessi,
Padre mio.

Rodolfo


 

 


Padre mio,
Tu sei il mare ed io sono una goccia,
eppure, nel mio essere una goccia
contengo il Tuo essere mare.
Verrà il giorno, Padre mio,
in cui goccia e mare non saranno più distinguibili,
e allora l’opera tua sarà compiuta.

Scifo


 

 


Se io fossi capace, Padre mio,
di guardare veramente in fondo al mio cuore cosa troverei?
Forse riuscirei a trovare Te,
la Tua voce o il Tuo silenzio,
o forse non troverei nulla,
neanche la più piccola apparenza di emozione;
e magari mi accorgerei che nel corso delle mie giornate
tutto quello che dico e faccio è una recita,
per me stesso o per gli altri.
Il più grande mistero che io posso affrontare, Padre mio,
non è la Tua esistenza,
non è l’esistenza della Realtà con la «R» maiuscola:
cosa mi importa, in fondo, della sua esistenza se io non ci sono?
Il mio mondo è centrato sul fatto che «io» esisto in questa realtà;
ed è questa realtà, la mia piccola realtà, la mia soggettiva realtà,
la mia a volte triste a volte allegra realtà
ciò che deve costituire il perno, la ragione di questa mia stessa esistenza.
Io credo profondamente che, se sono qua,
in questa mia soggettiva e unica realtà
è perché è di questa mia soggettiva e unica realtà che ho bisogno.
E allora bisogna che la osservi,
bisogna che la guardi,
bisogna che la comprenda,
bisogna che la analizzi,
bisogna che entri dentro la mia realtà
invece di restarne sempre e comunque fuori,
come se fosse qualcosa che non mi appartiene,
qualcosa che ho paura
di osservare,
qualcosa che esiste per gli
altri
o per far da specchio agli altri
e non per essere lo specchio di ciò che io sono
e di ciò che, invece, potrei essere.
Padre mio,
dammi fino in fondo la forza
di osservare veramente me stesso.

Moti


 

 


Padre nostro,
come possiamo noi ringraziarTi
di aver messo sulla nostra strada la felicità,
la vera felicita che è soltanto quella di essere consapevoli
che Tu sei noi e noi siamo Te?

Viola


 

 


Padre mio,
non è in un giorno prefissato
che io mi ricordo di Te,
ma ogni giorno
della mia vita Tu sei presente nel mio sentire
e da questa Tua presenza io traggo 
ciò che penso
di poter adoperare per venirti incontro,
affinché la distanza che sembra
separarci
possa diminuire più velocemente.
Se il primo giorno sarà il mio lavoro
che
richiederà la mia attenzione,
io mi osserverò mentre lo starò compiendo,
per riuscire a trarre da esso
la capacità di essere giusto
e onesto.
Se il secondo giorno sarà la mia famiglia
che avrà bisogno di me, ad essa mi donerò
cercando di capire perché ha dovuto chiamarmi
senza che io mi accorgessi da solo
del suo bisogno.
Se il terzo giorno i miei amici mi cercheranno
per raccontarmi le loro gioie e i loro dolori
io li ascolterò, cercando nelle loro parole
la comprensione delle gioie e dei dolori che mi appartengono.
Se il quarto giorno avrò il desiderio di divertirmi
non mi nasconderò questo desiderio
ma dedicherò quei momenti di distensione
alla speranza di affrontare me stesso con maggiore serenità.
Se il quinto giorno i miei problemi mi assaliranno,
cercherò di ricavare da essi quella forza
che so che Tu hai messo a mia disposizione.
Se il sesto giorno vedrò una mano che si tende
farò in modo di trovare, anche se le mie tasche saranno vuote,
almeno il bagliore di un sorriso.
E il settimo giorno mi volterò ad osservare
quell’uomo che mi sono lasciato alle spalle
e che è solo appena diverso da me, fisicamente,
ma che, in realtà, non mi assomiglia più per nulla.

Scifo


 

 


Mio Dio, Padre Celeste di tutte le creature!
Colui che Tutto È, Assoluto, Amore,
come posso io, piccola creatura, avere l’ardire
di comprenderTi,
come posso io misera creatura pensare ad avvicinarmi a Te?
Eppure io so che, nonostante queste paure,
nonostante questi timori che mi frenano in alcuni momenti,
la  ragione del mio esistere è proprio l’avvicinarmi a Te,
l’arrivare a comprenderTi e so che anche Tu
ti aspetti proprio questo dalle Tue creature.
Le cose del mondo, le cose più belle del mondo,
ad un certo punto non avranno più alcun interesse
per l’individuo che sentirà nascere in sé un bisogno più intimo,
più profondo, più impellente di arrivare a comprenderTi,
perché saprà che nel momento in cui avrà compreso Te,
avrà compreso anche tutta la Realtà.
Sì, certo, le cose del mondo serviranno ancora agli individui,
all’uomo, per il suo sostentamento fisico se non altro,
pur tuttavia sarà soltanto una piccola necessità
che sarà nulla al confronto della gioia e del piacere
che egli proverà nel compiere quei piccoli passi
per arrivare a Te ed alla Realtà.
Perché Tu sei la Realtà,
perché Tu sei Colui che Tutto È
e noi siamo consapevoli di essere una piccola parte di Te,
e siamo consapevoli che anche se ci tenessimo per mano,
unendoci gli uni agli altri, non riusciremmo mai,
tutti quanti assieme, ad essere Te;
eppure sappiamo che deriviamo da Te,
che ognuno nel nostro cuore porta questa parte di Te
che lo fa sentire unito agli altri fratelli,
e questo afflato, questo bisogno di amare e di amore
giace in ogni creatura.
È impensabile credere che esistano individui
che non sentano al loro interno questo bisogno,
questa necessità,
questa spinta all’amore;
magari è un bisogno, una necessità inconscia, non razionalizzata,
magari non avvertita dell’individuo stesso ma senz’altro c’è.
Perché se tutto è amore,
se noi stessi
– piccole e misere creature – siamo amore,
ogni fratello ed ogni sorella portano con sé questo Amore.
Dio, Dio mio, Padre Celeste,
Padre di tutte le creature,
che grande gioia ci dai nel poterTi riconoscere!

Viola


 

 


Sia lode a Te, o Signore,
per tutto ciò che Tu hai creato.
Sia lode a Te, o Signore,
per la bellezza che vivifica il mondo.
Sia lode a Te, o Signore,
unico Principio Reale 
esistente di ciò che ha creato la Realtà.
Sia lode a Te, o Signore,
la cui energia guarisce il mondo.
Perché da ogni dolore ricavo la possibilità
di 
esaminare me stesso e di comprendere
quel
lo che avrei dovuto e potuto fare
per non far sorgere
 in me e in altri questo dolore.
Perché dal mio tormento nasce il dubbio,
a ogni dubbio io ho la possibilità
di rinascere 
nuovo a me stesso.
E di questo sia lode a Te, o Signore.

Anonimo


 

 


Padre mio, mio dolcissimo Padre,
ah, se io Ti amassi, anche soltanto
una piccola parte di quanto Tu mi ami,
se io credessi, anche soltanto una piccolissima
parte di quanto Tu credi in me,
se io avessi fede in Te, anche soltanto una piccolissima
parte di quanto Tu hai 
fede in me.
Ma vedi, Padre mio,
la differenza forse 
sta semplicemente nel fatto
che Tu sai 
che io sono parte di Te,
ma io non so, 
sicuramente, del tutto, in modo convinto,
di essere parte di Te.

Moti